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Numero 9 del 2006

Il grande nulla


Foto: Il grande nulla
PAGINA 32

Testi pagina 32

settembre 2006 noidonne32
Anche quest'anno arriva Ramadan:iniziando 10 giorni prima dell'anno
scorso, il mese del digiuno si avvicina
pericolosamente a coincidere con l'esta-
te - un Ramadan sempre più caldo e con
giornate sempre più lunghe in cui la rot-
tura del digiuno non sembra arrivare
mai. Il ritmo della vita rallenta, la gior-
nata lavorativa è più corta, durante le
ore di luce non è permesso - per legge -
mangiare, bere e fumare in pubblico, se
non in aree designate (e si rischia di
passare la giornata in gattabuia - a di-
giunare! - se si viene sorpresi a farlo). Di
fatto I ristoranti sono chiusi di giorno e
riaprono al tramonto e diventa difficile
trovare qualcosa da mettere sotto ai
denti. Per tutto il mese, l'attenzione è ri-
volta al sacrificio, alla penitenza, alla
preghiera e alla solidarietà, le persone
vestono modestamente, cercano di esse-
re più gentili e disponibili - ogni sera
poi, dopo una folle e affannata corsa in
macchina nel peggior traffico del mon-
do, ci si ritrova con parenti e amici a
rompere il digiuno. Quasi come fosse
Natale tutti i giorni, per un mese, ogni
sera si festeggia in famiglia la benedi-
zione del 'pane quotidiano'. Nei minuti
che precedono il calare del sole nel Gol-
fo Persico, l'aria si fa calma, le strade si
svuotano, gli Imam di tutte le moschee
chiamano i fedeli alla preghiera e scen-
de una pace irreale. La mia tradizione è
che ogni anno durante Ramadan passo
una giornata a casa di Maitha, una ra-
gazza Emarati, la cui famiglia ad Al
Ain mi ha 'adottato'. Maitha, così come
le sue 5 sorelle e 4 fratelli, è una Sheikha
- suo nonno combatté a fianco dei Bri-
tannici contro gli Omaniti all'inizio del
'900 e si guadagnò il titolo di Sheikh, ti-
tolo che passa ancora oggi a tutti i suoi
(tanti) discendenti. Essere Sheikh vuol
dire tante cose in questa società - ma
durante il Ramadan, questo titolo signi-
fica il dovere di servire la comunità dei
poveri e disagiati. Innanzitutto il palaz-
zo di famiglia, o meglio, la residenza
delle donne, durante il Ramadan rima-
ne aperto. Letteralmente la porta è aper-
ta e chiunque, purché di sesso femmini-
le, può entrare a recare omaggio alle
Sheikhe, le quali con pazienza passano
le giornate ad accogliere le visitatrici e
le loro richieste - di denaro, di favori, di
aiuto, di lavoro. La Sheikha madre, Shei-
kha Maryam, osserva tutto da sotto il
suo burqa dorato. La voce stridula di
chi non ha più molti denti, accoglie tut-
te le ospiti con le forme rituali dell'ospi-
talità beduina - una complicata danza
verbale di benvenuto in cui ci si bacia
sulla guancia ripetutamente e ci si in-
forma più volte dell'altrui salute, prima
di essere invitati a sedersi sul divano
(quando lei entra nella stanza, ci si al-
za sempre rigorosamente in piedi e si at-
tente che lei ci presti attenzione, il che
dipende in parte dal rango sociale di
appartenenza). Nel frattempo attorno
alle cucine tutti si danno un gran da fa-
re. Per camuffarmi, mi sono vestita co-
me Maitha, con la kandoura e un'aba-
ya, l'abito lungo nero, un velo attorno al
collo, pronto per essere posizionato sul-
la testa nel caso un uomo della famiglia
arrivi nelle cucine. Questa volta ho por-
tato anche io il mio piccolo contributo
alla cena: tagliatelle al pesto siciliano!
Le cucine non sono propriamente come
immaginiamo noi… la maggior parte
del cibo è preparata all'aperto sotto una
tettoia di alluminio. Enormi bombole di
gas fanno funzionare fornelli poggiati in
terra. Al lavoro ci sono tre cuochi e al-
meno quattro o cinque ragazze del per-
sonale di servizio. Le sorelle di Maitha,
Aysha e Fatima (quelle più anziane)
Il Ramadan a casa di Maitha
Viaggi svelati
Marzia Beltrami


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