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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
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Testi pagina 29

noidonne giugno 2006 29
spesso inconsapevolmente, vanno a mo-
rire in guerre che servono a riempire i
conti in banca di pochi, "i matrioti com-
battono le loro battaglie quando devo-
no, ma non fanno uso di violenza per ri-
solvere i conflitti". E scrive an-
cora Sheehan: "il matriottismo
si situa all'opposto, non per di-
struggere, ma per portare as-
sieme lo yin e lo yang, e gettar
fuori di bilancia il militarismo
connesso al patriottismo. Non
tutte le persone sono madri,
ma c'è una verità universale
che nessuno può contestare,
per quanto ci si metta (e crede-
temi, alcuni lo faranno), e cioè
che tutti hanno una madre. Le
madri danno la vita e, se il
bimbo è fortunato, le madri
nutrono la vita. Se un uomo ha
avuto una madre che ha nutri-
to la vita, allora ha già una
base di "matriottismo". Un ma-
triota maschio o femmina ama
il suo paese, ma non al punto
di dire "sto con il mio paese
che abbia ragione o abbia tor-
to"... il matriota sa che il suo
paese è in torto nell'aver ucci-
so migliaia e migliaia di inno-
centi esseri umani, e deve ri-
sponderne. Un vero matriota
non lancerà mai una bomba
atomica, o bombe al fosforo
bianco, radendo al suolo città
e villaggi, e non controllerà ae-
roplani a migliaia di chilome-
tri di distanza per
uccidere uomini,
donne e bimbi in-
nocenti" (Cindy
Sheehan, 22 gen-
naio 2006, invia-
tomi da M.G. Di
Rienzo).
Questo tipo di
contrapposizione
posta da una
donna come la
Sheehan, non ap-
partenente alla
militanza femmi-
nista, ma nata in
un paese in cui il
femminismo è
storicamente ra-
dicato, ci ricorda una insindacabile,
pur se piccola, verità: il tipo di materno
cui fanno appello le molte donne che, a
partire dal loro essere madri, protestano
contro la guerra, la pena di morte e le
ingiustizie sociali, non è il materno del-
la mistica e della retorica patriarcale.
Di più: è una concezione ed una pratica
della maternità, intesa come scelta e
non come destino, possibile solo a par-
tire dalla progressiva liberazione com-
piuta dalle donne grazie al femminismo
e grazie ad una loro attiva e significati-
va partecipazione alla vita politica e
sociale. In via parentetica, vale forse la
pena ricordare che le donne nei ruoli de-
cisionali, intorno al 50% durante il regi-
me sovietico, sono sotto il 10% nell'ex
Urss di oggi, in cui l'opposizione politi-
ca di associazioni indipendenti di don-
ne sta diventando sempre più importan-
te.Le donne che si oppongono alla vio-
lenza in quanto madri, donatrici di vi-
ta, sono quel "corpo sociale che trova
una qualche sintesi", scaturito grazie al-
la assunzione di una nuova coscienza
politica, cui fa riferimento Luisa Muraro
nel suo L'ordine simbolico della madre,
dove leggiamo anche: "Prima della poli-
tica delle donne, molta espe-
rienza femminile era corpo
selvaggio. Per questa esperien-
za, che è fuori dall'ordine so-
ciale o vi è dentro ma infelice-
mente, c'è solo un ordine sim-
bolico possibile: il riferimento
all'autorità della madre. Que-
sta rappresenta infatti il prin-
cipio che ha in sé la più gran-
de capacità di mediazione,
poiché riesce ad immettere nel
circolo della mediazione il no-
stro essere corpo insieme al
nostro essere parola". Non la
mistica della maternità, ma la
madre, come corpo sociale o
corpo selvaggio, ci interessa
valorizzare. Mettere insieme
corpo e parola, dolore e de-
nuncia, pratica e teoria. Co-
me quando a idee antimilita-
riste e femministe si accostino
concrete pratiche di disobbe-
dienza nonviolenta, come
fanno le organizzazioni delle
madri nelle varie parti del
mondo. E questa mi sembra
una buona ragione per appel-
larsi al materno, distinguen-
dosi dalla retorica faziosa dei
movimenti conservatori e cat-
tolici.
da Fatema Mernissi a Tamara Chikunova, da Cindy Sheehan
alle Madri di Plaza de Mayo, una riflessione sul valore del
materno, con le opportune distinzioni e sfumature


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