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Numero 12 del 2006

Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie


Foto: Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
PAGINA 14

Testi pagina 14

dicembre 2006 noidonne14
Fare doni a Natale rappresenta, per il48% di chi ha risposto, una bella tra-
dizione, un'occasione per manifestare
alle persone care il proprio affetto. Nes-
suno o quasi (0%) rinuncia a causa del-
la grande confusione che si registra du-
rante le feste e la conseguente fatica,
contro un 7% che vive ciò come una
piacevole incombenza, ed anche un'oc-
casione di svago.
Per il 24% rappresenta una consuetu-
dine, talvolta un obbligo, al quale non è
possibile sottrarsi, sempre per il 21%
emerge un rifiuto totale all'idea di coin-
volgimento nell'orgia consumistica.
Abitualmente il regalo viene scelto
tenendo conto principalmente dei gusti
di chi lo riceverà, del budget a disposi-
zione, dell'utilità e dei propri gusti per-
sonali; e queste opzioni,variamente
combinate, rientrano nella maggior par-
te delle risposte ricevute. Età, preferenze,
background culturale e sociale di chi ri-
ceverà, influenzano variamente la scel-
ta, a meno che si decida a priori di re-
galare libri per "diffondere cultura".
L'obiettivo è quello che la persona
che riceve il dono "si ricordi di me", "che
capisca che hai pensato a lei/lui" non
tanto in termini economici ma senti-
mentali, magari anche "facendo qualco-
sa creata direttamente con le proprie
mani".
Molte delle risposte evidenziano l'im-
portanza di non mettere in imbarazzo
chi lo riceverà, ed anche di "esprimere se
stessi". C'è anche chi afferma che si deb-
ba optare per prodotti che nella filiera
di produzione rispettano i diritti umani
ed ambientali, e chi sottolinea come nel-
le scelte d'acquisto oggi si possa fare
"più politica che non in un Parlamento".
Le proposte natalizie legate a proget-
ti di solidarietà appaiono apprezzate
da parte di chi ha risposto. Fermo re-
stando che molti
dei commenti af-
fermano che
"non ci si debba
ricordare della
solidarietà solo
a Natale", molti
gli esempi ripor-
tati: dalle ado-
zioni a distanza,
al commercio
equo e solidale, i
biglietti dell'Unicef, il sostegno allo stu-
dio di bambine e donne, le proposte di
differenti ONG o associazioni locali.
Perché "acquistare questi oggetti por-
ta al miglioramento della vita di donne
e uomini di paesi dove vivere non appa-
re essere un diritto", o semplicemente
perché tale scelta ci "trasforma in sensi-
bilizzatori/sensibilizzatici a largo rag-
gio". Molti i suggerimenti a non acqui-
stare prodotti, anche a basso costo, che
provengono da sistemi non rispettosi dei
diritti umani.
La sobrietà appare un sentimento dif-
fuso nelle risposte: in materia di consu-
mi dovremmo "imparare a riflettere
quanto è utile ciò che compriamo",
"sprecare meno", "essere più oculati e
privilegiare i prodotti riciclabili, non in-
quinanti", "esercitare un maggior con-
trollo critico, insegnando anche a bam-
bini e bambini che non si è migliori se si
possiede quell'oggetto invece di un al-
tro", ascoltare i desideri "non indotti",
"cambiare in ostri comportamenti". In
poche parole dovremmo "smettere di
comprare ciò che non ci serve", com-
plessivamente "darci una calmata e
smettere di rincorrere le mode più imbe-
cilli" o addirittura fare una vera e pro-
pria "opera di risanamento del nostro
cervello". Quello che emerge dal sondag-
gio è che il consumo non è un esercizio
ordinario o banale, a cui non sia neces-
sario destinare particolari attenzioni.
L'atto di consumare non è solo un
fatto privato che riguarda quindi solo se
stessi, i propri gusti, il proprio portafo-
glio o solo il diritto, come consumatori
e consumatrici, a non essere ingiusta-
mente imbrogliate/i. Nell'era globale ri-
guarda l'intera umanità, gli equilibri, lo
sfruttamento. Perché dietro a questo ge-
sto più o meno spontaneo, vissuto come
mera consuetudine del proprio quoti-
diano, si nascondono problemi di natu-
ra planetaria e sociale, politica ed am-
bientale che nessuno può più permetter-
si di ignorare.
Secondo un'indagine di mercato
(GPF & Associati, 2003), 14 milioni di
italiani (il 31%) hanno dichiarato di
"aver rinunciato nel corso dei primi sei
mesi dell'anno precedente ad acquistare
un prodotto o servizio o marca per mo-
tivi etici". Ben il 21% in più rispetto ad
una analoga analisi effettuata nell'anno
precedente. Per "prodotti non etici" si in-
tendono "prodotti o marche di una mul-
tinazionale che sfrutta i lavoratori",
"prodotti sperimentati sugli animali",
"prodotti di azienda poco sensibile al-
l'ambiente", "prodotti di azienda che
non rispetta i diritti umani", "prodotti o
marche di cui viene fatta una pubblici-
tà maschilista". Non sappiamo se le for-
me di maggiore attenzione negli acqui-
sti o un vero e proprio boicottaggio ser-
vano di più ad educare i consumatori o
a redimere le aziende. Comunque sia, ri-
teniamo giusto farlo.
Rosa M. Amorevole
Sondaggio di novembre
Natale, riflettiamo sui consumi.
Per me i regali rappresentano...
Consumare criticamente...
...significa consumare in maniera con-
sapevole e responsabile, scegliendo
quanto e cosa acquistare non solo in
base al prezzo e alla qualità del pro-
dotto, ma anche in base alle sue
implicazioni globali: quanto inquina,
quante e quali risorse naturali sono
state utilizzate per produrlo o tra-
sportarlo, rispetto al comportamento
dell'azienda che lo produce o lo com-
mercializza (rispetto delle leggi,
rispetto dei diritti umani, rispetto dei
diritti sindacali, rispetto dell'ambiente
e degli animali, rispetto alla traspa-
renza dell'operato in relazione ad es a
regimi oppressivi o alla guerra) al fine
di ottenere dalle imprese un compor-
tamento più attento ai diritti umani e
sociali e all'ambiente.
Il "consumatore critico" fa la spesa
essendo consapevole delle implicazio-
ni globali della sua scelta e sentendo-
si responsabile dei destini del pianeta
e degli esseri che lo abitano, almeno
nella misura in cui incide su di essi e
può contribuire a modificarli.


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