Numero 3 del 2006
Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
Testi pagina 20
noidonne marzo 2006
noidonne pag 20
"Conciliare la vita professionale e
quella privata è normale per una
donna, credo sia una questione di DNA.
Dalla mattina alla sera siamo costitu-
zionalmente abituate a far coesistere
non solo praticamente ma anche men-
talmente gli impegni quotidiani". Sono
le parole di una giovane determinata
che non vive il suo essere donna come
una discriminante. Federica Guidi è
direttore dell'ufficio acquisti e della logi-
stica nell'azienda di famiglia, Ducati
Energia, ed è vicepresidente nazionale
dei Giovani Imprenditori di
Confindustria dall'aprile 2005.
In Italia è assodato che le donne
faticano ancora molto per raggiun-
gere posizioni di vertice, nonostante
l'elevata scolarizzazione. Confindu-
stria sembra in controtendenza.
Quanto ha inciso la determinazione
sua e di altre sue colleghe (pensiamo
alla Artoni o alla Marcegaglia),
all'interno dell'associazione? Quanto
riesce ad affermare la diversità fem-
minile in questo contesto storicamen-
te maschile?
Non credo che sia merito della deter-
minazione di qualcuna di noi.
Certamente questo ha forse costituito
uno stimolo in più per molte giovani
donne a continuare in un percorso che
in qualche modo avevano già intrapre-
so. Conosco molte giovani amiche e col-
leghe che riescono ogni giorno a conci-
liare la vita privata, il proprio impegno
in azienda e quello nel mondo dell'asso-
ciazionismo. L'essere multitasking è un
valore aggiunto tipico delle donne che
proprio per questo spesso riescono ad
essere più dirette, determinate e concrete
dei colleghi uomini.
Quando si parla di impresa si sot-
tintende richiesta di innovazione,
ricerca, flessibilità. Cosa si attende
dal prossimo Governo in materia di
norme sul lavoro? E cosa dovrebbero
fare gli imprenditori? A suo avviso è
sinceramente ipotizzabile uno svi-
luppo economico sostenibile?
Credo che ci si debba abituare al
fatto che alcu-
ne produzioni
non sono più
adatte al
nostro paese.
Questo non
significa dein-
dustrializzarci
ma significa
cambiare il
tipo di produ-
zioni, alzarci
verso la parte
alta della
catena del
valore mante-
nendo in Italia
la tecnologia e
il vero valore
aggiunto dei nostri prodotti. Alzare la
barriera tecnologica di prodotto e di
processo investendo sui "cervelli".
Flessibilità vuol dire adattarsi ai cam-
biamenti in atto già da tempo sui mer-
cati ma anche oggi, anche se con forme
diverse rispetto al passato, per qualsiasi
impresa il capitale umano rimane uno
degli asset fondamentali.
Leggendo i dati nazionali sull'oc-
cupazione, appare evidente che la
flessibilità è "femmina". Se sommata
alla maternità, alla difficoltà di far
carriera, al lavoro di cura famigliare
(anziani e bambini), ecc. , non ritie-
ne che il gap sia sproporzionato
rispetto agli uomini? Qual è la sua
"ricetta" per ridurre questo gap evi-
dente?
Penso sia necessario trovare un equo
compromesso. Per una donna il carico
famigliare rimarrà, è inevitabile. Una
donna, anche dal punto di vista psico-
logico, è naturalmente più predisposta
rispetto ad un uomo ad accudire la pro-
pria famiglia. Ritengo che un vero aiuto
per le donne che vogliano affermarsi nel
mondo del lavoro potrebbe essere un
livello di servizi migliore per ciò che
riguarda la cura dei bambini o degli
anziani. Le donne dovrebbero essere
messe in condizione di potersi "concen-
trare" nel lavoro avendo a disposizione
dei supporti efficaci per questi due
ambiti dove oggi, ancora troppo spesso,
il gap deriva dalle disponibilità econo-
miche o dalla possibilità di ricevere
aiuti da altri membri della famiglia.
Qual è la sua opinione in merito
alle "quote rosa"? Essendo le donne
la maggioranza della popolazione,
ha senso ipotizzare la nascita di un
movimento o partito o quant'altro,
che rappresenti una parte della
società che oggi è ignorata e che i
partiti fingono di voler rappresenta-
re?
Comprendo che le "quote rosa" possa-
no essere uno strumento per evidenziare
un disagio, però io rimango contraria.
Dal mio punto di vista è come ammette-
re che le donne abbiano necessità di sus-
sidi speciali o di leggi che le preservino
dall'estinzione. Concordo sul fatto che il
problema esista ma penso che se si des-
sero alle donne più strumenti per essere
libere di dedicare le proprie energia sul
lavoro, potendo contare su aiuti miglio-
ri per quanto concerne il carico fami-
gliare, avremmo molte più presenze fem-
minili anche nei livelli più alti e negli
ambienti ancora prevalentemente
maschili. La possibilità di disporre pie-
namente del proprio tempo è, credo, sul
lavoro l'unica vera differenza che anco-
ra esiste fra un uomo ed una donna.
Il tempo fa la differenza
Intervista a Federica Guidi
Donatella Orioli
una parità possibile ma ancora tutta da ricercare