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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
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Testi pagina 2

Rita Borsellino ha vinto le primarie inSicilia. Chi ha preso le distanze da
questa modalità democratica, per orto-
dossia e per nostalgia di una politica
che non c'è più, ha dovuto prendere atto
di una volontà popolare pazientemente
coinvolta e motivata in un'attività
decennale. Un percorso che ha sconfitto
veti, prudenze e quella perversa logica,
sancita in una legge elettorale voluta,
pare, solamente da Berlusconi e, con
qualche mugugno, dall'UDC. Una logi-
ca perversa che prevedibilmente pena-
lizzerà le donne e sulla quale i vertici di
partito non hanno avuto difficoltà ad
accomodarsi. Rita Borsellino, in un
panorama nazionale non esaltante,
oggettivamente rappresenta un esempio
virtuoso. E naturalmente non solo in
virtù di un'eredità nobile, quella del fra-
tello Paolo, che sola non basta né a
spiegare né a costituire un patrimonio
quale le sue pratiche stanno mettendo
in campo in Sicilia.
L'intervista che Rita accorda al nostro
giornale, si è svolta tra un impegno e
l'altro: gli innumerevoli appuntamenti
sul territorio sono insieme pratica ed
elaborazione di un progetto. È questo
già un elemento di lettura su uno stile
che non delega e non si affida ai mezzi
tradizionali della politica. Quei mezzi
tradizionali che hanno prodotto quei
legami e quelle compromissioni con la
mafia e il sistema mafioso. Parla con
voce ferma e cortese che ci permette di
passare subito al tu ed entrare imme-
diatamente nel merito
Tutto questo lavoro e tutte le relazio-
ni da questo prodotte, andranno dis-
perse, se a maggio l'elettorato non
dovesse risponderti come tutte ci
aspettiamo?
Sicuramente no: c'è una volontà
comune ed un sostegno espresso soprat-
tutto dalle donne che prefigurano un
lavoro che è destinato ad allargarsi ter-
ritorialmente ed a costituire nei luoghi il
controllo dal basso. Un lavoro, quello
dei cantieri (sul sito www.ritapresiden-
te.it) che nel raccogliere le istanze nel
progetto conferma e rafforza la cultura
del diritto.
Quando parli di allargamento terri-
toriale, intendi a tutto il paese?
Si. Le mafie sconfinano, ed anche noi
dobbiamo sconfinare. Estendere la
conoscenza del fenomeno nelle sue
espressioni economiche e di investimen-
to: ho già preso contatti, certo con la
rete delle donne che mi sostengono coi
comitati quanto e più dei partiti, ma
anche con rappresentanze regionali
autorevoli: la Bresso, la Bastico ed
anche con la Jervolino.
Le donne sono le grandi assenti da
questa campagna per le politiche,
non tanto e non solo per l'assenza
delle misure elettorali specifiche, ma
perché non è nominata la loro sog-
gettività. L'opposto di quel che suc-
cede qui da te……
È vero. Le donne sono protagoniste,
con i giovani e gli uomini che mi sosten-
gono (che sono tantissimi) in quanto
portatrici di una cultura che può affer-
marsi unicamente nella convivenza
laica e nelle relazioni costruite fuori
dalla sopraffazione mafiosa. La mafia è
fortemente strutturata in senso patriar-
cale e da donne non possiamo che avere
tutto da guadagnare nello sconfiggere le
oppressioni occulte e manifeste, il
comando immotivato. E poi c'è la cultu-
ra del buon governo e della trasparen-
za, che è storicamente legato alla prati-
ca politica delle donne, essendone la
motivazione più qualificante.
I cantieri del programma appaiono
assai laboriosi ed anche disseminati
su tutto il territorio. Sembra un lavo-
ro complesso e faticoso da seguire,
che non si costruisce dall'oggi al
domani…
Infatti il mio lavoro, e quello di chi mi
ha accompagnato e sostenuto proviene
da un percorso di anni e dalla valoriz-
zazione delle coscienze. I cantieri sono
espressione e presupposto del program-
ma, ma di più saranno un modello di
elaborazione costruzione di un modello
di cittadinanza attiva nei comuni.
Il governo di una Regione è il risulta-
to di tante volontà che vanno sollecita-
te e soddisfatte in un rapporto vivo di
scambi.
Mi sembra una proposta di governo
"esportabile". Ma naturalmente non
è di minore interesse il messaggio
raccolto da una rete di donne che
probabilmente si sentono accomuna-
te, in questo momento politico, in
un'azione di contrasto a quelle tante
analogie tra lo strapotere mafioso e
l'arbitrarietà di certa politica che
tende ad includerle in logiche a loro
estranee.
La mia speranza, ed anche il mio
impegno, infatti, vanno in questa dire-
zione perché mafia non è solo il male
della Sicilia e Sud , come tutti ormai
sanno, ma è un male nazionale che,
purtroppo, ha trovato facili ingressi in
un sistema che sa accoglierla conviven-
doci.
Gli auguri sono per Rita, ma soprat-
tutto per il nostro paese, che da troppi
anni parla e muore di mafia, camorra,
n'drangheta. Un paese nel quale qualcu-
no non voleva Rita Borsellino candidata
per l'Unione perché "troppo radicale".
aprile 2006 noidonne2
Rita Borsellino
Stefania Cantatore


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