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Numero 4 del 1952

Noi Donne VII n.4 / Maria Maddalena Rossi racconta Dolores Ibarruri

La copertina dedicata alle protagoniste del Film di Luciano Emmer ”La ragazza di Piazza di Spagna”.
Un artcolo di Maria Maddalena Rossi racconta il gesto molto speciale di Dolores Ibarruri, nota come La Pasionaria, che volle donare a Firmina Marzi,la propria catenina d’oro come riconoscimento per aver raccolte migliaia di firme contro la bomba atomica, e che ancora nel tentativo di sensibilizzare dei generali americani contro la stessa bomba, fermando il loro mezzo, era stata messa sotto la macchina.
Articolo ricco e articolato di Fausata Terni Cialente sul processo alle donne di San Severo, dopo due anni di carcere ingiusto per aver partecipato ad uno sciopero a sostegno della denuncia per la morte di un operaio di Parma essendo state prese nella sede del sindacato e riparatesi a seguito di forti provocazioni fasciste.
La novella “Quando si ama” di O.Henry, la 28° puntata del ”Ritorno sul fiume“ di Lucia Ashley, la prima puntata della “Quinta Strada” di Luciana Peverelli, ”Celestina” è la novella di Silvana Cichi.
L’articolo di Ghita Marchi su “Orrori della società americana”.
La moda che sottolinea nuovi modelli che propongono abiti a giacca .
Anna Maria Ortese inviata a Palermo all’incontro con la delegazione sovietica e racconta l’incredibile successo e le emozioni suscitate dalla presenza dei dirigenti Berezin e Timoviev.
Proseguono i fotogrammi del Film di Jean Paul Le Chanois, alla terza puntata .
Marco Viane recensisce due film sovietici di successo: Un treno va in oriente / Uomini di successo.


Foto: Noi Donne VII n.4 / Maria Maddalena Rossi racconta Dolores Ibarruri
PAGINA 7

Testi pagina 7

Orrori della società americana
Essere celebri a costo di uccidere
Debora Mae Campbell ha sedici anni: è una ragazzina dal volto paffuto, che la gente considerava estremamente sensibile e gentile. Una ragazza con la «testa a posto», che si era già trovata un lavoro di governante, presso una famiglia di Los Angeles. Una piccola bimba era affidata a lei ed una governante tanto giovane può certo affezionarsi ad una creatura che potrebbe essere la sua sorella minore. Una sera— forse desiderava andare al cinema, o il pianto della bimba l’innervosiva, o un appuntamento era andato a monte — Debora uccide la bimba. Sedici anni ed un'intera città inorridita davanti ad un delitto che non ha perchè. Nella sua coscienza, Debora non trova alcun motivo che la giustifichi davanti ai giudici: essa ha ucciso, non sa altro, e altri, molti, molti altri, così senza un motivo, hanno ucciso prima di lei. Debora non è che un'altra fra le centomila creature giovani, appena all’inizio della vita, che entrano, ogni anno, nelle carceri americane per minorenni.
Quella dei giovani traviati, corrotti, alcoolizzati, è, in America, una vecchia piaga, rincrudita dopo la guerra, dopo lo smembramento di milioni di famiglie e lo abbandono dei giovani, ai quali la politica d’un gruppo di uomini toglie ogni fede nel domani, rende tutto, con la continua psicosi di guerra, orribilmente temporaneo.
Stampa e cinema, quando giungono in Europa, tacciono il più possibile questa piaga, volendo far conoscere e credere ad un solo volto dell’America che è «il paese dei giovani e che lascia ai giovani, come in nessun'altro paese del mondo, tutti i diritti e tutti i privilegi»
Prima legge, primo diritto che i giovani riconoscono ed esigono, è quello di esser lasciati liberi a se stessi. Non accettano più, nella famiglia, l'autorità e gli insegnamenti. I ragazzi possono incominciare ad uscire soli per il primo «date» (appuntamento) a dodici, tredici anni; e perchè la ragazza ottenga questa libertà, non ha bisogno di cercare pretesti; semmai, e se proprio vuol essere estremamente gentile con sua madre, le dirà che «esce con Bill» e che «forse tornerà verso la mezzanotte», dopo di chè padre e madre vanno a dormire tranquilli. Domandare alla figlia dove andrà, non sembrerebbe delicato. Il cinema, la stampa, la radio, gli amici, gli psicanalisti, non insistono nel predicare che i giovani debbono «farsi da sè».
Avere un «date» significa uscire con un giovanotto, andare con lui al cinema, a ballare, o dovunque egli abbia deciso: essere «carina» col proprio cavaliere, ma non concedere troppo, nè troppo poco. Dieci, venti, cento «date» segnano il passaggio della bimba americana dall’infanzia all’età del matrimonio. Tanti più «date» avrà avuti, tanto più, agli occhi degli uomini, sarà interessante. Milioni e milioni di riviste vengono stampate per la donna americana; per insegnarle ad essere disinvolta, a non avere eccessive riserve e scrupoli, a non sentirsi timida al primo appuntamento. Del resto, se ella non ha «iniziative personali», non ci sono, per aiutarla, consigli, suggerimenti, ricette, compendiate in pubblicazioni d’ogni specie? Assai spesso capita che la polizia scopra una ragazzina di dodici, tredici anni già avviata irrimediabilmente sulla via della prostituzione o un ragazzo non ancora diciottenne che capeggia una delle «gang» dei «teen-agers», e che non sono, per questo, meno spietate e ben organizzate di quelle dei più noti e quotati gangsters; milioni di volte, in un anno, suona il campanello d’allarme per questa gioventù perduta, senza che nessuna situazione cambi, se non in peggio.
I «date» vanno perdendo il loro fascino; stanno diventando il passatempo dei provinciali. Per i «più evoluti», nelle grandi città, si possono improvvisare divertimenti più eccitanti. E i nomi, le figure esili dei minorenni, i «teen-agers», entrano ormai in ogni ambiente della malavita; i reati dei «teen-agers» sono il delitto, l’incendio, lo spaccio e l’abuso degli stupefacenti, e la nota tragica non è data tanto dalle cifre che denunciano questi fatti, ma dai risultati degli interrogatori: quasi nessuno, infatti, dei ragazzi arrestati, sa giustificare il suo gesto. Ha ucciso o rubato come in istato ipnotico; s’è data ad un uomo senza amore e senza passione: perchè lo ha già fatto Mary, l’ha già provato John, lo ha raccontato Dolly. Privi di una qualsiasi personalità, ma angosciati dall'idea di restare anonimi, di non veder mai il loro nome sui giornali, di non conoscere mai l’ebbrezza del lampo al magnesio puntato sul loro volto, questi ragazzi sono disposti a conquistare questi «beni» a costo di distruggere una vita umana: quella d’un altro o la loro. E sono gli stessi ragazzi che, cresciuti di pochi anni, andranno in Corea, a portarvi la «civiltà americana»: ed è necessario che siano già avvezzi alla violenza e alla brutalità: che non abbiano più rispetto per nulla e per nessuno: altrimenti, una volta usciti dal loro paese, essi scoprirebbero con orrore in che cosa consiste la loro «civiltà» e. forse, diventare dei anche essi nell’unico vero «delitto» che l’opinione pubblica americana condanna: quell’attività antiamericana per la quale si perseguitano e si condannao coloro che in realtà compongono ed alimentano la sola parte sana dell’America di Truman.
Durante la guerra la percentuale della prostituzione minorile era giunta, nelle grandi città, alla paurosa cifra del 60 %. Ma gli anni che hanno seguito la guerra, hanno ancora peggiorato le cose: e sono i giovani che scoprono, con nuovi scandali e nuovi delitti, la piaga putrefatta d’una società in sfacelo: sono loro che denunciano i risultati d’una politica e di un sistema di vita: loro che oppongono il loro tragico volto alle rosee visioni di Hollywood. Ecco Donald Arceo di Oakland, che ha ucciso i genitori; ecco Georgette Brucks, di Los Angeles. una giovanissima alla quale più d’uno doveva aver detto che somigliava a Judy Garland, la diva canterina. Georgette ha ucciso il suo bimbo illegittimo. Niente fa più terrore ad una giovane ragazza americana che ha semplicemente voluto divertirsi, della responsabilità di un figlio. Bisogna che il bimbo muoia, perchè lei possa «rifarsi una vita». Joan Baker ha rubato per essere elegante e non sfigurare con le amiche; Loia Titus, una ragazza del Texas lavorava in un club notturno: il direttore la pagava perchè lei sapesse, con un costante sorriso, vendere sigarette ai suoi avventori, ma non sembrava disposto a cedere alle sue grazie: la ragazza, in un eccesso isterico, ha tentato di uccidere l’uomo. Janet Dru, a quindici anni, non aveva ancora avuto un «date»: esasperata scappò di casa. A diciotto anni, dopo tre di prostituzione, è una donna finita che passa da un carrozzone al l’altro della polizia. E l’elenco può continuare all’infìnito, in un pauroso crescendo così come, di anno in anno, salgono in crescendo le cifre che denunciano l’aumentare dei delinquenti minori, delle prostitute giovanette, degli alcoolizzati di appena quindici anni.
Ed alla ribalta giungono anche personaggi che noi siamo ancora avvezzi a considerare, a proteggere come creature che appena si possono lasciar sole perchè, andando a scuola, hanno troppe strade da attraversare.
Ecco Èva Baggett, di undici anni. Una sera lei ed il suo amico decidono, per fare qualcosa di nuovo e di divertente, di andare a sposarsi. Dichiarano un’età falsa per la ragazza ed il giudice che deve sposarli finge di credere alla fandonia: non ha tempo da perdere: e poi, presto, ci sarà — e c'è stato, infatti — un altro giudice che trasformerà il matrimonio irregolare in un bel divorzio.
Eva è tornata dai suoi: avrà altri «dates», altri ragazzi del cuore, e per i coetanei, senza dubbio. rappresenterà per lungo tempo una donna quanto mai affascinante. Qualcosa come Ava Gardner.
E queste storie si ripetono, mutano soltanto i nomi dei protagonisti, chè i loro giovani volti si somigliano in un modo impressionante: volti di adolescenti, appena entrati nella vita. Ragazzi che a quattordici, sedici anni, hanno già provato tutto e non per questo sono meno istericamente avidi di cose nuove, di nuove avventure e sensazioni.
E non sono loro i colpevoli, non del tutto, almeno, nè c’è un solo gruppo di giornali o un solo film pericoloso da censurare, perchè non rechino loro altro danno. È tutta una società corrotta che occorre mutare, tutto un mondo basato sulla corruzione, sull’arrivismo, che deve essere distrutto. Compito di risanamento, questo, che è affidato a coloro che vengono accusati di «attività antiamericane»: a coloro che hanno impegnato la loro dura lotta, in un mondo marcio e ostile, per riportare i giovani indietro nel tempo, al legame della famiglia che la guerra non dovrà più smembrare, alla fiducia in una società istituita per difenderli ed educarli al rispetto di loro stessi e degli altri popoli, alla sicurezza d’un domani nel quale ciascuno abbia assicurata la sua parte di benessere e di felicità.
Ghita Marchi
Didascalie
Donald era apparentemente un ragazzo tranquillo, in una tranquilla cittadina; non gli mancava una casa, i genitori gli volevano bene. Forse, qualche volta, non lo mandavano al cinema. Una sera, mentre il padre e la madre sono intenti ad una trasmissione radio, Donald imbraccia il fucile e li uccide. Ai giudici dirà che non sa spiegare il suo gesto.
Milioni di ragazze tredicenni sognano di diventare una «ragazza da copertina», di esser fotografata migliaia di volte e poi chiamata ad Hollywood. Ma contro due, dieci che riescono, migliaia e migliaia restano lungo la strada: una strada che le porta a scendere fino ai locali di infimo ordine, a ballare, per pochi «cents», con gli avventori che non hanno dama, o pili direttamente, alla prostituzione.
Èva, la sposa undicenne, con suo marito. Anche questi fatti, di matrimoni annullati per la troppo giovane età della sposa, sono frequentissimi, in America. La stampa ed il cinema sono continuamente alla ricerca di fatti nuovi, di nuovi volti ai quali dare pubblicità, per appagare il pubblico: arrivare, comunque, sulle pagine di un giornale, è l’esasperante aspirazione di ogni adolescente americano.
Lois, una studentessa ventiduenne, sofisticata e snob, conobbe un giorno un nobile polacco di 67 anni. Allegramente Lois si imbarcò nell’avventura matrimoniale, per divorziare pochi mesi dopo. Era stato per lei «terribilmente emozionante» essere, sia pure per breve tempo, sposa d’un nobile decaduto, una principessa... Conquistarsi un titolo nobiliare è il meglio che possa fare una ricca ragazza U.S.A.


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