Numero 9 del 2014
			Medicina di genere
			
							
		
			
		
			
			
							
								
					
Testi pagina 7
					5Settembre 2014
Ecco lo sapevo. Se vai a cena con le amiche a spettegolare su corna varie ed eventuali di colleghi e conoscenti che non ti stanno troppo simpatici, è tutto a posto. Anzi, sono bei momenti, perché la sofferenza degli altri fa sempre un po’ 
piacere e stuzzica la convinzione che in fondo se la sono meritata. Se poi racconti di tue 
storie trasgressive alla Peace and Love, che in realtà non hai mai avuto ma ti rendono 
tanto cool, beh allora sei davvero una donna indipendente. Se poi ti vesti come una 
fricchettona ma non ti definisci femminista perché nel 2014 saresti una sfigata, allora 
sei una al passo coi tempi, una che la ‘libertà’ l’ha dentro, nel sangue! Se stai con un uomo 
sposato perché non vuoi rinunciare alla tua realizzazione professionale e in fondo non 
vuoi né marito né figli, e nel frattempo non rinunci a ‘salti’ in altre alcove, beh, sei quasi 
da imitare! Anzi, sei il mito!! Se invece, molto più semplicemente, ammetti di essere 
stata così scema da innamorarti di una persona impegnata e da aver sperato in un futuro 
insieme, beh, l’ingranaggio dell’ammirazione si rompe! Se addirittura riveli di essere 
caduta nella ‘tela’ più vecchia del mondo, Lui, Lei e l’altra, protagonisti di svariati film e 
canzoni - ricordate i Pooh con L’altra donna ? - e ci fai dell’ironia, la gente si ‘preoccupa’ 
per te. Perché? Perché se sei un po’ ‘zoccola’ va bene, ma se hai fatto l’amante per amore 
no. Mentre scrivo, è da pochi giorni uscito il mio nuovo libro, AMO TE…starò con lei per 
sempre (Giraldi Editore) realizzato con l’amica Brunella Benea, dove l’Altra rivendica 
simpaticamente l’istituzione della Giornata Nazionale dell’Amante e fa un appello al 
Ministro dell’Economia, rimarcando che la sua presenza garantisce la continuità della 
coppia - quasi diventasse una sorta di polmone artificiale - e soprattutto rilancia i consumi, 
perché “l’attitudine allo svilimento la induce a comprare in maniera compulsiva”. Tutto 
senza vittimismi ed esaltazioni. Semmai con sarcasmo e sfottò verso noi donne che 
pensiamo sempre che a noi andrà in maniera diversa. E celebrando semmai l’amicizia. E 
non lo sostengo io, ma chi il libro lo ha letto e lo sta recensendo. Perché ha colto la ‘novità’ 
della provocazione. Eppure questa mattina - è il 19 luglio - ricevo un sms da una delle mie 
più vecchie amiche che fermandosi al titolo mi ricorda che la comprensione per le amanti 
non esiste e sono considerate … punto e basta e che ora tutti ‘sapranno’. Ma sapranno 
cosa? Io sfido chiunque, uomo o donna, a non riconoscere di essersi invaghito, infatuato, 
innamorato una volta nella vita di qualcuno ‘ufficialmente’ impegnato. E il male dove 
è? La colpa dov’è? Di che reato parliamo? Di storie triangolari, auto biografiche, hanno 
scritto Flaubert e Simone De Bouvoir. Molto più recentemente, Elvira Serra, giornalista 
del Corriere della Serra, con L’Altra (Mondadori), puntualizzando addirittura che 
le vicende riportate erano le sue. Il mio libro parla di cinque amiche, non ho ancora il 
potere di quintuplicarmi! Ma come è triste verificare sempre che se in gioventù sei stata 
disinibita, ma poi ha messo la testa a posto, allora sei stata brava, perché ti sei redenta. 
Se invece sei sempre stata monogama, sentimentalmente imbranata, non passi da una 
storia all’altra ma purtroppo se ‘inciampata’ in una ‘illegittima’ e ci scherzi su, allora… 
dovevi tenerlo per te! Perché chissà mai cosa gli altri possono pensare. La prossima volta, 
io che non ho né marito né figli, scriverò il Manuale del perfetto matrimonio, perché se 
tratti di ciò che non conosci, hai sempre ragione e dai consigli infallibili!
Lui, Lei e L’ALtrA
di Camilla Ghedini 
e da altre il deserto avrà coperto le 
istallazioni petrolifere. Oggi il nostro 
bicchiere è pieno a metà. O a metà 
vuoto. Dipende da noi sprecare così 
tanto da seppellirci nell’immondizia e 
produrre fumi che avvelenano l’aria e 
allargano il buco già grande dell’o-
zono (nell’estate appena trascorsa i 
raggi ultravioletti non hanno abbron-
zato, ma ustionavano, producendo 
nei, irritazioni, congiuntiviti). 
La scienza cerca di riparare i guasti 
e studia rimedi e innovazioni: le po-
tenzialità dell’idrogeno, i batteri, le 
biotecnologie. Ma è coinvolta l’intera 
specie umana, la sola consapevole, 
che non ha solo egoismo e posses-
sività, ma anche sentimenti e affetti-
vità; quindi conosce il bene proprio 
e altrui. Soprattutto nella sua variante 
femminile, conosce la cura. Che non 
è mai per il medico intervento inva-
sivo, ma è attenzione del buon tera-
peuta che non vuole che ci si ammali, 
che istruisce, previene e anche inter-
viene, ma volendo bene al paziente, 
cercando di non farlo soffrire anche 
quando accade. Ogni buon medico 
sa che la cura non significa “medici-
na e chirurgia”.
Tuttavia la cura è termine ben più ge-
nerale e complesso. L’uomo da quan-
do si è alzato in piedi si è fatto cari-
co di difendere tutto ciò che riteneva 
suo: la donna, i figli, i beni. La donna 
ha privilegiato, inizialmente non per 
scelta, di curare la vita. Queste di-
verse competenze danno valore alla 
presenza nelle istituzione della nostra 
cultura: deve sapersi fare magistero 
di quell’arte politica, che l’uomo ri-
tiene solo oggetto di potere. In realtà 
mai come ora si tratta di affetti vitali, 
di sopravvivenza, di convivenza. Di 
com-passione per la terra e i suoi sel-
vatici abitanti. b