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Numero 7 del 1945

Torna papà


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Testi pagina 5

NOI DONNE






x”... .



Il 25 agosto 1944, nel pomeriggio, si potenti
notare, tra i combattenti, un giovane dal risa
emaciato, che, ostentando il massima disprezzo
a‘el pericolo. dava Prova di un ardore magnif-
ca. Colpito da una palla in lronte. s’abbattè sul
suolo che difendeva con lama jede. Trasportatu
all'ospedale, morì nella notte senza aver ripreso
conoscenza. Si trovò su u't‘ lui. oltre ai documen-
ti personali, un libriccino di plelle nera. da cui
abbiamo tratto le seguenti p’agin. -





Cumpu X
Unn località in Germania
12 'Gennnio 19-14

Finalmente! ,Quesla mattina. all‘ora della po«
sta, una lettera di Jurquelinel I huoi auguri tni
arrivano un pu’ in ritardo tntt non tlll’L'i genti-
la se riinprnverassi o lei il ritardo del èÒÎVillD
puntale... Sempre tenera c dolce, la mia piccola
יִdanzata. Da qumlro anni ella costituisce per
nto la sola ragione di a aggrapparmi alla vita >7,
di resistere aspettando il ritorno. Non ho che
lei al mondo. Che cosa sarei divenuto se anche
lei non avesse avuto il coraggio di attendere?

20 Gennaio.

Che freddo! Per unico orizzonte, queàta piu‘

. nuta coperta di neve. Questa manina, brulla no-
tizie Michelîn. il mio compagno preferito, mi
ha porta, senza una parola. una breve lettera:
gli comunicano la morte della moglie. Come sa-
rà dispernlo, per lui, il ritorno tanto atteso! lo
nti sento un privilegiato‘ perché sono sicuro di
essere accoltov al mio ritorno. con effusioni di
tenerezza! Ah! non faremo “tendere il Sinda-
co ed il Parroco! il tempo necessario per le pub-
blicazioni. Jacquelîne non ha altro che me.
non dovremo domandare il consenso di nessuno.

17 Marzo.

Che una sarà capitata? Sempre senza noti-
zie: la mi! salute declino non ho più, per soste-
nermi, le lettere frequenti della mia amata. Non
posso credere che Jacqueline m’impongu volulr
tariamente questo silenzio. Muoio d’inquietudî-
ne. Certi momenti sono ossessionato dul ricordo
dei tradimenti femminili ma voיִio scacciare
questo tormento. Jacqueline è incapace d’ingan.
nare, di mentire. M‘avrehbe confessato tutto pri-
ma di rompere.





10 Aprile.

Sono stato trasportato nll'owedulc. Credo di
crsere multo malaoo.

20 Maggio.

Stu per macro rllnpulrlalo come malnltt gru-

u'. Ho l'atto avvertire all’ind rizzo di Jut'an-
line. tIDnnslmlu questo silenzio inesplirnhile.
Parigi, 18 luglio.

Sono u. ilo dall’Ospedale da qualvlu: giorno‘

guaruo. ma ancora nlnlio debolt'. In questa l’u-

rigi febbrile. che nflècvndfl una aperauza immen-

-a sono un’apparente alma, come mi sento so-

lo ed abbandonato! 0h, sì, di me se ne occu-

pano! Ci mlln delle Opere che s’in ll'illlo di









NGDDVJIBJLILÀ



utarc tutti quelli rl‘tl' rilul‘lltutu di laggiù. Ma
I w solitudine per colui che non ha vicino n si‘
tue-«un essere raro!

Uul'utuc la ntitr lunga eonvale -nzu. ho
ri‘n di non culhidt‘rartlli vinlo. Voglio rivede-
re Jnrquelitu‘, Éllpl‘rlf t|ul‘llo the i- gnoccsw.

le Luglio.

du-



l’artu. u piedi, per 'i‘ernct dove abitava .lnvquv.
lino, in una via pit ola, tranquilla, in nnn una
modeslu. La porlintta è sulla porta: una gran-
de matrona, dal v"o di imperatore ronmno. .

——- N0, la signorina Vanm'er non è più qlu.
E' partita all’improvviso, parecchi masi fa. II
suo nuova indirizzo? Ah, non l‘ha lasciato. E"
"31114.!!! per un po' a prendere Ala pasta, poi non
l‘ho più rivista.

Sento che un gran freddo m'invade, Tento di
saperne di più. interroga abilmente. Ma la por-
linaia capisce subito dove voglio arrivare o.
con ì pugni sui יִanchi, non chiede che di rin:-
CODHÌK‘C:

-—- IItt Iorlo di prenden- quell‘espvessiane, sl-
gnore! Una ragazza per cui non valeva la pe-
na! 0h! certo, l’apparenza corretta, " cumme il
latta”, simpatica anche, bisogna dirlo. Ma questa
gioventù non è seria!

Ahhasaava ln voce, poi, con un lonu di cun-
יִdenztt:

—— Ricet'euu molla. da lei non ci si annuiavu
davvero! l‘cnicano soprattutto dei giovani, per
giocare a carte. lare della musica, cantare.

lo vu lo. Non è possibile. Ln mia dolce. lu
min bella picoolu Jncqueline!

La buona donna aggiunge
- Se non c’è da rattristttrsi, con tuta piouenv

ti: simile! Esser capaci di divertirsi in tempi ca-
sì bruni!





22 Luglio.

ln un primo ìuotnento llo pianto. poi è nata
in me la rivolta, Voglio ad ogni costo ritrovare
Jacqncli e gridarlc il mio disprezzo, il mio «liv
s u: o. Andrò ud uspellfll'c l'uscita degli impic-
gati. là dov'clla lavorava. Le suo compagne {oh
be mi potrunno dire qualrlte cosa di intero:-
sunh‘.





25 Luglio.

All'uscita. ho ricolloaciuto Mudeleine, la bioll'
dona con cui andavamo qualche volta al cine-
matugrufo.

Gentilmente mi
f" lei cho domanda:

— E Jaequeline?

Le spiego; ha l‘aria sinceramente munita e
desolata mi dice:

— ltthuelina ha lascialo la ditta (la parecchi
mesr Avrei voluto rivederlo. ma si sarebbe det-
lo che cercava di rompere con tutto il sua pas-
mio... e" strana... Vi assicuro. è proprio rim-
pressione che dava. ’

sulla nl collo. mi Innrin. ml



30 Luglio.

Ho voluto bruciare lc lettere di Jncqneline. far.
la יִnita con quel pיִàsalo, Ma non ho potuta.
Ho avuto la delmlezzu di rilengerle. quelle (‘ill'L'
Allora ln ntin rivolm i: caduta, N0. non
ille: ln fanciulla capace di «rriwre r, ì














ntu l'OIIיִKlt'll I e pu I, non lut potuto
vonttucllt't‘c ln-nu.» .Miunì. (.t un mi—tu-o. e
tlctttclut'tllt‘, che non ricwu u ('hiil ire. Di Il"

dramma Jllclluullu‘ è stata vittima? l’oirhc t'llil
' ' non rulm‘wlr nc lml l'l‘l'll‘ luo-
.w. F, un ;:ÌI|I 0 1., ”un-.3. l'nru'. uhm.
n. dal i'll-n.



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mento. slum t'iutHnlo call'nlll‘u a lìlllo «(nella che
xi prepara. M‘a il dramma è troppo vlt‘inn. I vgi.
perché io In ignari, (ili Alleati >onu ritmi ;t
Parigi Resterà pasxivo. ortt Plh: inlrnvcdn mm"
forze tese, prunlc all'uziom’ La tnut -alul ‘
qnnni rirlnhllittr. Cercherò l u-dero degli u
chi compagni d‘arme rhe mi guideranno v
uiuternnna n rendermi utile al mio pflcw.

10 Agowt.









Sono stato messo in relazioni; con un gruppo
di giovani che non aspettano che una paroln
per agire. I tedeschi difenderanno Parigi? Trog
veranno pane per i loro denli. E' un tale che
si chiama Dampicrre. —— un nome falso. si cu-
P 0, —- che si occupa di me, mi mette al rorA
l'ente, mi (l'a lo istruzioni neee ci sono delle riunioni molto interes tinti a i'fl‘il
sua. Grazie a questa azione, grazie alla àpC'
1’8an di eflscre utile, riprendo piacere alla \'ll-’I:
sento perיִno rinascere in me un po‘ di spe-
ronza.





15 Agosln.

Come dumnmlnrli perdono. mia santa. iniu

pura mia eroica piccola Jtthueline? Come ho po-
tuto, un solo istante, dubitare di te? . E come
vivrò. io, oro che tu non ci sei ptu? Attendo
con impazienza febbrile il momento in cui, con
le anni alla mano, nntlrcmo rt riconquistare la
liberlt'tt Perché la libertà si paga cara, c la mìn
vita è una piccola cosa!

Non vedo altra soluzione che morire per unu
nubile causa come le, mia piccola יִdanzata!

Poiché. per mezza di Dampierre, ho saputo
lulln, Eravamo sali tutti e due a casn sutr, unn
sera. raccontava come era nato il loro gnur
po di resistenza:

—-— Fin dal principioabbianto dovuto erxcrt- pru-
dentissimt', perché la polizia [ledesca diventava
sempre più orienta. E' in casa (li una ragazza,
t-hc ci riunivamo. col pretesto di glocnnv a car-
Ic; e facemmo anche un po' ili musica, per . n-
nz la portinaio ed i vicini. zltt/ta Maria cru lrt
"(Il ùncanlevole delle Compagne Giovarllxsmut,
ma di un'nudacia inaudita. E' lei Clic xemiva
da callegmncnlo, andando rlngli tuti «gli altri,
portartda carte compromette/"i. Quando xi è cro-
duta individuata dalla Gestapa. Im lasriata la sua
c t il sua impiego e s'è messa a Cambiare da»
mi ‘0 ogni sera. senza perciò diminuire in
nulla la sua attività. Poi. è arrivata la disgrazia:
nel vennoio scorm è slalu arrt'slala dalla Geslapai
Abbbiama trematu tullt'. Come avrebbe panno.
quella debole creatural quella bambina. rcxiste-
m ai metodi di (luci butti? Per quindici giorni
'irtma rexluli nascmti in casa di (unici. [tl'rsml-
si Che la Geslapn [asse sulle nflslre tracce. Ma
nesmnn (l; noi è stato molestato. Anna Maria
mm ha rmrlrlln.’ Onnlrho mar» duna nlyln'nmrt .vh
puto che. riconosciuta colpevnle d'intelligenza
Ml nemico mi "renda riיִuta!" (li (lare il nnme
dai suoi mmnl Anna Maria era stata (ucilnm.
Povera plcl‘fllill ll su» יִdanzato. che ella allo-
rnL'tt t'nr pn'tziortt'ern in Germania ,lbhìnmo 1'0-
Iuto aut-ern'rlm ma la lelיִvnt ri o sulla respin-
m; malata. cm stato rimpatriata p mm abbin-
ntn xttptt’n raggiungerlo.

H0 ur (Ilillo uwponn. rnn nnu “n'a inculorv:

——— M‘ut 'N‘ dalla l'llt' ,i chittmnt'n .lumt .‘luriu?
n primn l‘lh‘ l‘ lru -pnndc ' . a\'(‘\'4) indo-
Villano quello «In» s w. per dire: anni“, n no-
ll rintm‘ro di


























mc ttmntn risuona v III mo, ("DIIIL'
u n n nm I 4‘ m—I lI‘III|Iu Mt's—n mun- un 4.
In il \illur . V
1mm llurt'tt nr-Ilu Rtnst'stnnzu: il mn N'V”
numt'. 11.4”".va I'mmin!
(', ’d.


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