Numero 9 del 2014
			Medicina di genere
			
							
		
			
		
			
			
							
								
					
Testi pagina 49
					43Settembre 2014
LA MADRE
Dal romanzo Di Grazia DeleDDa
un film con carmen maura
Un interessante esordio, quello di Angelo Maresca, con il lungometraggio “La madre”, sottotitolo ‘film di fede e di peccato’, dramma liberamente ispirato 
all’omonimo romanzo scritto nel 1920 da Grazia Deledda, 
ed interpretato dalla sempre bravissima attrice spagnola 
Carmen Maura (ormai destinata ai ruoli di madre anche 
nei film italiani, eppure anche qui da noi le mamme non 
mancano!), da Stefano Dionisi, Laura Baldi e Luigi Maria 
Burruano. La narrazione del regista, tradotta nella con-
temporaneità, quanto al periodo storico, e trasposta dalla 
Sardegna ad un’algida Roma, quanto al luogo, mantiene 
la forza interna di un racconto di senso universale: fede, 
passione, colpa, controllo, conflitto interiore, sono temi 
che appartengono alle donne ed agli uomini di ogni tem-
po e luogo. La storia del giovane prete Don Paolo, la cui 
vita è stata ‘sacrificata’ all’altare della fede da una madre 
possessiva ed ossessionata dal peccato e dalle colpe, 
che s’innamora ricambiato di una parrocchiana, la sua tra-
gedia interiore ed il difficile rapporto con la madre, sono 
osservati dal regista attraverso un sapiente uso dei silenzi, 
della fotografia e delle atmosfere, ora tetre ora sospese, 
forse un po’ freddi rispetto alla potenza emotiva del ro-
manzo. “Mentre ero a Nuoro - ha raccontato il regista - ho 
visitato la casa della Deledda ed ho letto tutti i suoi roman-
zi: La madre mi ha colpito perché molto attuale. La reli-
gione, in alcuni casi, può trasformarsi in controllo”. (E.C.)
CLASS ENEMY
QuanDo il Professore DiVenta il nemico, 
in un film sloVeno Di granDe ProfonDità
Vincitore della Palmares Fedeora 2013 e presentato l’anno scorso al Festival di Venezia (Settimana della Critica), esce a Settembre il bel film sloveno Class Enemy (co-prodotto 
dalla Germania), diretto da Rok Bi?ek, che cerca di rispondere, 
in modo complesso e sfaccettato, alla domanda: quanto pesa 
la valutazione di un’insegnante sulla sensibilità di ragazzi vulne-
rabili e a volte fragili, con personalità comunque in evoluzione? 
Il regista, non ancora trentenne, ha realizzato un film di grande 
maturità, dove il bianco ed il nero si confondono, traendo spunto 
da un fatto realmente avvenuto quando era al liceo: una ragazza 
di nome Sabina, dal temperamento artistico ed inquieto, dopo 
l’arrivo di un professore di tedesco molto severo che la richiama 
in modo piuttosto aggressivo alle sue responsabilità nel progetta-
re la propria vita, si suicida. I suoi compagni di classe si stringono 
contro il professore, considerandolo un vero e proprio nemico, e 
mettono in atto comportamenti trasgressivi e rabbiosi, per tener 
vivo il ricordo di Sabina e farle giustizia, mentre la scuola cerca di 
dimenticare rapidamente l’accaduto. Il professore non 
sembra, apparentemente, soffrire per l’accaduto, né 
sembra sentirsi in colpa, e si trincera dietro la gelida 
affermazione: “Sabina ha fatto la sua scelta”. A poco 
a poco emergono nuove informazioni sulla ragaz-
za (problemi familiari, altri eventi che possano aver 
contribuito alla sua decisione) ed alcuni ragazzi 
della classe cominciano ad avere dubbi sulla linea 
dura e pura tenuta contro il professore, il gruppo 
vacilla, iniziano i primi litigi e vengono coinvolti ge-
nitori, psicologi e gruppo docente. La pellicola ha 
il suo punto di forza nei dialoghi e nelle riflessioni, 
sia quelle degli studenti fra loro, sia quelle del pro-
fessore incriminato e degli altri adulti con gli studenti: la 
descrizione delle difficoltà intergenerazionali, della fatica di cre-
scere ed accettare i meccanismi del mondo adulto e le regole 
della vita stessa, le espressioni della rabbia giovanile per eventi 
incontrollabili, sono affrontate con un’ottica di grande profondità 
e con una non comune capacità di scavare nei personaggi. Un 
film che non si dimentica facilmente e che ci fa porre domande 
sulle nostre presunte certezze di adulti, così come sulle nostre 
responsabilità di esseri umani. (E.C.)