Numero 9 del 2014
			Medicina di genere
			
							
		
			
		
			
			
							
								
					
Testi pagina 26
					24 Settembre 2014
Più passano gli anni più mi rendo conto che salvaguar-dare il femminile non vuol dire celebrare il femmini-smo. Il femminile è “ciò da cui tutto deriva”, eppure 
non se ne vanta. Lo sa interiormente ma si gode il segreto 
come se cosi non fosse. Il femminile “vero” ama il maschile 
perché le è complementare ma cerca di capire i limiti pro-
pri e dell’altro. Il cammino è certamente lungo e il processo 
di equilibrio non facile, ma ne vale la pena. Specie in tempi 
come questi. E per fare pace con noi stesse bisogna arri-
varci. La donna che è donna desidera l’uomo, ama la vita, 
soffre per le sue contraddizioni, cura le cose e le persone, 
difende il giusto, sorride, condivide, crea, dona. Non separa, 
non allontana, non dice mai al maschile: io sono meglio di 
te, o sono più di te, o sto bene anche senza di te. La donna 
cerca di unire, credendo che perseverando tutto si sistemi. 
Tende ad aspettare. Se non ci fosse la tendenza costruttiva 
e collaborativa della donna, sempre che siamentalmente 
sana, credo che non saremmo andati molto lontano. Quan-
do ci si incontra insieme tra donne con il fine comune di 
condividere un cammino di conoscenza, accade una cosa 
strana: la percezione del fuoco interiore femminile. Quan-
do la donna esprime se stessa, libera, con 
altre donne, una forza straordinariamente 
calda, avvolgente, lucente, un’energia capa-
ce di far vivere la fata e la strega nello stesso 
momento. E tuttavia è vero anche il contra-
rio: quando i margini di recupero si sono fat-
ti sempre più sottili e sfilacciati, quando tutto 
sembra perso e non esiste quasi più la possi-
bilità concreta di rimediare, la donna decide 
di troncare o di cambiare strada. E raramente 
torna indietro. Ha temporeggiato cosi a lun-
go che è quasi impossibile farla ritornare sui 
propri passi. Quando decide di lasciare un 
compagno, quando un’amicizia è sfumata, 
quando un’opportunità di lavoro l’ha delusa 
nel profondo, raramente cerca di recuperare 
a tutti i costi. Se ognuna di noi sapesse nel 
profondo di quanto è capace, molti problemi 
si risolverebbero da soli. Il dramma sta sem-
mai nel non esserne abbastanza consapevoli o nel diffidare 
di se stesse o nel non dare retta fino infondo a quell’intuito 
acuto e penetrante, quel sesto senso cosi radicato da guida-
re anche il cuore più smarrito e in fuga. “Solo conoscendo 
te stessa potrai essere libera e, solo essendo libera, sarai in 
grado di affrontare ogni problema ed ogni pericolo. La fede 
in te stessa sarà il tuo scudo e sarai cosciente di vivere la 
tua vera vita. Imparerai ciò che la natura ti ha donato e uti-
lizzerai con coscienza e saggezza il tuo corpo, la tua mente, 
il tuo spirito… sarai una pellegrina alla ricerca di te stessa…
”dice un autore che amo molto, Mamani. La donna sa, se 
solo vuole sapere, sa. La bellezza in ogni sua forma è una 
guida. I giornali e la televisione di continuo ci elencano le 
nefandezze degli uomini: guerre, terrorismo, ingiustizie; e 
anche catastrofi prossime: poli che si sciolgono e epidemie 
che incombono, inondazioni e terremoti, fa troppo caldo o 
fa troppo freddo, fame, sete, inquinamento, povertà, bombe. 
Intanto la vita di ogni giorno prosegue fra mille difficoltà 
e pericoli. Ci sembra di essere in un incubo. Finché non ci 
imbattiamo nella bellezza. La quale ci ricorda che c’è un’ar-
monia nascosta, che anche nella situazione più oscura e dif-
ficile c’è una speranza. Ho anche scoperto, però, che della 
bellezza spesso abbiamo paura, una paura non dichiarata, 
spesso non cosciente. Perché la bellezza a volte è troppo in-
tensa. Perché, forse, sotto sotto, non sentiamo di meritarla. 
Perché in qualche modo pensiamo che sia una cosa frivola. 
Perché sappiamo che, se veramente vi ci abbandonassimo, 
cambierebbe radicalmente la nostra vita.
Life coaching
[ Settima puntata ]                          di Catia Iori
VERE 
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