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Numero 11 del 2006

Finanziaria che verrà: facciamo i conti


Foto: Finanziaria che verrà: facciamo i conti
PAGINA 42

Testi pagina 42

novembre 2006 noidonne42
Il nostro viaggio alla scoperta di luoghinei quali il pensiero ci stimola e non ci
fa sentire sole, dopo la tappa di Manto-
va non può che prevedere Modena, col
suo Festivalfilosofia (15 / 17 settembre)
di qualche anno più giovane ma già as-
surto a "must".
Non si deve cadere nella tentazione
di associare al termine filosofia qualco-
sa di impraticabile e di impossibile. An-
zi, passando per Modena durante i gior-
ni del festival ci si riconcilia con questa
disciplina, si scopre che ci appartiene
da sempre e che di essa dobbiamo riap-
propriarcene.
Festivalfilosofia è un grande Amico.
Quello che regala, senza chiedere niente
in cambio (nemmeno il biglietto d'in-
gresso), che ti accoglie a braccia aperte,
ti prende per mano e ti accompagna nel
mondo dei pensieri e delle idee senza
spaventarti e senza farti vergognare di
averne di tue. Idee che potrebbero essere
condivise persino da alcuni dei maggio-
ri pensatori del nostro tempo.
L'edizione del 2006 ha affrontato il
tema dell'Umanità e come sempre il co-
involgimento dei sensi è totale. Dal cibo
(gusto e olfatto) alla mostra, al film (vi-
sta), al concerto di musiche scelte "ad
hoc" (udito) e al tatto ti rendi conto che
la filosofia ti appartiene e ti nutre aiu-
tandoti a prendere tempo e a capire le
cose. L'attenta e profonda articolazione
nasce da un impianto straordinario
concepito da menti dotate di una cono-
scenza e di una capacità progettuale
non comune, come testimoniò l'intervi-
sta alla direttrice che 'noidonne' ha pub-
blicato qualche tempo fa.
Ben quattro le filosofe ospitate que-
st'anno!
EVA CANTARELLA (sul tema 'Pe-
nelope. La tessitura del femminile nella
Grecia Antica') è Professoressa di diritto
romano e diritti dell'antichità presso l'U-
niversità di Milano. Con un linguaggio
chiaro e semplice ha entusiasmato l'in-
tera platea raccontandoci quanto dal
621 a.C. sia stato tramandato nella le-
gislazione contemporanea. Chi ricorda
che il delitto d'onore in Italia è rimasto
attivo fino al 1981? Avete mai avuto la
percezione che le donne incontrate da
Ulisse rappresentassero modelli femmi-
nili ripresi dalla legislazione? Penelope:
bella, di una obbedienza assoluta agli
uomini di casa, riservata, silenziosa -
parla solo quando interpellata -, una
donna perbene contrapposta a Calypso,
Circe, seducenti e seduttrici. Quanto e
che cosa è cambiato anche alla luce di
recenti sentenze che hanno attribuito
pene minori?
LUISA MURARO (sul tema: 'Ritor-
no al regno di percezione. La creazione
politica dell'umanità') è un nome im-
portante e che si voglia o no è una don-
na col cui pensiero comunque dobbia-
mo misurarci. Eravamo in tante e da
tante città italiane ad aspettarla a Sas-
suolo. Salutata da un lungo applauso,
lei ha cominciato partendo dal mito
della caverna. Caverna come metafora
dell'utero e matrice della vita che dimo-
stra e afferma che, essendo tutti nati di
donna, è la relazione materna che ci ac-
comuna. La relazione materna nasce
con l'accettazione da parte della madre
del figlio dentro di sé. La vita come in-
dipendente dal modello materno è un
modello fuorviante.Ecco perchè gover-
nare diviene sinonimo di cura e di cu-
stodia, e l'azione politica sinonimo di
azione fatta da persone che amano la
giustizia e il bene e che vivono la politi-
ca come una pratica relazionale, con
gratitudine e sapendo vivere la dipen-
denza.
ROBERTA DE MONTICELLI (Sul
tema 'Eva Pensante. Uno sguardo Nuo-
vo sul fragile confine dell'Umanità') si
presenta molto umilmente e dice che,
pur non avendo alcuna teoria della dif-
ferenza, ispirata dalla produzione di
donne (Simone Weil, Shein, Zambrano e
Jeanne Hersch in particolare) propone
Chi ha paura della filosofia?
Modena
Graziella Bertani
concetti e autori
Tu come ti sei chiamata?
Ci sono nomi che mettono allegria. Altri ci spaventano. Alcuni sono misteriosi o
impronunciabili, come quello di Dio, nascosto nella Torah. Nome supremo e magi-
co che per la teoria cabalistica del linguaggio è esso stesso origine del mondo.
Così come è origine, di discendenza familiare, l'attribuzione del nome al bambino
che nel microcosmo domestico, al pari dell'altro, inventa e crea.
"Nomen omen" dicevano i latini. Il nome come auspicio. Incantesimo sociale.
Destino. Identità. Nel nome è nascosta in potenza l'essenza di chi lo porta, in una
relazione strettissima tra individuo e parola che lo designa. Eredità familiare che
racconta meno di quel che cela. Che ci si chiami come la nonna o l'attrice preferi-
ta da papà che il nostro nome sia quello di un Santo, eroe, martire o semplicemente
amore di gioventù della mamma resta sempre un atto ricevuto dal quale per tutta
una vita quasi mai ci si discosta. E' un potere che non ci compete, un coraggio che
non vogliamo perché l'attribuzione dei nomi rimarca e fissa la volontà della fami-
glia di metterci in determinati ruoli.
Nell'ottica immobilista e organizzata di una società cambiare nome crea disordine.
Ma fingere di essere qualcun altro è tra i giochi preferiti di bambini e adulti. E' l'a-
lias dell'artista, patente di libertà, nome d'arte o di battaglia per scrittori e com-
battenti. Fuori dal gioco può succedere che anche una vita integrata e organizzata
subisca cambiamenti. Non siamo più quelli di ieri e ci guardiamo con tenerezza
consapevoli di essere diventati qualcos'altro. Può capitarci più volte o anche mai,
ma quando un nome non ci rispecchia più e ci sentiamo ormai lontani dall'imma-
gine che quel suono evoca varrebbe la pena cambiare. E con fatica vincere il tabù
dell'attaccamento per sperimentare quella distanza dalle convenzioni che recide gli
ormeggi prospettandoci una navigazione spaventosa, forse, ma libera di essere
stata scelta.
Emanuela Irace


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