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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
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Testi pagina 5

noidonne giugno 2006 5
Ormai è “femminicidio”
Mi ha fatto molto piacere vedere Noidonne rinnovata, e que-
sta nuova versione la trovo gradevole ed interessante. L'impegno
emerge dai vostri articoli, e questo vi fa onore.
Vi scrivo addolorata da questi troppo frequenti fatti di crona-
ca che vedono le donne vittime di mariti-compagni-fidanzati ge-
losi, impauriti, depressi divenuti violenti, perché per mettere fine
a qualcosa che una volta avrebbe richiesto dialogo oggi hanno
utilizzato - come in molti telefilm che la televisione trasmette -
la via più veloce, quella della violenza, appunto.
In particolar modo mi colpisce questo ultimo fatto della ra-
gazza, incinta di nove mesi, ferita e seppellita ancora viva. E' un
evento che mi fa venire la pelle d'oca e mi porta a chiedervi di pro-
muovere una campagna contro la violenza alle donne, non solo
valorizzando le figure femminili che si distinguono per il loro ope-
rato, ma anche promuovendo costantemente l'attenzione al pro-
blema, i suggerimenti utili, la promozione delle buone prassi di
sostegno per coloro che sono uscite dalla violenza subita, per
non fare cadere l'attenzione su di un problema che deve essere
combattuto.
Rosa, Bologna
Cara Rosa,
la tua sollecitazione giunge più che mai opportuna e tutte ci sen-
tiamo vicine alla questione che tu sollevi. Non passa giorno che la
cronaca non registri una violenza su una donna. Sembrano essere
diventati una modalità di relazione degli uomini con le donne, o
meglio di non-relazione. Arrecare danno, sopprimere è un modo per
negare/negarsi all'altro. Date le proporzioni, si tratta veramente di
un'emergenza che come tale deve essere percepita dalle donne e de-
ve essere trattata dalla politica e dalle istituzioni. Si parla di fem-
minicidio perché ci uccidono se lasciamo e se ci facciamo lasciare,
se consentiano o se dissentiamo, se parliamo o se taciamo. L'episo-
dio cui tu fai riferimento è stato particolarmente violento perché as-
solutamente incomprensibile e fuori da ogni logica. Quella giovane
non aveva chiesto nulla, era pronta insieme alla sua famiglia a so-
stenere il carico veramente pesante di crescere un figlio da sola. Non
è bastato ed è stato come se quell'uomo (inadeguato definirlo tale)
abbia provato a negare l'evidenza. Nove mesi non sono stati suffi-
cienti per razionalizzare una realtà e gestirla, magari rifiutandola,
ma comunque per entrarci in relazione. Follia o patologica imma-
turità? Qualcuno potrà stabilirlo nelle sedi opportune. Le cronache
hanno riportato che in prigione l'assassino è stato emarginato dagli
altri carcerati perché il suo atto è fuori dal codice non scritto del-
l'autolimitazione al delinquere. Non è stata l'uccisione della donna,
ma della donna incinta, a far scattare questa ostracizzazione. Se-
gno, almeno, che il senno non è perduto per sempre e ovunque. Noi-
donne nei prossimi mesi dedicherà spazio e attenzione alla violen-
za sulle donne, cercherà di capire le ragioni di tale recrudescenza,
interrogherà esperti e darà voce alle realtà che si dedicano da anni
ad assistere le vittime di violenza. C'è tanto da conoscere e da stu-
diare. C'è da trovare, oltre la denuncia e la sensibilizzazione asso-
lutamente necessaria, la strada per prevenire e rendere partecipe la
comunità di un fenomeno che ci è più vicino di quanto non sia per-
cepito. O di quanto non sia ammesso. Faremo la nostra parte insie-
me alle nostre lettrici, alle quali chiediamo collaborazione fin da su-
bito per segnalarci casi, esperienze e riflessioni.
Tiziana Bartolini
Cara direttora


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