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Numero 12 del 2006

Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie


Foto: Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
PAGINA 6

Testi pagina 6

dicembre 2006 noidonne6
Le donne sanno benissimo che per icambiamenti non ci sono bacchette
magiche. Quelle che si occupano a vario
titolo di storia, pur consapevoli del
grande slancio del femminismo degli
anni '70 del secolo scorso, sono ben con-
sapevoli, dalle testimonianze pervenute
e rese meno note del dovuto, di quanta
coscienza di genere ci fosse anche nei se-
coli più lontani. Senza andare troppo
indietro nel tempo, non si può non sen-
tire la consonanza con le rivoluzionarie
della Francia del 1789 o della Russia
del 1917: la prime volevano essere cit-
tadine di pari diritti, ma anche di par-
tecipazione realmente egualitaria alla
costruzione della Repubblica; le altre
credevano di valere come gli uomini e di
essere compagne alla pari di un'impresa
senza confronti. Le francesi trovarono le
porte dell'Assemblea democratica chiu-
se e le loro richieste di messa all'ordine
del giorno dei "diritti della donna e del-
la cittadina" incontrarono non solo la
ripulsa dei politici, ma la ghigliottina,
paradossalmente unica realizzazione di
parità femminile. Le russe, che sperava-
no che il "libero amore", predicato da
bolscevichi e menscevichi sarebbe stato
uno strumento di libertà per le donne,
finalmente non più condizionate dalle
famiglie e dalla tradizione ad essere
soggette all'autorità di un marito che
non avevano avuto il diritto di sceglie-
re, si accorsero che per i maschi signifi-
cava liceità di libera violenza. Non fu
un successo negare l'apporto delle don-
ne: forse la storia, se avesse visto valo-
rizzati due generi e non solo uno sareb-
be stata diversa. E dovrebbe giovare
pensare la storia con i se. Non fu facile
accedere al voto: lo impararono presto
le americane, che chiesero l'estensione
alle donne del diritto non appena fu
concesso ai neri, giustificando la richie-
sta con il valore estensivo del termine
costituzionale Man (la dicitura "uomo"
per definizione in ogni lingua "compren-
de" anche le donne) e seppero dalla Cor-
te suprema che no, 'Man' non compren-
de le donne, vuol proprio dire 'male',
'Person', vale a dire anche nero, ma "ma-
schio". Anna Kuliscioff seppe dai gior-
nali che in Parlamento il compagno (in
senso sia socialista che amoroso) Turati
aveva sostenuto che il voto sarebbe sta-
to esteso alle donne, quando non fosse
più soltanto una richiesta borghese, an-
nullando d'un colpo la presenza agli
scioperi e alle rivendicazioni comuni dei
diritti di centinaia e migliaia di lavora-
trici. Oggi le donne sono molto più "for-
ti", perché più colte, più presenti nella
società, più autodeterminate. Tuttavia
non riescono a farsi comprendere: anche
se la consapevolezza della diversità
umana a partire dai generi è molto au-
mentata in ogni parte del mondo e an-
che se quasi ovunque (tranne dove si fa-
vorisce la vita dei soli maschi) la mag-
gioranza della popolazione è femminile,
non è facile rendere efficace la voce del-
le donne. I poteri restano in mano all'al-
tra sovranità ed è necessario negoziare
anche il non negoziabile.
Inquieta lo sfondo politico di Bush e
consola quello di Zapatero?
Certamente si deve riconoscere che
c'è chi mostra di capire almeno come ri-
conoscere la compresenza femminile.
Ma per tutte, credo, è inquietante quello
che vediamo come realtà di quotidiana
violenza nell'ottica del potere maschile:
per tutte vale la cosiddetta gaffe di Pu-
tin con il ministro israeliano del governo
Olmert, accusato di violenze sessuali:
"gli invidiamo gli stupri". Si è detto che
c'era un equivoco, che non aveva detto
proprio così: ma intanto, a una riunione
internazionale a cui partecipavano solo
maschi, tutti, TUTTI, ridevano.
Le battute di Putin
Potere maschile
Giancarla Codrignani
la consapevolezza della diversità umana a partire dai generi è
molto aumentata in ogni parte del mondo
Se vale per le donne...
Durante i dibattiti sulle pari opportunità, sulla dif-
ferenza di genere, sul maistreaming capita spesso
di affermare che determinate politiche e/o inter-
venti che sono efficaci per le donne sono sicura-
mente efficaci per "tutti". Veramente questa argo-
mentazione non mi convincerebbe del tutto, nel
senso che misure, interventi ecc. ecc. se sono vali-
di per le donne dovrebbe essere più che sufficiente!
Ma tant'è! Personalmente giustifico questo atteg-
giamento dicendomi che tanto quello che vale
veramente è il risultato, e non vale la pena di lot-
tare tanto contro i mulini a vento. Le argomenta-
zioni che uso (che si usano in genere, credo) sono
di solito efficaci e convincenti, spesso di ordine
molto pratico. Esse, riguardano ad esempio, l'orga-
nizzazione del lavoro, che nelle grandi fabbriche
del nord del nostro Paese, si è dovuta adeguare in
seguito alla massiccia entrata delle donne dopo
l'approvazione della legge sulle pari opportunità (
la 903 del '77), con tante modifiche, a volte appa-
rentemente non rilevanti, ma che di fatto hanno
reso l'organizzazione "più umana", più femminile.
In quegli anni si cominciarono a cambiare anche le
prove per la selezione degli/delle aspiranti lavoratori/trici. Nelle Poste, ad
esempio, c'erano prove fisiche, inutili e ingiustificate, gravose per le
donne ma anche per gli uomini. Ultimamente invece mi sono scontrata
con una diversa opinione che in teoria dovrebbe smontare questa tesi, ma
che in ultima analisi non solo la avvalora, ma mi induce a pensare che
invece, anche nel campo del lavoro, siamo davanti ad una fase difficile,
non solo di rigetto delle teorie di pari opportunità e della diversità di
genere, ma quasi quasi che la violenza nei confronti delle donne che
abbiamo visto rinfocolata nella società , rischiamo di incontrarla prima
poi anche nel mondo di lavoro e nei percorsi di carriera. L'episodio su cui
ho discusso è semplice: l'entrata nell'esercito delle donne ha comportato
alcuni cambiamenti organizzativi nelle caserme, per cui alle donne sono
state assegnate non camerate, ma camere singole, riconoscendo loro il
diritto a servizi igienici riservati e così via. Si è parlato anche della riser-
va delle donne rispetto ai turni di notte, ai servizi esterni, in cui l'assen-
za delle donne, da verificare, potrebbe significare in ultima analisi tener-
le lontane da possibilità di carriera. Il punto era che le camere assegnate
alle donne erano camere sottratte agli uomini, che sono stati rimandati
in camerata. Deplorevole di sicuro, ma perchè i ragazzi, si sono adatta-
ti? Perchè le ragazze non hanno fatto, a sentir loro la gavetta? Forse per-
chè le ragazze anche nell'esercito entrano con più titoli di studio, rispet-
to ai ragazzi? O perchè trovano normalmente dignitoso usufruire di ser-
vizi igienici degni di questo nome? Indagheremo.Certo che anche questo
di fatto potrebbe essere un esempio, più camere e meno camerate per
tutti, non solo per le ragazze!
Alida Castelli


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