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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
PAGINA 23

Testi pagina 23

noidonne giugno 2006 23
Finanza: conoscere per capire
le domande delle lettrici
Ho ereditato in questi giorni una discreta somma, e moltimiei amici mi consigliano di investire in Svizzera, in
titoli di nazioni diverse.
Ma non è vietato investire all'estero?
Cristina - Como
No, non è vietato di per sé trasferire somme all'estero,
anche solo per tenervi i propri risparmi e lecitamente inve-
stirli nel modo migliore. Occorre però trasferirli alla luce del
sole, tramite banca, inserirli nella dichiarazioni dei redditi
(quadro RW) e sottoporli a tassazione esattamente quanto in
Italia.
Il punto è un altro: conviene farlo, in termini di costo e di
rendimento?
Direi proprio di no, se non si è dei grandi esperti. Anzitutto
ci sono le spese di custodia e di amministrazione, ben più alte
di quanto normalmente chiedano le banche italiane. Poi ci
sono spesso una miriade di piccole spese ingiustificate, come
i minimi annui, le cosiddette commissioni per la cifra, per il
fermo posta, ecc.
Infine la tassazione degli interessi (in caso di possesso di
obbligazioni) o dei dividendi (in caso di possesso di azioni)
diventerà via via più alta che in Italia, raggiungendo nel
2011 il 35%, ovvero quasi il triplo di quanto oggi un cittadi-
no italiano paghi in Italia (12,50%). Se anche dovesse succe-
dere, come previsto, che il governo italiano in un prossimo
futuro aumenterà la tassazione delle rendite finanziarie fino
al 20%, la situazione sarebbe comunque più conveniente per
il risparmiatore.
Ci si può chiedere allora perché molte persone ancora
detengano forti somme in Svizzera, se in fondo non ci si gua-
dagna niente. Beh, spesso la spiegazione è molto semplice: da
oltre vent'anni a questa parte i soldi espatriano di nascosto
sostanzialmente se di provenienza criminale (droga, corru-
zione…) o evasiva, cioè se si tratta di guadagni in nero. Più
di rado per aggirare le norme sulle eredità o per timore di
sequestri giudiziari: e si tratta sempre di persone con qualco-
sa da nascondere. Infatti tutti questi soggetti si guardano
bene da effettuare comunicazioni ufficiali su quanto trasferi-
scono o posseggono all'estero, e usano spesso canali illeciti
per amministrare il loro patrimonio.
Non credo che lei, cara lettrice, abbia queste intenzioni.
C'è un'ultima considerazione da fare sugli investimenti
all'estero: se si tratta di investimenti in valute diverse dal-
l'euro, si deve tener conto anche del "rischio cambio". E' sì
vero che in alcuni casi i rendimenti sono elevatissimi (ad es.
15-20% annui rispetto ai miseri 2-3% che si ottengono nor-
malmente in Italia per un'obbligazione quotata), ma tali
valori sono spesso espressi in valute locali, ben più soggette
a rischi di inflazione o di instabilità politica ed economica.
Evitiamo questi errori, teniamoci ben stretto il nostro euro, e
valutiamo con attenzione altre valute, ma solo se affidabili.
Dollaro americano, sterline inglesi, franchi svizzeri posso-
no dare qualche delusione a causa del cambio, ma è un
rischio controllabile. Si può dire lo stesso di Lire turche, Zloty
polacchi o Talleri sloveni? Chissà. E sareste tranquilli a tene-
re una bella fetta dei vostri risparmi in Argentina, in Corea o
in Medio Oriente, anche se vi rendessero il doppio? Non credo
proprio.
Paolo Glaviano
Agenzia di Stampa ActionNews
www.actionnews.it redazione@noidonne.org
Recentemente la Fondazione Adkins Kiti e la Fondazione Censis hanno presentato una interessante
ricerca relativa alla figura femminile nei media europei da cui emergono alcune riflessioni che con-
fermano come, in particolar modo, nel nostro Paese la figura femminile resti ancorata, nel mezzo
televisivo, su stereotipi lontani e poco riconducibili alla vita della maggior parte delle donne.
Nella indagine si evidenzia che nei programmi di varietà, talk show o reality qualcosa sembra essersi mosso : le vallette non sono più
mute, ampio spazio viene dato alla figura delle top model, spesso chiamate a chiudere con sfilate anche eccentriche i telegiornali e quin-
di ad alleggerirne la pesantezza, situazioni e vicende rappresentate hanno spesso donne protagoniste che però meno frequentemente
(solo per il 10%) sono anche conduttrici. Lo spazio offerto alla figura femminile sarebbe dunque "ampio" ma generalmente gestito da
una figura maschile. Un altro dato significativo è la distribuzione per età: per oltre il 60% dei casi si tratta di donne giovani o giova-
ni-adulte. Le donne anziane non vengono rappresentate (solo per il 4,8%), come non appaiono le donne di basso ceto. Lo stereotipo è
quello di una donna vestita, truccata ed agghindata di tutto punto, uno modello che si riflette anche nel tipo di trasmissione: la voce
moda, spettacolo, bellezza nei palinsesti raggiunge il 38% contro il 6,8% dedicata al disagio sociale, l'8,2% alla devianza, il 6,6% alla
cultura. In quest'ottica, esemplare è il dato sulla figura dell'esperto, dove la donna sembrerebbe aver conquistato uno spazio conside-
revole: nel 23% dei casi compare la figura di una o più donne. Ma attenzione: non si tratta di esperte di diritto, di medicina, di impre-
sa, sono esperte di natura, letteratura e soprattutto astrologia e generalmente non si richiede loro un approccio di natura problemati-
co-interpretativa ma piuttosto una descrizione delle situazioni.
Le donne che lavorano, che creano impresa, che fanno ricerca, che si impegnano nel sociale, spesso con grande sacrificio, che hanno
scritto pagine di storia mettendosi in gioco direttamente (ad es. il ruolo nella Resistenza) sono fuori dai circuiti della comunicazione o
perlomeno vi sono in modo poco significativo: una parità effettiva non è solo data dai numeri ma passa anche attraverso una comu-
nicazione più attenta e veritiera.
Dentro la comunicazione: dove sono le donne che lavorano?


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