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Numero 7 del 2006

Violenza: in bocca al lupo


Foto: Violenza: in bocca al lupo
PAGINA 41

Testi pagina 41

Se, paradossalmente, un essere umanonon sperimentasse mai alcun genere
di paura, probabilmente morirebbe mol-
to presto, perchè la funzione positiva
della paura è quella di renderci guar-
dinghi e attenti nelle situazioni poten-
zialmente pericolose. Il fatto che la pau-
ra ci metta in guardia contro il pericolo,
è indubbiamente un suo aspetto positi-
vo, è come un residuo di capacità istin-
tive che forse avevamo migliaia di anni
fa e ora abbiamo per lo più perso.
Affidandoci con grande fiducia a
strumenti che prevedono quanto sta per
accadere, non ci serviamo più, da mol-
to molto tempo, degli istinti e delle per-
cezioni. Eppure, a volte, un senso vago
di inquietudine, una paura insolita nel
fare una cosa che abbiamo già fatto
tante volte, ci avverte che oggi non è un
giorno fausto e, a volte, proprio quello è
il giorno in cui ci accade un incidente,
piccolo o grande. Chissà, forse il corpo
conosce e sente cose che il cervello non
sa più decodificare.
E' la stessa paura che, individual-
mente, ci spinge a tenere in mano le fila
della nostra vita e della nostra psiche. E'
una paura positiva. Come l'altrettanto
antica, direi genetica, paura di essere
abbandonati, soli e non amati, che ci
costringe a cercare di essere persone
amabili, con le quali sia possibile avere
rapporti positivi.
Ma la paura, come il sale, va bene
solo se ben dosata, altrimenti rovina la
vita. Una piccola dose di paura è posi-
tiva, salvifica, ci rende cauti e prudenti,
attenti agli altri e a noi stessi; se è trop-
pa, continua, immotivata, allora diven-
ta lei il vero pericolo, lei l'ostacolo in-
sormontabile. Eppure, per molti aspetti,
godiamo di sicurezze che i nostri ante-
nati non sapevano neppure immagina-
re. Ma abbiamo molta più paura di lo-
ro, una paura indefinibile e multiforme;
non sappiamo esattamente cosa ci crei
tanto spavento, eppure i sintomi di un
mondo spaventato sono sotto gli occhi
di tutti.
Non credo che le paure di
oggi siano diverse da quelle
del passato, l'umanità e ogni
essere umano temono e soffro-
no sempre delle stesse cose.
Oggi forse siamo soltanto,
paradossalmente, più fragili,
perchè abbiamo demolito,
pian piano, le nostre certezze
interiori e spirituali. Abbiamo
paura di morire, questa è l'ori-
gine di tutte le altre paure e la
morte, oggi, ci fa più paura
che mai, perchè non è più una
condizione naturale, un pas-
saggio da uno stato ad un al-
tro, ma è l'annullamento e la
vanificazione definitiva del
nostro essere stati vivi.
La paura di morire, poi,
non è soltanto paura della di-
struzione del corpo, perchè ci
sono tante morti o tante parti
di noi che possono morire;
può morire la capacità di
amare e di ricevere amore,
può morire la gioia di vivere,
può morire la speranza o l'in-
teresse per gli altri. Sono mor-
ti parziali, dolorose forse
quanto la morte fisica.
Un dato è comunque certo:
oggi scarseggia la fiducia nella vita, o
meglio nell'abbandono naturale e senza
riserve alla propria vita.
Assumersi delle responsabilità, ac-
cettare di crescere, di scegliere, di invec-
chiare:un tempo era il modo di essere
adulti, maturi: ora invece, soprattutto i
giovani e non solo tentennano, scappa-
no. Non si tratta solo di problemi perso-
nali ma è la traccia di un comune senti-
re che poi incide sull'immaginario col-
lettivo.
Fino a costruire un'autentica zona
d'ombra della nostra vita sociale che
alimenta un certo spirito distruttivo e
autodistruttivo. La più comune reazione
all'insicurezza di vivere è quella di fug-
gire dai sentimenti, di rifiutare le pas-
sioni per paura di perdere i confini non
troppo certi della propria identità.
Costringendo a rinunciare alla pro-
pria libertà:quella di decidere, senza ve-
rità precostituite. In altri casi, per met-
tersi davvero al riparo dal dolore e dal-
l'insicurezza, la fantasia regressiva di-
venta quella di trattare l'altro come co-
sa essendone trattato come persona,
mentre la paura regressiva corrispon-
dente è quella di essere trattato come
cosa trattando l'altro come persona. Ep-
però mi pare opportuno rivolgere un so-
noro elogio all'insicurezza, quella insita
nella condizione umana e quindi ineli-
minabile, ,indispensabile per vivere, per
sperare e per immaginare. "Il mio mes-
saggio è che possiamo fare tutti i voli
possibili. Ma avendo coscienza che non
decidiamo noi , o comunque che deci-
diamo poco".
C'est la vie…..
Tratto da Hope, trimestrale di cultura
diretto da Catia Iori / www.hope.it
noidonne luglio - agosto 2006 41
La paura
Parole che contano
tutti conosciamo la paura, per esperienza
Catia Iori
Otto Dix, I sette vizi capitali
Guttuso, A. Musco Sei Danze per
Demetra, studio per maschera (1958)


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