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Numero 3 del 2007

Mimosa e non solo


Foto: Mimosa e non solo
PAGINA 62

Testi pagina 62

Annamaria Ferramo-sca è nata a Tricase,
in Puglia, e vive a Roma.
Collabora con associa-
zioni culturali romane
per la diffusione della
poesia. Ha pubblicato in
versi "Il versante vero"
(1999), "Porte di terra
dormo" (2001),
"Porte/Doors" (2002 in
versione bilingue italia-
no-inglese), "Paso doble"
(2006), "Curve di livello"
(2006). Suoi testi ed interventi critici
sulla sua scrittura sono apparsi sulle ri-
viste: "Poesia", "Punto di Vista", "La
Nuova Tribuna Letteraria", "Fermenti",
"Punto d'Incontro", "Cultura & Libri",
"Sìlarus", "L'Ozio letterario", "Gradiva",
"La Clessidra", "Translation Ireland",
"New International Review", "Hebenon"
e nelle antologie di critica: "L'altro No-
vecento" (1999), "La parola convocata"
(1998); "Donna e Poesia" (2000); "Poie-
sis" (2001); "Appunti critici" (2002);
"Poeti italiani verso il nuovo millennio"
(2002); "Folia sine nomine secunda"
(2005). La sua è una delle voci più ma-
ture e sicure nel panorama poetico con-
temporaneo. Giorgio Bárberi Squarotti
ha scritto di "Curve di livello", la rac-
colta dalla quale sono tratti i testi qui
pubblicati: "È una scrittura poetica fat-
tasi sempre più fervida e intensa, fra vi-
sionarietà, invenzione e riflessione, con
scatti, a tratti, di appassionata protesta
davanti agli orrori ed errori della sto-
ria". La Ferramosca restituisce centralità
alla parola poetica come elemento in-
sopprimibile di comunicazione ed in-
contro con l'altro. La sua poesia opera
sul piano esistenziale, psicologico, etico
attraverso un esercizio quasi religioso
della scrittura in versi. Si tratta di una
poesia che si confronta con la storia, en-
trando nel difficile campo dell'impegno
etico e civile, senza tuttavia cedere alla
retorica, al tentativo di voler stupire il
lettore ad ogni costo con il semplice gio-
co di parole. È una poesia della consa-
pevolezza "come rap-
presentazione del pro-
prio Sé, della propria
parte creativa, della
propria molteplice in-
teriorità" (Lea Canduc-
ci), dove si intrecciano
il senso materico, fe-
condo e primordiale
dell'essere donna e ma-
dre con l'esperienza
scientifica e professio-
nale (la poetessa è nu-
trizionista comporta-
mentale) della vita quotidiana. Emerge
in questi versi una componente mediter-
ranea sentita non solo come ricerca del-
le proprie origini, ma come scoperta di
archetipi, di paradigmi attraverso i
quali vedere le pulsioni dell'essere uma-
no, il ripetersi della storia collettiva co-
me quella delle emozioni personali.
Questo rimbalzare tra il canto del mon-
do ancestrale e mediterraneo delle pro-
prie origini e la complessità del villag-
gio globale del mondo contemporaneo
rende la poesia della Ferramosca corale,
profondamente nostra, situata in una
geografia spirituale e reale nella quale
tutti possiamo riconoscerci. Sono versi
fatti di passione, forma e pensiero evo-
luto, "creatività immaginifica e fluida
continuità espressiva, tutti elementi in-
duttori di profondo coinvolgimento"
(Lea Canducci).
È una poesia che ha radici antiche e
che prende le mosse dalla poesia classi-
ca, da Saffo, Leopardi e Rilke. Ne risul-
tano versi alti, puliti, resi limpidi attra-
verso una musicalità e un ritmo che ri-
cordano l'andamento danzante della
"pizzica" salentina e che suscitano emo-
zioni liriche ricche di suggestioni.
i suoi scritti operano “sul piano
esistenziale, psicologico, etico
attraverso un esercizio quasi religioso
della scrittura in versi”
L’impegno etico della parola
Annamaria Ferramosca
marzo 2007 noidonne62
Luca Benassi
Jasmine
Le lunghe gambe lucide
- fenocristalli sull'asfalto - offerte
ai bordi della pineta
gli occhi - gelsomini del Niger -
guardano visi termici
senza riconoscerli
s'accosta all'auto un idolo
ancheggiante animale captivo
Bocca mani automatiche muovono
un turgore segreto di maledizioni:
i fianchi braccati di femmina corrosi
corroderanno, corrotti
corromperanno
Jasmine intatta nel suo grumo
al centro il mistero sbarrato
fuori il maschio sazio
celebrato il rito di vuotare il vuoto
bianco delirio sulla pelle, anonimo
Oggi una donna
Dall'alto per-uomo
scrive per riunisce le colline
regina delle voci
colma le valli di nuova terra
accende nuovi fuochi meticci
da cui la foresta rinasce innocente
Indossa la bianca veste
d'Antigone disobbediente
scrive per dire no
alla morte chiedere
Vulnerabile e potente
col passo di luna destinata
ricomincia da zero-ground, dovunque
ritorna a sollevare l'anfora
- chissà un giro di parole disseta -
scrive per chiedere
per intimare al tempo di rispondere
8 marzo 2003
Accolgo la tua pena, la stratifico
sulla mia luna stupefatta
su questi piccoli soli di mimosa in eclisse
anch'io coperta d'ombra, incredula
per questo terrore antico
per questa balbuzie di preliminari
il gioco non ha regole
- non si gioca col fuoco -
è gioco che traccia la storia
- come dicono -
ineluttabile
(Forse. Le tracce insondabili, scarlatte)
Resto nella caverna dove mi sospingono
tigre accucciata, strega carezzevole
Tra le gambe stringo il mistero traslucido
el amor brujo, l'uovo da proteggere
Non smetto
il mio canto sommesso che dissuade
paziente, sotto l'impazienza del cielo


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