Numero 5 del 2014
Europee, come e perché?
Testi pagina 6
4 Maggio 2014
Al femminismo del post-sessantotto non è
mancato l’impegno teorico. I primi tempi furono impiega-
ti nella ricerca pratica di una consapevolezza nuova
dell’essere donne ricorrendo ai metodi dell’autocoscien-
za e del separatismo. Le donne uscivano da una tradizio-
ne emancipazionista che a poco a poco verrà contesta-
ta: si emancipano gli schiavi, i popoli oppressi, chi non
ha diritto di imporre i propri diritti. Noi volevamo altro.
Dalla “scoperta” di essere non il secondo sesso, ma il
secondo “genere” derivarono le scuole di pensiero.
Le filosofe andarono dentro i problemi dell’autonomia
fondativa del femminile e tutti i movimenti e le associazio-
ni ne fruirono non solo aderendo a singole scuole, ma
anche per effetti di ricaduta ricchi di contenuti e di possi-
bilità propositive. Contestualmente la realtà (cfr. i referen-
dum su divorzio e aborto) si incaricava di far avanzare
problematiche che coinvolgevano le donne come cittadi-
ne. Le dinamiche politiche egemonizzate dai partiti e dai
sindacati influirono anche sulla “militanza” di genere: le
emancipazioniste a fianco del Pci, le intellettuali soprat-
tutto nelle forme radicali ed extraparlamentari, entrambe
illuse di trovar casa nelle organizzazioni “neutre”. Le (or-
mai anziane, ma sempre influenti) femministe di stretta
osservanza risentono tuttora delle esperienze ideologi-
che post-sessantottine di Potere operaio o Lotta continua
per una sorta di assimilazione involontaria di metodi e ri-
gidezze che ancora condizionano lo sviluppo del movi-
mento alla base. La sinistra più o meno radicale non ha
trasformato le masse per incapacità di fare politica di
consenso; molto femminismo non ha capito che, con gli
stessi metodi, si riduceva a minoranza elitaria e, senza
proposta politica, respingeva le non disinteressate pen-
sionate di settant’anni e le disponibili ragazzine di sedici.
Anche le dame attorno a Christine de Pizan o le patriote
stile Belgioioso avevano avuto le loro brave aspirazioni di
grandezza per il genere…
È così accaduto che il femminismo, abbandonati i vecchi
partiti al loro destino, ha prodotto teoria, etica, critica sto-
rica, perfino pedagogia proprie, ma non una propria po-
litica che sfidasse l’ambito maschile, dove nascono e si
definiscono i poteri. La discriminazione si consolida con
Aristotele o Machiavelli e l’arte politica continua a con-
trollare il genere.
Oggi si considerano con sufficienza le “quote”, mentre
vanno di moda le ricerche sull’autorità femminile. Per la
verità “autorità”, anche se “femminile”, comporta ancora
“gerarchia”. Anche non volendo, essere leader significa
(avere la delega di) comandare; come se, solo per esser
in mano femminile, un potere non ridefinito potesse mu-
tare. Nell’esperienza di classe i padroni venuti dal mondo
operaio non hanno mai cambiato le relazioni di dipen-
denza. Le studiose del matriarcato sanno che la “dea”
Noi femmiNiste
storiche
dovremmo…
Il femminismo ha prodotto teoria, etica, critica storica, perfino pedagogia,
ma non una propria politica che sfidasse l ’ambito maschile,
dove nascono e si definiscono i poteri
di Giancarla Codrignani