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Numero 11 del 2006

Finanziaria che verrà: facciamo i conti


Foto: Finanziaria che verrà: facciamo i conti
PAGINA 45

Testi pagina 45

noidonne novembre 2006 45
racconta le incredibili vicissitudini che
hanno accompagnato le riprese del film,
iniziate cinque anni fa. Gli integralisti
religiosi, infatti, hanno bruciato il set,
inizialmente realizzato a Varanasi, una
delle città sante dell'India, dopo che i
ghats (gli accessi al fiume) erano stati
ripuliti dal fango ed era stato ricostrui-
ta una scenografia del 1938. Ci sono
state manifestazioni contro la regista, la
sua famiglia è stata minacciata e le sue
foto bruciate in piazza, lei stessa infine
ha ricevuto minacce di morte. Per due
mesi, alla fine delle riprese, Deepa ha
dovuto girare con la scorta: ora si resta
in attesa delle reazioni che potranno
esserci in India quando il film uscirà
nelle sale, a novembre.
Water, il terzo film della trilogia degli elementi
contro la violenza e l'impunità
A colloquio con
Deepa Mehta
Durante la conferenza stampa
Deepa appare calmissima, così
minuta e composta nel suo sari
azzurro, con i capelli lunghi che le
incorniciano il viso segnato e
intelligente, ma anche decisa e
forte nel parlare alla gente della
condizione delle donne e, in gene-
rale, della condizione di tutti colo-
ro che subiscono emarginazione e ingiustizie. Le immagini dei
suoi film denunciano senza altisonanti discorsi, lasciano trac-
ce indelebili. Incontrarla alla Casa del Cinema fa pensare
quanto lontana e, al tempo stesso, vicinissima a noi sia la sua
cifra interiore rispetto alla questione femminile, alle domande
che le vengono poste sull'India, all'analisi dei rapporti tra reli-
gione, libertà, critica e cinema.
Quanto è cambiata negli ultimi decenni la condizione delle
vedove descritta nel film? Ci sono ancora bambine nelle
condizioni di Chuyia (la piccola protagonista del film)?
Nel 2001 erano presenti in India 34 milioni di vedove, di cui
almeno 12 milioni recluse negli ashram, l'unica differenza è
che non si vedono più vedove-bambine lasciate nelle condi-
zioni del film ma giovani donne di 18-20 anni sì. Questo acca-
de soprattutto nelle città sante indù.
A chi si rivolge il film?
Water è un film che parla della condizione umana, perché
dovunque ci sono situazioni in cui qualcuno emargina l'altro
in nome del potere: questo non riguarda soltanto le donne ma
tutti i piccoli, i deboli, le persone ritenute inferiori dalle socie-
tà in cui viviamo. Quando ho presentato il film in USA si è
alzata una donna e ha detto "da noi non trattiamo così le
donne ma gli anziani", e in Australia "da noi gli aborigeni", in
Canada "da noi gli indiani" e così via. Io racconto storie, sono
una regista, la storia dell'oppressione femminile è una storia di
secoli ed io penso ai film come farebbe una donna, se doves-
si descrivere la realtà esatta farei documentari. So che sareb-
be ingenuo credere che i film possano "fare la differenza" ma
possono cominciare a provocare una discussione e un dialogo
su argomenti duri e difficili.
Water parla anche del conflitto fra religione e coscienza?
Sì, è esattamente questo il motivo per cui ho girato il film: se
le persone applicano la fede in modo cieco e ossessivo com-
piono atti disumani, in tutte le religioni è lo stesso. Il mondo
diventa sempre più intollerante e sfrutta la religione per com-
piere atti orribili. Ho parlato delle donne vedove per mettere il
dito nella piaga, è un esempio di come le donne, le persone,
vengono emarginate con il sostegno della religione. I manife-
stanti che erano contrari al film lo consideravano anti-hindù
poiché ritengono che le vedove debbano vivere vite segregate
e di sacrificio ed essere adorate.
Perché ha scelto di inserire la figura del mahatma
Gandhi nel suo film?
Gandhi è il simbolo della liberazione dell'India dal coloniali-
smo; lui intendeva non solo liberare il paese politicamente ma
anche, a poco a poco, liberarlo da ogni aspetto dell'emargina-
zione sociale, come nel caso delle vedove. Il fondamentalismo
indù ha ucciso Gandhi ed ha cercato oggi di bloccare le ripre-
se del film: negli ultimi sette anni tutti i fondamentalismi
(islamico, cattolico in USA, indù) stanno risorgendo nel
mondo ma i veri motivi sono legati al controllo economico.
Come faceva Gandhi è importante insegnare alle donne un
lavoro e con esso l'indipendenza economica, che può risolve-
re parte del problema, perché una donna-vedova a casa
"costa".
Water è il terzo film di una "trilogia degli elementi".
Cosa accomuna le tre opere?
Innanzitutto il punto di vista dalla parte della donna. Fire è sul
rapporto tra politica e sessualità, mentre Water parla del rap-
porto tra politica e religione. Ma la cosa più importante è che
non voglio trasmettere, attraverso le mie opere, messaggi pre-
definiti, piuttosto quando scrivo le storie dei miei film, in par-
ticolare Water, voglio che ci siano dentro umanità ed emozio-
ni, che possano arrivare a chi li vede.
Il film rappresenterà il Canada agli Oscar. Che ne pensa?
Ne sono onorata perché vivo in Canada da anni (ho la cittadi-
nanza) ed è veramente un paese multiculturale, inoltre la pro-
duzione è canadese. Credo di poter essere canadese e indiana
allo stesso tempo, la nomination può eliminare le barriere,
ciascuno può sentirsi parte del paese dove vive, oltre che di
quello dove è nato.
E.C.


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