Numero 9 del 2014
			Medicina di genere
			
							
		
			
		
			
			
							
								
					
Testi pagina 12
					10 Settembre 2014
Al riparo da qualsiasi costrizione, 
nel Closlieu ideato da Arno Stern 
ci si esprime con il “Gioco del dipingere”
quanti di noi hanno sentito da amici, parenti e conoscen-
ti questa frase: “quando avrò tempo voglio fare un corso di 
pittura…”. Il tempo spesso ci manca per le cose importanti 
ma questo desiderio non ha niente a che fare con un attività 
“perdi tempo” o qualche brama artistica; è invece una vera e 
profonda necessità: il bisogno di incontrare il proprio segno 
e di giocarci insieme in un atto di pura creazione. Un atto in 
cui l’essere umano fi orisce spontaneamente, se non gli viene 
impedito per qualche mo-
tivo esterno a lui. A questo 
momento speciale nella vita 
dell’individuo Arno Stern ha 
dedicato la propria lunghissi-
ma ricerca: nel 1949 apre il 
suo primo atelier e ancora 
oggi accoglie grandi e pic-
coli nel suo “Closlieu” di 
Parigi (http://www.arnostern.
com/it/). Osservando le per-
sone dipingere nel Closlieu, 
al riparo da qualsiasi costri-
zione e valutazione, Stern si 
è presto accorto di questo slancio spontaneo del bambino 
con la propria traccia, del piacere profondo che prova men-
tre lo esegue e di come nel tempo, evolvendo, gli offra uno 
strumento per esprimere le sue “preoccupazioni” ossia le sue 
narrazioni personali, i suoi interressi, le sue curiosità e infi ne gli 
permetta di creare un proprio spazio personale. Presto Stern 
ha avuto modo di capire che questo segno che emana da 
ciascun bambino è universale, segue una sua evoluzione, 
con un codice ben preciso, fi no a sfociare, nell’età adulta, in 
forme “essenziali”. Il Closlieu (spazio chiuso) è il luogo pre-
diletto del “Gioco del dipingere” che permette, al bambino 
come all’adulto, di vivere questa sua espressione creativa: 
non necessita né di modello né di maestro ma dà la possibilità 
di stare in ascolto di sé avendo a disposizione carta, pennelli 
e colori. Per questo è nata la meravigliosa tavolozza dei 18 
colori con i tre pennelli vicini a ciascun colore, materiale di 
altissima qualità per il massimo piacere nel vedere apparire la 
propria traccia. Stern si attribuisce l’umile ruolo di “servente” 
del Closlieu, dedicato a facilitare il gioco: si assicura che cia-
scuno abbia ciò che gli serve, che sia lo spostamento di una 
puntina, uno sgabello, una coppella per mischiare dei colori, 
una goccia da fermare. Ma è anche l’occhio che vede, senza 
mai esprimere giudizio nel merito dell’operato, ma che sigilla 
in quel momento la certezza del bambino di essere conside-
rato del tutto e nella sua interezza. Questa libertà espressiva, 
tanto curata da Stern e da chi segue le sue intuizioni e ri-
cerche, è resa possibile grazie alla dimensione protettiva 
del luogo che non consente agli estranei di entrare e che 
non prevede la mostra delle pitture in alcuna circostanza. 
Arno Stern sostiene con forza questa esigenza, anche legata 
al momento epocale che stiamo vivendo, avendo visto troppi 
bambini condizionati dal giudizio esterno a discapito della 
propria espressione autentica. Infi ne il Closlieu è essen-
Con la Conferenza Internazionale sui Diritti Umani nel Parto si è aperta 
la via europea alla demedicalizzazione della maternità per ribadire 
la libera e consapevole scelta delle donne
DIPINGERE
QUANDO 
IL GIOCO
SI FA SERIO
di Isabelle Dehais