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Numero 3 del 2006

Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne


Foto: Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
PAGINA 34

Testi pagina 34

noidonne marzo 2006
noidonne pag 34
Ormai ne siamo sempre più consape-voli: serve una nuova stagione di
etica pubblica condivisa, che ristabili-
sca la sovranità dei principi laici e libe-
rali, come leva di dialogo e di soluzioni
legislative serie e avanzate.
Questo è l'obiettivo per il quale noi
donne e Democratiche di sinistra voglia-
mo batterci. Le manifestazioni di gen-
naio a Milano e Roma, dove decine di
migliaia di persone sono scese in piazza
per difendere la 194 e per i diritti delle
coppie di fatto, hanno rilanciato l'idea
che le grandi questioni di principio e di
cittadinanza devono tornare al centro
dell'impegno quotidiano, per reagire agli
attacchi contro la dignità e l'autonomia
delle donne, l'eguaglianza dei diritti e la
laicità dello Stato. Noi donne
dell'Emilia-Romagna, regione in cui il
protagonismo femminile non è mai man-
cato, possiamo dire molto nel campo
della battaglia per i diritti. Nella nostra
regione l'applicazione della legge 194 si
è sempre realizzata a partire dal presup-
posto che le donne amano la vita e rea-
giranno ad ogni tentativo di scardinare
una legge giusta ed equilibrata, che ha
permesso di ridurre gli aborti totali del
45,9 per cento e quelli clandestini del
78,8 per cento. La 194 ha portato ad un
evidente miglioramento della condizio-
ne delle donne e ad un avanzamento del
livello di civiltà delle nostre comunità,
ma non dobbiamo nasconderci il rischio
che tale avanzamento sociale ed etico
sia messo in discussione in maniera vio-
lenta e irresponsabile dal governo di
centrodestra, che ha lanciato una cro-
ciata ideologica per distogliere l'atten-
zione dai problemi reali del paese,
magari pensando così di prendere qual-
che voto in più. Ma il nostro impegno va
oltre il tema della difesa della 194, un
tassello pur prezioso di un progetto che
deve mirare ad affermare concretamente
nuove politiche per il rispetto delle per-
sone, a partire dalle donne, per investire
nella medicina, nella ricerca per trovare
cure, aiutare quando si nasce e nel
momento più drammatico, quello della
morte. Ci batteremo per più efficaci poli-
tiche pubbliche destinate a consultori,
nidi, scuole, sostegno alle persone e alle
famiglie; vogliamo, inoltre, batterci per
la RU486, per i Pacs, il testamento bio-
logico, il divorzio breve e una nuova
discussione sul tema della procreazione
assistita. L'obiettivo vero è quello di
costruire un sistema di diritti e tutele,
che hanno a cuore davvero le persone,
soprattutto quelle in condizioni di debo-
lezza, come le giovani donne, costrette a
rinviare o addirittura a rinunciare alla
maternità per situazioni di solitudine e
precarietà indegne di un paese civile, o
come le immigrate, che ricorrono oggi
all'interruzione di gravidanza perché in
condizioni difficili e drammatiche, a
volte al limite della sopravvivenza. La
mobilitazione deve però anche essere
lucida attenzione nei confronti di un
pensiero anacronistico che, negando
valori e principi fondanti, minaccia il
riconoscimento e l'esercizio dei diritti.
Un pensiero che, come è accaduto molte
altre volte in passato, agisce come spin-
ta al regresso nel campo della dignità
dei singoli e colpisce in primo luogo la
libertà della donna, seguendo tentazioni
confessionali che finiscono per minare
alle fondamenta il principio della laici-
tà dello Stato. La politica non può non
fare i conti con questa situazione e il
centrosinistra che si candida a governa-
re il paese deve misurarsi con le grandi
sfide culturali per costruire una legisla-
zione avanzata al servizio di tutti i cit-
tadini, qualunque religione professino.
Temi come diritti, laicità, scienza, ricer-
ca, libertà del singolo in rapporto ai
principi di convivenza, non possono
mancare in un vero confronto program-
matico che voglia darsi come punto di
riferimento un'etica pubblica condivisa,
puntando alla crescita non solo econo-
mica, ma anche civile e culturale del
nostro paese. Solo con questa consape-
volezza è possibile darsi soluzioni legis-
lative avanzate, rispettose della
coscienza di ciascun cittadino e dei
diritti fondamentali di ogni individuo.
Gabriella Ercolini
Consigliera Regionale Uniti nell’Ulivo-DS
I CONSULTORI IN EMILIA-ROMAGNA NON SONO ABORTIFICI
In base ai dati del 2004 forniti dall'Assessorato alle Politiche della Salute della Regione, in
Emilia-Romagna la rete dei consultori conta 218 sedi, affiancate da 25 spazi giovani e 15 spazi
donne immigrate e loro bambini, per un totale di 420 operatrici e operatori.
Dal 1996 al 2004 le attività del Consultorio familiare hanno registrato un aumento del 15
per cento, con un incremento degli utenti pari al 14,1 per cento. Nel totale delle prestazioni, le
certificazioni per l'interruzione di gravidanza rappresentano soltanto l'1,6 per cento, precedu-
te dalla diagnosi precoce dei tumori femminili, le prestazioni per specialistica ginecologica,
l'assistenza alla gravidanza.
I dati relativi all'IVG mettono in luce, nei 15 anni successivi all'introduzione della legge 194,
una forte diminuzione degli interventi, il cui numero è andato stabilizzandosi a partire dagli
anni 1994-1995. Nel 2004 le interruzioni di gravidanza eseguite in regione sono state 11.839,
6.511 delle quali su donne residenti con cittadinanza italiana (erano state 8.682 nel 1994). In
incremento sono, al contrario, gli interventi eseguiti su pazienti immigrate, passate da 760 nel
1994 a 3.225 nel 2004.
L'attività dei consultori mirata a ridurre il numero di aborti è stata inoltre piuttosto intensa
e articolata in diversi interventi: riqualificazione del percorso assistenziale per la IVG con
attenzione particolare alla consulenza alla donna e/o coppia attraverso colloqui, alle modali-
tà di integrazione e attivazione di altri servizi o Enti interessati (volontariato, servizi sociali)
per il sostegno alle maternità difficili e problematiche; riqualificazione degli interventi di edu-
cazione sessuale e informazione contraccettiva rivolti soprattutto alle fasce di popolazione più
debole e più a rischio (giovani immigrati, donne immigrate, donne che maggiormente ricorro-
no a IVG ripetute); organizzazione di corsi nelle Aziende sanitarie per facilitare l'accesso ai ser-
vizi; programmazione di un corso sulla consulenza contraccettiva interculturale, rivolto agli
operatori dei Consultori familiari, Spazi Giovani, Spazi donne immigrate per migliorare le loro
competenze riguardo ad analisi del bisogno contraccettivo e ad aumentare la competenza
delle/degli utenti all'utilizzo di metodiche contraccettive adeguate ed efficaci.
Una nuova stagione
di etica pubblica e condivisa
Emilia Romagna


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