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Numero 1 del 2007

Che sia un anno di PACS


Foto: Che sia un anno di PACS
PAGINA 46

Testi pagina 46

Graziella Poluzzi produce poesie,
aforismi, epitaffi, battute, testi di teatro
comico e cabaret. Vive a Bologna. Dal
1995 al 2003 ha ideato e prodotto una
fanzine d'umorismo nero, Macabrina,
con vari autori e vignettisti, collaboran-
do al mensile "L'Informatore" della Fe-
niof (Associazione Nazionale Pompe
Funebri). È una componente del "Grup-
po 98", che si ritrova presso la libreria
delle donne di Bologna (per informazio-
ni: gpoluz@yahoo.it). Cura lo spazio
aperto all'ironia femminile sul sito inter-
net www.women.it/umorismo. Compa-
re in varie antologie, fra cui: "L'amore e
l'umore" (Torino Pink Humor, Caus-Gle-
nant, 1993), "Siamo senza parole" (L.
Tufani Editrice, 1997), "Così ridiamo"
(L. Tufani Editrice, 1997), "Ragazze non
fate versi" (Zone editrice, 1999), "Pink
Ink" (Zone editrice, 2003), "L'albero de-
gli aforismi" (Lietocolle, 2004), e "Nuo-
ve declinazioni" (anto-
logia di tredici aforisti,
Edizioni Joker, 2005).
Ha pubblicato la rac-
colta poetica "Poesie
fiabesche con Principi
improbabili e Ceneren-
tole rivisitate" (Edizioni
Joker, 2006). Questa
raccolta coniuga in un
felice connubio l'uni-
verso della fiaba, con il
suo mondo linguistico
semplice ma carico di
significato e verità, con
una poesia di denuncia
della condizione della
donna contemporanea,
costretta a muoversi
tra le insidie di una emancipazione in
un società globale, competitiva e priva
di valori e il rischio continuo dell'impo-
sizione della condizione arcaica di sot-
tomissione e sudditanza, soffocata dal
peso della famiglia e del lavoro dome-
stico. Lo strumento d'indagine della no-
stra poetessa è l'ironia; un'ironia graf-
fiante, sarcastica, dissacrante, spesso
tagliente come una lama, tesa a cercare
la verità e a spingere al confronto. Scri-
ve Graziella Poluzzi nella nota introdut-
tiva al testo: "penso che la leggerezza
dell'ironia renda piacevoli le poesie an-
che ai maschi che amano confrontarsi";
e non c'è dubbio che la tensione al con-
fronto sia forte in questi testi, richia-
mando un'epoca passata dove diritti e
libertà della donna ancora non esiste-
vano e puntando l'attenzione su un'epo-
ca presente dove il disinteresse genera-
zionale verso certe problematiche ri-
schia pericolosi reflussi e ritorni al pas-
sato. La poetessa ci accompagna, con il
sorriso sulle labbra, in un mondo di
zucche, orchi, fate, specchi; un universo
di magia e sogno, ma anche profonde ri-
flessioni, incubi e paure, dove Ceneren-
tola ha a che fare con un principe fetici-
sta e Biancaneve si trova a vedersi ne-
gata dalle barbe lunghe dei Nani un mi-
sero stipendio dopo anni di servizio. Ri-
mane nel cuore di chi legge il senso di
un'epoca passata di lotte, il femmini-
smo degli anni '70, vissuto con un piz-
zico di nostalgia dalla nostra poetessa
ma con la consapevo-
lezza dei risultati,
delle libertà conqui-
state, del tessuto poli-
tico e sociale modifi-
cato da questa "rivo-
luzione incruenta". In
questo senso poesie
fiabesche vuole essere
un libro di ringrazia-
mento e testimonian-
za, un testo prezioso,
da leggere e rileggere
ridendo ma con un
senso di profondo ri-
spetto verso chi si
sforza di farci ricor-
dare il caro prezzo
della libertà.
gennaio 2007 noidonne46
Un universo improbabile di poesia e fiaba
Poesia / Graziella Poluzzi
Luca Benassi
Ode di odio a tutti i tegami
Ode di odio a tutti i tegami
alle ricette da brava cuoca
e a tutti i ricami.
Non voglio scope
in casa mia o sol per volare
ed andarmene via.
Non voglio casa
non voglio tetto,
ma solo boschi, montagne,
ruscelli e non avere
delle mura il rigetto.
Sogni mortiferi
Era un piccolo negozietto
strapieno di orologi:
un'intera parete a pendole,
un'altra a cucù,
che battevano indaffarati
cinguettando le ore
tra sveglie rumorose
come locomotive a vapore.
Dietro al banco, le due mascelle
sorridenti della nera signora,
con un cappello importante,
sontuoso: una gondola di gala
e sopra ad essa
una falce sgargiante.
Le scarpette di cristallo
Erano molto belle
quelle scarpette splendenti
di luce e decorate,
ma non erano per niente comode,
anzi, indossate, erano impossibili,
terribili, perché mai gliele
aveva regalate?
Le sorse un dubbio.
Che genere di principe
le era capitato?
Si vide sotto il vischio
nel salone illuminato;
erano soli, lui le sfilava le scarpe,
a piedi nudi, champagne in bella vista:
insieme in un brindisi incrociato.
Che fosse un principe
Del tipo "feticista"?
con ironia tra le insidie di una emancipazione in un società globale,
competitiva e priva di valori e il rischio continuo dell'imposizione
della condizione arcaica di sottomissione e sudditanza


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