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Numero 11 del 2007

Stop femminicidio


Foto: Stop femminicidio
PAGINA 11

Testi pagina 11

noidonne novembre 2007 11
silenzio osservano: "La parola pubblica
che noi sollecitiamo non è quella che si
spende con facilità nelle emergenze
"estive" sbandierate dai media, ma deve
essere iscritta nell'agenda istituzionale
con la centralità che la questione della
violenza ha nella vita delle persone. La
sua assenza o inadeguatezza è infatti lo
specchio della distanza tra la politica e
la società. Il nostro paese è oggi abitato
da uomini e donne che arrivano da cul-
ture e tradizioni le più diverse. Costruire
una convivenza che condivida, in que-
sto tempo e in questo spazio, i principi
costituzionali e l'idea della libertà fem-
minile che ha principio nell'inviolabilità
dei nostri corpi è il cammino di cui ci
sentiamo protagoniste insieme alle
donne straniere che nel nostro paese
devono essere padrone di se stes-
se, dunque in condizione di eser-
citare i diritti di cittadinanza. In
questo percorso ci saranno diffi-
coltà e contraddizioni, ma non
devono costituire un alibi per
occultare dietro la categoria
dello scontro di civiltà il nodo
conflittuale del rapporto tra i
sessi che attraversa invece tutte
le culture…. Sensibilizzare, pre-
venire, tutelare, progettare sono i
verbi che scegliamo per dire
come l'azione pubblica debba
rispondere a esigenze molteplici
che riguardano la sfera dell'edu-
cazione, della formazione, della
socialità, del diritto e avere,
insieme, l'ambizione di un nuovo
disegno di convivenza".
Dal blog di 'Usciamo dal
silenzio riportiamo anche uno
stralcio delle riflessioni di
Susanna Camuso, della Cgil
Lombardia: "C'è bisogno di ren-
dere evidente ciò che a noi tutte
è da sempre noto, ovvero che
all'origine della violenza sulle
donne c'è la negazione della libertà fem-
minile, c'è la volontà di controllo del
corpo che dà la vita, c'è il conflitto
donna-uomo.
Sufficiente? Credo sia necessario pro-
vare a guardare ancora, perché c'è una
sessualità malata, violenta, che va oltre
il rapporto donna-uomo.
Eppure siamo il Paese che proclama
la vita. Legge 40, eutanasia, testamento
biologico; allora perché non si tuona da
ogni pulpito contro la violenza, a difesa
dell'integrità della persona? Sorge una
domanda: forse che c'è un interesse a
vedere come distinta la mente e il
corpo? A vedere di quel corpo solo la
funzione della procreazione "a prescin-
dere" (ad esempio quando si nega l'in-
terruzione di gravidanza per stupro
etnico). Ma se è così, se si vede la per-
sona solo in una sua possibile funzione,
che idea della vita è ?"
L'UDI e il Centro Donna Giustizia
di Ferrara osservano: "Non esistono
ancora misure che assicurino tutela alle
donne che trovano il coraggio di denun-
ciare, viene sottovalutata la gravità
della violenza in famiglia ed enfatizza-
ta quella su strada. Continuiamo da
anni a ripetere che è la famiglia il luogo
più pericoloso in cui le donne subiscono
violenze di ogni tipo fino a perdere la
vita.
Occorre davvero che non si continui
a minimizzare la violenza".
Il Telefono Rosa Piemonte rigetta
"ogni tentativo di analizzare il proble-
ma dal punto di vista dei pacchetti sicu-
rezza intesi come affinamento dei mezzi
di intercettazione "fisica" dell'uomo vio-
lento…. non perchè sia inutile, ma per-
chè è limitativo, e perchè, in buona
sostanza, sono i comportamenti a dover
essere intercettati (e non solo le azioni),
così come sarebbe importante conoscere
le fantasie e i progetti di violenza dei
tanti uomini di cui sentiamo quotidia-
namente parlare".
Dall'Udi di Bologna domandano:
"Cosa si aspetta a prendere provvedi-
menti ? Si vuole lo sterminio delle
donne? La inutilità delle denuncie e que-
rele, le richieste di archiviazione
dei PM, il mancato intervento
delle forze dell'ordine ci ha
determinato a mettere in campo
le nostre forze per predisporre, in
rete con le associazioni e istitu-
zioni locali, un progetto organi-
co di intervento che sia in grado
di rispondere: ad esempio la for-
mazione all'eguaglianza dei
generi fin dalla scuola primaria,
l'informazione, la costruzione di
una rete dei servizi sociali e di
accoglienza per le vittime.
L'UDI da sempre ha proposto
la procedibilità d'ufficio per i
reati di violenza alle donne, le
quali molte volte a seguito di
minacce e condizionamenti
familiari, ritirano le querele. Il
nostro appello è di decidere
celermente una tutela efficace e
preventiva e dare alle forze del-
l'ordine il potere di agire imme-
diatamente dopo la presentazio-
ne della denuncia querela e ai
magistrati il dovere di commina-
re misure cautelari".
il 24 novembre mobilitazione nazionale a Roma contro le
violenze alle donne, occasione per chiedere una rapida ap-
provazione della legge sulle persecuzioni e per rifiutare le
mistificazioni che affidano ai 'pacchetti sicurezza' la pre-
venzione delle violenze degli uomini sulle donne


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