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Numero 2 del 2007

Famiglia allargata e in evoluzione


Foto: Famiglia allargata e in evoluzione
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Testi pagina 7

noidonne febbraio 2007 7
Per mesi, per anni l'abbiamo vistasempre di spalle o, al massimo, di
profilo. Seduta su una sedia, ferma,
composta, serena. Perché l'attenzione
non doveva essere per lei, ma per quel-
l'uomo steso nel suo letto da anni che
non poteva muoversi, fare il minimo ge-
sto se non aprire e chiudere gli occhi,
che respirava con una macchina e si nu-
triva attraverso un tubo di gomma inse-
rito nell'addome. Ora quell'uomo era
stanco delle sue torture e chiedeva di es-
sere liberato, sottraendo il suo povero
corpo diventato una prigione al domi-
nio degli apparecchi che gli assicurava-
no una esistenza vegetale.
La donna invisibile
Lei, la moglie, era lì, accanto al letto,
che traduceva ogni suo movimento de-
gli occhi trasformandolo in parole, par-
landogli, accarezzandolo, tenendolo
tranquillo. Così, mentre il marito faceva
del suo dolore una battaglia politica, lei
stava in ombra, una figura 'invisibile'
ma essenziale come quella di tante altre
su cui la responsabilità di accudire dei
malati gravi. In molti casi infatti, gli
ospedali rimandano indietro, dopo un
certo tempo, chi non è più in grado di
autogestirsi, e tutto ricade sui familiari,
per lo più donne. Esse devono affronta-
re, quasi sempre in solitudine, scene di
violenza da parte di schizofrenici, o di
malati che vedono il proprio corpo ri-
dotto a una macchina incomprensibile.
Capita perciò che mogli, madri e sorel-
le, già gravate del peso della conduzio-
ne domestica e del lavoro esterno, si
debbano trasformare anche in infermie-
re specializzate.
Il tempo rubato
Chi ha avuto la sventura di fare la fi-
la in un ufficio dell'Inps in attesa di una
pensione di invalidità per un congiunto,
avrà sentito tante volte i racconti di
donne costrette magari a tenere aperto
un negozio o a fare salti mortali per ri-
spettare l'orario d'ufficio e nello stesso
tempo impegnarsi a non lasciare solo il
padre inabile, o di madri di ragazzi au-
tistici che corrono da un asilo del matti-
no a quello del pomeriggio nell'interval-
lo del loro lavoro, di figlie di 'allettati'
che devono imparare a gestire la vita di
un invalido grave. In genere, questo
tempo in più è rubato al sonno, alla vi-
ta. Quando poi si tratta di malattia
mentale, alla fatica si aggiunge il peri-
colo, un inferno dove raramente il soc-
corso può venire dall'esterno e in tempo.
Sulla donna, insomma, si scaricano tut-
ti i pesi sociali, e sempre più lei si trova
ad essere perno centrale tra genitori e fi-
gli, tra malati e sani, magari mantenen-
do contemporaneamente i genitori an-
ziani e i figli disoccupati.
Fannullone?
Tutto questo va ricordato nel mo-
mento in cui la discussione politica ar-
riva ad accusare le donne di essere del-
le fannullone perché vanno in pensione
qualche anno prima degli uomini. Non
basta mettersi la coscienza a posto lo-
dando lo spirito di sacrificio femminile
in modo che le cose rimangano come so-
no e si prosegua a contare su mogli, ma-
dri e figlie come fossero eterne assistenti
sociali. Confidando sul loro amore, sul-
la loro pazienza e sul loro coraggio. Il
meglio di noi.
Tamara de Lempicka, Maternité, 1928 (particolare)
Il meglio di noi
Come Lady Welby...
Giuliana Dal Pozzo
... tanto invisibili quanto indispensabili
Il paradosso italiano
Anche ad un osservatore disattento una seppur
superficiale analisi delle statistiche sul mercato
del lavoro italiano femminile, confrontate con
quelle degli altri Paesi europei, presenta diffe-
renze rilevanti e per certi versi incomprensibili.
L'Italia è uno degli ultimi Paesi per tassi di atti-
vità femminile. Nonostante alcuni trend di cre-
scita apprezzabili, l'Italia rimane infatti il fana-
lino di coda rispetto a tutti gli altri. Il ruolo
casalingo delle donne italiane sembra proprio
inattaccabile. Merito o colpa di un sistema
sociale che attribuisce alle sole donne lavori di
cura che in altri Paesi sono sostenuti in maniera
più equa tra i coniugi e gli altri componenti
della famiglia, e supportati da una rete più effi-
cace di welfare. Ma al tempo stesso, parados-
salmente, questa presenza consistente di casa-
linghe, non si traduce in un aumento dei tassi di
natalità. Anzi, l'Italia si trova nelle ultime posi-
zioni per tassi di natalità. Quali gli effetti? La minor presenza delle
donne nel mercato del lavoro e l'innalzamento dell'età della popola-
zione produce un fenomeno grave per lo sviluppo e la competitività
del nostro Paese vedendo sempre più ridurre i "potenziali" occupati a
tutto vantaggio delle classi d'età più avanzate. Un bel problema di
cui bisognerà prima o poi fare seriamente i conti. Farne i conti signi-
fica in primo luogo cominciare ad interrogarsi sul perchè di questa
anomalia, di questo paradosso solo italiano. Nonostante i continui
"strilli" che da più parti di qua e di là dal Tevere continuiamo a sen-
tire, bisognerebbe cominciare a guardare cosa succede negli altri
Paesi, magari in quelli più laici, rispetto al sostegno della maternità e
dell'occupazione femminile. Penso ad esempio all'Olanda, alla
Francia, con livelli di occupazione femminile e livelli di natalità con
trend opposti a quelli dell'Italia. Ma dove vi è anche un ricorso a
forme di lavori con orari flessibili, part time, job sharing ecc. elevati
e che riguardano donne e uomini perchè vi è una ripartizione all'in-
terno delle coppie molto più equo che da noi. Siamo sempre alle soli-
te? Purtroppo sì: da qualunque punto di vista ci poniamo il problema
rimane ancora una volta lo stesso, analizzarne gli effetti forse può
aiutare, si spera, anche ad essere un po' più coraggiosi/e nelle scelte
politiche!
Alida Castelli


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