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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
PAGINA 41

Testi pagina 41

Un argomento che coinvolge visceral-mente, quello delle mutilazioni
genitali femminili, come sempre quando
si rinnova il triste e secolare rito della
violazione del corpo delle donne, anzi
in questo caso, delle bambine. Questo
tema, che scuote l'opinione pubblica e
impegna tante associazioni umanitarie
(in prima linea è Amnesty
International), interessando antropologi
esperti ed organizzazioni femminili afri-
cane sulle implicazioni culturali, tradi-
zionali e sociali nonché sui risvolti
psico-fisici della pratica delle mutilazio-
ni, è oggi magistralmente affrontato da
un film del grande regista senegalese
Sembene Ousmane, opera già vincitrice
a Cannes 2004 nella sezione Un Certain
Regard e distribuito solo oggi in Italia
dalla Lucky Red. Oltre alla bellezza pit-
torica - ogni scena sembra un quadro
dove la luce, i colori e i suoni dell'Africa
raggiungono vertici altissimi di espres-
sione estetica - il film sbalordisce per la
potenza della storia raccontata, per la
minuziosa ricostruzione di ciascun seg-
mento ambientale, psicologico, antro-
pologico, per la poesia e l'umanità che
trapelano da ogni immagine e da ogni
dialogo, anche nei momenti più dram-
matici. La protagonista, Collé Ardo
(una bellissima donna dal ventre mala-
mente ricucito, interpretata dall'attrice
Fatoumata Coulibaly) vive in un villag-
gio del Senegal dove viene praticata
abitualmente l'escissione, il Salindé: lei
però, a causa delle difficoltà nel parto-
rire e delle sofferenze che tale mutilazio-
ne le ha procurato, ha rifiutato sette
anni prima di praticarla a sua figlia,
dando vita ad un precedente unico nel
suo genere. Per questo alcune bambine
fuggite dall'escissione si rifugiano presso
di lei in cerca di protezione e Collé
riesce a salvarle grazie all'applicazione
del moolaadè, la protezione accordata
convenzionalmente a qualcuno che
fugge, una sorta di diritto d'asilo rico-
nosciuto tradizionalmente così come la
mutilazione. Dunque un vero e proprio
scontro di simboli, ciascuno dei quali
riconosciuto come sacro e inviolabile
dalle autorità religiose, che metterà in
crisi il sistema omocentrico (gli uomini
bruciano le radio delle donne perché
queste non recepiscano idee corruttrici)
e bigotto del villaggio. La forza del film
è proprio questa: Collé sfida il sistema
costituito utilizzando le sue stesse rego-
le, passando attraverso un espediente
tradizionale e comprensibile al suo
popolo, convinta che la religiosità pro-
fonda non sia legata a regole cruente
ma alla solidarietà ed all'accoglienza.
Pagherà a suon di frustate la sua posi-
zione anticonformista ma la sua resi-
stenza aprirà le porte al vento della
ribellione e le donne si uniranno a lei
nella lotta gettando via, in una scena
altamente simbolica da vero rituale
guerriero, i coltelli con cui le "mamma-
ne" locali praticano le mutilazioni alle
ragazzine di
s e t t e - o t t o
anni. Il film
ci ricorda,
infine, quan-
to sia importante offrire sempre acco-
glienza ed asilo, come prevenzione alla
disperazione, alla violenza e alla morte.
"Le ragazze che non subiscono escissio-
ne - spiega il regista Ousmane - sono
delle Bilakoro, impure per il matrimo-
nio: solo la mutilazione eleva le ragaz-
ze al rango di spose, ponendole all'api-
ce dell'onorabilità, nel cerchio retto
delle madri felici. Queste donne sono
simbolo di purezza e onorano il marito,
il quale può così controllare la fedeltà e
sessualità delle sue spose. Per quanto mi
riguarda sono un fervente sostenitore
dell'abolizione dell'escissione: questo da
sempre ma ancor più in un periodo
come questo che vede estendersi a mac-
chia d'olio l'AIDS. Io parlo in tutte le
piccole radio dei villaggi e questo fa
muovere le popolazioni. In Africa non si
fa cinema per vivere ma per comunica-
re, per militare."
noidonne aprile 2006 41
Moolaadé, ovvero il diritto d’asilo
A tutto schermo
Elisabetta Colla
LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI OGGI NEL MONDO
Secondo le Nazioni Unite circa due milioni di bambine e ragazze ogni anno sono
vittima di mutilazioni genitali femminili e 120/130 milioni di donne nel mondo
hanno subito tale pratica. In Africa le mutilazioni sono praticate in ben 25 paesi
(soprattutto dalle popolazioni nomadi e dei villaggi rurali), oltre che in alcune
zone della penisola arabica, in Malaysia, in Indonesia ed all'interno di comunità
immigrate in Europa, America e Oceania. Il rito della Salindé è più antico dei tre
libri santi rivelati (Talmud, Bibbia e Corano) e, secondo alcuni antropologi, l'e-
scissione è originaria dell'Egitto dei faraoni da dove si sarebbe estesa all'Africa
Nera. Le mutilazioni provocano dolore, shock ed emorragie e ogni anno provoca-
no numerose vittime. "L'uso di strumenti non sterilizzati, spine di acacia e crini
può provocare infezioni, ingenerando danni permanenti agli organi, ascessi e
tumori benigni, oltre veicolare l'infezione da HIV. Le testimonianze di donne che
hanno subito le mutilazioni parlano di ansia, terrore, umiliazione e senso di tra-
dimento (dal rapporto Amnesty)". Solo in questo secolo, grazie alle battaglie delle
organizzazioni femminili africane, è stato possibile raccogliere alcuni risultati
concreti per iniziare a smantellare questa pratica legata ad una serie di importanti
tradizioni socio-culturali che non possono essere "demonizzate" con sufficienza o
leggerezza (pena una visione eurocentrica del mondo e del sapere) ma che vanno
affrontate con delicatezza e rispetto. Amnesty International e altre organizzazio-
ni umanitarie sostengono le battaglie del Comitato interafricano contro le mutila-
zioni (che ha compiuto quest'anno il ventennale), anche dal punto di vista eco-
nomico, oltre che attraverso la sensibilizzazione delle donne e dei governi al pro-
blema. Un passo importante è stata la ratifica, da parte di molti paesi, del
Protocollo di Maputo, ma manca una legge applicativa e, di fatto, esso rimane let-
tera morta. In Italia, dove le mutilazioni sono perseguite in base al codice penale,
è stata varata il 22 dicembre 2005 una legge sulle mutilazioni genitali femminili.


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