Numero 9 del 2014
			Medicina di genere
			
							
		
			
		
			
			
							
								
					
Testi pagina 52
					46 Settembre 2014
Ancora una volta la Fondazione Cerratelli celebra la donna, musa ispiratrice e protagonista delle opere liriche del mae-stro Puccini attraverso i costumi di scena che hanno vestito 
le più importanti e celebri contanti del ‘900. La donna che è sem-
pre motore e protagonista delle storie Pucciniane da Turandot a 
Bohème, da Suor Angelica a Madama Butterfl y in questa mostra 
che si inaugura il 5 settembre presso la fondazione Cerratelli a 
San Giuliano Terme (Pisa) è emblema del grande legame d’amo-
re che le unisce al maestro Puccini e che le ha pensate e crea-
te, tutto questo attraverso il costume, video inediti, voci liriche e 
materiali provenienti da grandi archivi come il Teatro alla Scala 
e Ricordi di Milano. Tutte le opere 
del maestro Puccini hanno come 
fi l rouge l’amore che diviene perfi -
no sacrifi cio estremo ma che ren-
de la vita delle protagoniste piena 
di fermento e traboccante di emo-
zioni che giungono allo spettato-
re che siede in platea  come un 
fi ume in piena. Inevitabilmente si 
viene rapiti e coinvolti nella storia 
tanto da versare lacrime di com-
mozione. Quel solito amore che 
trabocca dalla musica di Puccini 
anima tutti gli artigiani d’arte che 
lavorano per mettere inscena le 
sue opere. È l’amore e la passione che anima la vita di chi ha de-
ciso di donare al mondo la bellezza e la Fondazione Cerratelli fa 
proprio questo, senza risparmiarsi, senza timore con la certezza 
nel cuore che solo il bello premia! Solo il bello ci salverà! Solo il 
bello ci farà vivere ancora!
Costruire il bello è fatica, perché pretende la difesa tenace dei 
tuoi pensieri, costruire il bello è dedizione, perché vuole ogni mi-
nuto del tuo tempo, costruire il bello è una scelta di vita perché è 
una vera e propria vocazione.
Oggi abbiamo bisogno di persone che per vocazione vogliono 
edifi care il bello, nel teatro, nel cinema, nell’architettura e in ogni 
mestiere d’arte che contraddistingue il nostro paese da tutti gli 
altri, serve un vero e proprio esercito di costruttori del bello e un 
esercito di difensori che proteggono e tifano per il nostro il nostro 
patrimonio d’arte preziosissimo. Dobbiamo amare il bello, come 
solo le donne di Puccini sanno fare!
Le Donne di Puccini
Villa Roncioni, San Giuliano Terme PISA
Dal 5 settembre 2014 al 3 maggio 2015
Info: diegoarte@libero.it
LE DONNE 
DI PUCCINI
www.fondazionecerratelli.it
diegoarte@libero.it
Per la Carta europea dei diritti dell’uomo i principi fondativi sono quelli della dignità, libertà, eguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia, considerati come “valori indivisibi-
li”. L’inviolabilità della dignità umana non riguarda solo le ag-
gressioni fi siche, c’è un’altra forma di violenza, altrettanto grave, 
che non è visibile ad occhio nudo, ma lascia tracce nella psiche 
delle donne che la subiscono, altrettanto profonde e a volte in-
guaribili: la violenza psicologica. Essa si manifesta con l’isola-
mento dalla famiglia di origine, dai parenti, dalle amiche, dal 
lavoro, con la soppressione di qualsiasi forma di indipendenza, 
anche di quella economica; le donne sono costrette a chiedere 
al marito i soldi per acquistare un paio di calze, per fare la spe-
sa, salvo poi rendere il resto e fornire gli scontrini, al fi ne di poter 
controllare sino all’ultimo centesimo.
Il rapporto con il cibo sublima questa forma di violenza, tutto 
ciò che viene cucinato e preparato dalla donna è occasione di 
scontro, di offesa: la minestra è fredda, la pasta scotta, il sugo 
salato; la conclusione è l’offesa o gesti di intimidazione come 
piatti lanciati in aria o minacce alla persona.
La donna si annienta, perde la sua autonomia, la sua autosti-
ma si frantuma, non ha più volontà, al punto da subire senza 
reazioni, come se tutto ciò fosse la normalità. E mentre la vio-
lenza fi sica costituisce qualcosa di tangibile contro cui lottare, 
la violenza psicologica si insinua, al punto da rendere la donna 
inerme, non fugge e non si mette in salvo.
Il Giudice di Latina ha condannato l’uomo al risarcimento dei 
danni a favore della donna, la quale, dopo essersi separata, ha 
convenuto in giudizio il coniuge per l’omessa informazione da 
parte sua, prima e nel corso del matrimonio, circa una diagnosi 
di gravissima infertilità, riscontrata prima del matrimonio.
La donna lamenta la lesione di diritti fondamentali della persona 
umana, quale quello alla maternità, tanto più se si tiene conto 
del lungo tempo trascorso nel tentativo di avere un fi glio, della 
serie di accertamenti, anche invasivi, cui la donna si è sottopo-
sta, ignorando la patologia del marito.
Il Tribunale, correttamente, ha affermato che la violazione dei 
doveri matrimoniali, ove cagioni la lesione di diritti costituzional-
mente protetti, può integrare gli estremi dell’illecito civile e dare 
luogo al risarcimento dei danni non patrimoniali.
In linea con questa esigenza, il Tribunale di Latina ha stabilito 
che “la violazione dei doveri che derivano ai coniugi dal ma-
trimonio - tra cui anche l’obbligo di informazione di ogni cir-
costanza inerente le proprie condizioni psicofi siche e di ogni 
situazione idonea a compromettere la comunione materiale e 
spirituale alla quale il matrimonio è rivolto - non trova necessa-
riamente sanzione solo nelle misure tipiche previste dal diritto 
di famiglia, quale l’addebito della separazione, ma, ove cagio-
ni lesione di diritti costituzionalmente protetti, può integrare gli 
estremi dell’illecito civile e dare luogo ad un’autonoma azione 
volta al risarcimento dei danni non patrimoniali.”
QUANTE 
FORME 
DI VIOLENZA
FAMIGLIA
Sentiamo 
l’Avvocata
di Simona Napolitani
mail: simonanapolitani@libero.it