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Numero 10 del 2006

Violenza: sconfiggere la paura


Foto: Violenza: sconfiggere la paura
PAGINA 46

Testi pagina 46

Le domande poste nelle varie intervistedi questo ciclo, sempre le stesse per
consentire un raffronto tra posizioni an-
che molto diverse, sono state rivolte a
donne e uomini nella convinzione che
fosse importante coinvolgere nel dibatti-
to critico anche questi ultimi. Una valu-
tazione su questa ricerca la lasciamo al-
le lettrici e ai lettori di noidonne. Varrà
una sola notazione: tutti si sono più o
meno espressi per l'inesistenza di una
categoria letteraria di "poesia femmini-
le" a favore di un concetto di "poesia
scritta da donne". Esistono cioè donne
che scrivono poesia, a volte di grande
qualità. Più o meno come i colleghi uo-
mini: la parità dei sessi insomma, con la
differenza che se è difficile distinguere i
temi e gli stili della poesia scritta da
donne, è sicuramente più facile ricono-
scerne una discriminazione sul piano
editoriale. Mauro Ferrari, poeta, scritto-
re e saggista. Ha pubblicato le raccolte
poetiche "Forme" (1989), "Al fondo del-
le cose" (1996) e "Nel crescere del tem-
po" (2003); i racconti "Storie da Novi"
(1994); e un volume di saggistica "Poe-
sia come gesto, appunti di poesia"
(1998). È direttore della rivista di poe-
sia "La Clessidra" e direttore artistico
della casa editrice Joker.
Secondo Lei esiste la categoria di
poesia femminile, con specifiche sue
caratteristiche e peculiarità di temi
affrontati?
È difficile parlare di "poesia femmini-
le" come una categoria a se stante senza
incorrere in strali più o meno giustifica-
ti. Si può dire che la poesia è già tanto
frammentata che non c'è bisogno di
un'ulteriore suddivisione; si potrà anche
dire, al contrario, che il fenomeno poe-
sia è tanto universale da non sopporta-
re aggettivazioni così banali e non lette-
rarie. L'unica cosa che conta è la quali-
tà, anche a costo di abbattere barriere
di genere, suddivisioni, scuole, sessi ecc,
ecc. Però, se è vero che nell'ottanta per
cento dei casi è possibile dire con una
certa sicurezza chi ha scritto un testo
(ed è così), allora vuol dire che qualche
tratto distintivo deve pur esserci. Io ne
sottolineerei due, a volte opposti a volte
convergenti, che credo connotino con
una certa frequenza (ma non so con
quale utilità e a che fine critico) non
tanto una "scrittura al femminile", ben-
sì una donna che scrive poesia. Il primo
è una attenzione parossistica al proble-
ma dell'identità, dell'Io, o diciamo una
cura peculiare nel porre l'Io intimo e pri-
vato al centro del proprio mondo più
che come punto di vista da cui osserva-
re un mondo. Il secondo tratto frequen-
te mi pare essere un'attenzione estrema
verso forti connotazioni espressive: una
espressività che, è ovvio, è sì collegata
alla ricerca e affermazione identitaria
del primo punto, ma che a volte cozza
con tanta (non)poesia (femminile e ma-
schile) di pura "comunicazione dei sen-
timenti" […].
Qual è lo stato di salute della poesia
scritta da donne? Riscontra una dis-
criminazione rispetto agli uomini?
Lo "stato di salute" direi che è buono,
almeno se si considera il parallelo e in-
negabile crollo della centralità episte-
mologica della poesia, che si è avviato
due secoli fa e che adesso sta intaccan-
do la stessa motivazione dello scrivere.
Discorso lungo e complesso, comunque.
Alla seconda domanda risponderei di
no, almeno a prescindere da casi singo-
li che, comunque, sono anche riscontra-
bili per gli uomini. Piuttosto, io credo
che la supposta editoria nazionale ab-
bia fatto non poche scelte idiosincrati-
che e contingenti: in una parola, errate
e false: molte delle migliori poetesse og-
gi pubblicano con editori minori. Ma
questo forse vale, allo stesso modo, per
gli uomini.
Proponendo un canone al femminile
del Novecento che nomi farebbe?
Marisa Rosaria Madonna, Biagia
Marniti, Daria Menicanti e Fernanda
Romagnoli. E poi vorrei dare un piccolo,
non esaustivo, elenco personale di poe-
tesse che valgono più di altre giubilate
da certa editoria e critica, e che invece
naufragano nell'insipienza e nella bana-
lità (qui permettetemi di non fare nomi).
Citerei almeno Valeria Rossella, Gabrie-
la Fantato e Anna Maria Farabbi. Fra le
più giovani, ma ben attrezzate e in pos-
sesso di una forte cifra personale, evi-
denzierei Silvia Zoico e Roberta Bertoz-
zi: due nomi da cui è lecito attendersi
un libro di peso, spero al più presto.
ottobre 2006 noidonne46
L’Io al centro del mondo
Intervista a Mauro Ferrari
Luca Benassi
Sognando
Sognando, stavo interpretando il sogno
della mia morte. Discendendo scesi
schiume subito aperte
sotto la schiena. Ah quante braccia alzavo
verso l'oblò celeste!
Verso l'eternità che si sfilava
dallo spirito mio
come una povera veste.
Fra che stelle di melma
sarei schiantata, a che mi partoriva
la nebulosa che s'era finta Iddio?
Nel buio! Assassinata! Finché un raggio
infilando la cruna d'un'imposta
corse da me pungendomi la palpebra
con una spina di rosa
m'accusava ch'ero viva.
Fernanda Romagnoli
con Mauro Ferrari si chiude la
ricerca sulla poesia delle
donne nel Novecento che ha
coinvolto poetesse, direttrici di
riviste del settore e critici


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