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Numero 7 del 2007

Uomini contro la violenza sulle donne


Foto: Uomini contro la violenza sulle donne
PAGINA 17

Testi pagina 17

noidonne luglio/agosto 2007 17
Non era detto che fossi d'accordo conl'iniziativa poiché il tema della rap-
presentanza è complesso e semplificarlo
è sempre un errore o quanto meno una
scorciatoia. Sono invece d'accordo con
l'iniziativa della legge popolare "50E50"
e sono tra le firmatarie in Cassazione.
Perché? Perchè ritengo che, nella situa-
zione data di grave crisi istituzionale e
nella frantumazione dell'associazioni-
smo femminile, l'obiettivo 50 e 50 sia
"semplice" da indicare e che può nella
sua radicalità far maturare una consa-
pevolezza, un comune "noi" delle donne
sul grande tema dell'uguaglianza nella
differenza come base che costruisce e
nomina il potere civile, il potere come
governo della cosa pubblica in tutti i
campi, dalla famiglia al governo.
Questa richiesta, nella sua nettezza,
pone gli uomini di fronte alla loro co-
struzione minoritaria del potere come
dato quasi naturale e quindi non lascia
loro scampo, ma pone anche a noi don-
ne l'enorme problema della politica, del-
la responsabilità e innanzi tutto del ri-
fiuto della pratica diffusa - che molte
hanno ritenuto e ritengono vincente -
della omologazione, della concorrenza
nel potere e nelle relazioni umane, al
modello maschile.
Interrogarsi sulla nostra storia come
soggetto politico collettivo, aprire una
grande riflessione sulla nostra esperien-
za è la ricchezza nobile a cui attingere
per dire con forza: sì signori, 50 e 50
ovunque si decide!
Questo non vuol dire che le donne
vogliono piegare il mondo solo a loro
misura, poiché le donne e gli uomini
hanno diritti e doveri inalienabili e co-
muni, ma certo vuol dire introdurre nel
potere meccanismi e scelte di "umaniz-
zazione totale". Ho quindi una speran-
za, forte anche della storia che rappre-
senta il documentario "Viaggio nel no-
vecento delle donne", che si generi pas-
sione politica: dire 50 e 50 è molto di
più di un problema di rappresentanza.
Naturalmente questa legge per rag-
giungere il suo scopo di giustizia e liber-
tà deve presupporre una legge elettorale
dove non sia demandato alle segreterie
dei partiti di sceglierci ma, gentili signo-
ri, di lasciare agli elettori l'attuazione
della democrazia paritaria.
Vale la pena impegnarsi in questa
posta alta.
* Udi romana La Goccia
Anita Pasquali*
Una metà che vale il doppio
Udi, Campagna 50E50
una richiesta netta
e radicale che sollecita anche
le donne all'assunzione
di responsabilità
Le parole per dirlo
Mi capita di pensare ogni tanto che nel lungo
cammino per la parità e le pari opportunità
tra uomo e donna non solo ci siano dei possi-
bili passi indietro rispetto ai risultati raggiun-
ti, ma che, anche noi donne, anche quelle a
vario titolo un po' "addette ai lavori", ci stan-
chiamo di qualche battaglia fatta, e passiamo
ad un'altra anche se quella intrapresa non è
affatto conclusa. Consumismo o stanchezza?
Mi è capitato di rifare questa osservazione in
un recente dibattito dove, dopo una lunga
serie di analisi sul ruolo di alcune lavoratrici,
e davanti al colto relatore che spiegava con
puntuali esempi come le donne fossero ancora
discriminate, ho incominciato a provare una
vera insofferenza davanti al fatto che si par-
lava sicuramente di donne, ma veniva costan-
temente usato solo il genere, in senso gram-
maticale, maschile. Per cui ci veniva spiegato
come il vicedirettore Giovanna, fosse apprez-
zata o meno dai colleghi, o l'amministratore
Alessandra, fosse intervenuta in maniera pun-
tuale rispetto ad una questione, e che il
Ministro Barbara Pollastrini …
Come non pensare allora al testo "Il sessismo nella lingua italiana"
di Alma Sabatini ed altre edito nel lontano '87 , a cura della
Commissione Nazionale di Parita'?.
Sono passati 20 anni, alcuni passi in avanti si sono fatti, i più
marcati forse proprio nei vocabolari della lingua italiana, pochi
nella stampa. Ancora oggi ho letto "la Merkel pensa a due tratta-
ti …" e nel testo per evitarsi il termine "la presidente" si è scelto in
tutto il testo il più neutro "la presidenza". Ma in tutto il quotidia-
no non ho trovato né "Il Prodi" né "il Napolitano".
Anche nel linguaggio comune faticano a trovare consenso forme
femminili soprattutto di professioni e cariche politiche. Come non
ripensare allora alle parole contenute nel libro di Alma Sabatini:
"il desiderio, non sempre conscio di dar risalto al diverso livello
della carica, è forse spesso il motivo che induce molte donne nei
gradi più alti, ma non solo, a preferire il titolo maschile, il che,
d'altra parte non fa che confermare che il genere maschile, è il più
autentico detentore di prestigio e di potere e che la donna, se vuol
salire di grado, ad esso si deve adeguare".
Ecco quindi la scomparsa di un genere, di quello femminile natu-
ralmente, ecco quindi l'accettazione di scomparire, o il nasconder-
si dietro un sesso, sicuramente più potente, anche prepotente, ma
sicuramente sgrammaticato come il nostro relatore, di quel giorno.
Alida Castelli


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