Numero 9 del 2014
Medicina di genere
Testi pagina 6
4 Luglio-Agosto 2014
La terra ci è madre. E, appunto
come le madri ha diritti di nome, non
di fatto. Prevale nell’immaginario co-
mune l’idea - che gli astronauti alme-
no coniugano con lo stupore - che la
terra sia una sfera di materia inerte,
mentre è un insieme interamente vivo,
matrice di tutto e che, siccome la vita
è evolutiva, come si è formato, si
estinguerà. Per circa tre miliardi di
anni non conosceva la presenza
umana e si sviluppava attraverso
sconvolgimenti, distruzioni, selezioni,
innovazioni. Da quando ci siamo noi,
che siamo la forma più importante
dell’evoluzione perché possiamo co-
noscere e conoscerci, anche se non
siamo assolutamente necessari, la
vita ha avuto senso: la terra ha inizia-
to ad essere mondo, “comunità” con-
sapevolmente viva.
Solo che i passaggi evolutivi della no-
stra specie hanno indotto gli umani a
interpretarsi come padroni, oggi ten-
tati da aspirazione di potere addirittu-
ra planetario su quello che è l’univer-
so o, forse, piuttosto un “pluriverso”.
Si comprende che all’origine ci si
difendesse da una natura non fatta
necessariamente per noi con egoi-
smo e violenza. Non si capisce in-
vece che l’evoluzione consapevole
- quella della coscienza, qualunque
cosa indichiamo con questa parola -
continui a ricorrere agli stessi istinti
originari, anche se abbiamo codi-
fi cato regole, diritti, leggi. Anche i
più sapienti, perfi no i religiosi, privi-
legiano di fatto la proprietà, l’indivi-
duo, l’accumulo; e non la comunità,
le relazioni tranquille, la giustizia.
Gli scienziati - che nella comunità
umana rappresentano la comunità
specifi ca che ricerca i progetti mi-
gliori per garantire a tutti il futuro
- non hanno nemmeno il potere di
infl uenza che hanno le chiese e, se
vedono l’urgenza ripensare qualche
paradigma, avvertono, magari con
un linguaggio specialistico non sem-
pre popolare, dei pericoli che corre
la terra; ma sono costretti a restare
anche loro intrappolati nell’ignoran-
za di massa e nella perversione de-
gli interessi dominanti, destinati co-
munque a restare precari e provviso-
ri se il trascinamento di forze messe
insensatamente in moto procede a
valanga. Esistono mutamenti irresi-
stibili, come la deriva dei continenti
o qualunque terremoto o inondazio-
ne; ma il carico che vi aggiunge oggi
l’imprevidenza umana determina ef-
fetti di squilibrio assolutamente irre-
parabili.
Gli scienziati ci avvertono da un pez-
zo che la terra sta male. Non è un’ec-
cezione, come sappiamo: ha sofferto
perfi no le glaciazioni e ha perso per
strada i dinosauri. Solo che questa
volta noi, esseri umani razionali, ag-
giungiamo il carico da novanta della
correponsabilità nell’ammalare no-
stra madre; sembra che cerchiamo
il matricidio, senza accorgerci che
la mamma sa bene che prima o poi
morirà e non vorrebbe che anche
noi, che cerchiamo di prolungare la
vita, deliberatamente ci suicidassimo
prima di trovare vie di fuga che qual-
cuno scoprirà anche se per ora non
sono ancora immaginabili.
Le campagne per i beni comuni sono
tentativi pedagogici per tentare qual-
che terapia, partendo dalla salvaguar-
dia dei nostri interessi più immediati,
come bere e respirare. Infatti, anche
se anche i nostri nipoti desalineranno
l’acqua marina e si nutriranno di pillo-
le, sappiamo bene che molte specie
animali e vegetali saranno sparite, da
qualche parte sarà cresciuto il livel-
lo delle acque (Venezia sommersa?)
RESPONSABILITÀ E POTENZIALITÀ DEL GESTO DI CURA
PER LA TERRA MALATA. IL FEMMINILE CHE DEVE PREVALERE
PER DARE UN FUTURO AL PIANETA
di Giancarla Codrignani
CURARE LA TERRA