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Numero 2 del 2007

Famiglia allargata e in evoluzione


Foto: Famiglia allargata e in evoluzione
PAGINA 38

Testi pagina 38

La socialista rivoluzionaria MariaGiudice (1880-1953) sarà in futuro
nota per essere stata la madre dell'autri-
ce di "L'arte della gioia", in Francia già
un best seller. Ma ancora non è così, e
mentre Goliarda Sapienza è conosciuta
più all'estero che in Italia, il nome di
sua madre appare nei testi storiografici
sul socialismo italiano precedente al fa-
scismo, ed è una voce sia nel Dizionario
Biografico degli Italiani che in "Le don-
ne Italiane… del '900", curato da Mi-
riam Mafai. In quest'ultimo, nonostante
imbarazzino le lacune (non è detto che
fu la prima donna a dirigere la Camera
del lavoro di Torino né si accenna al
lungo periodo siciliano), Maria Giudice
viene giustamente alla luce per il suo
antimilitarismo e antifascismo, e non
solo come "figura minore" del socialismo
del tempo.
Ancora giovanissima, maestra a Vo-
ghera, cura "La Donna che piange" in
appendice alla rivista socialista "L'uo-
mo che ride", e tra il 1902 e il 1924 scri-
ve su varie riviste socialiste. Nel 1904
nasce il primo dei suoi otto figli, i cui
primi sette nati dalla libera unione con
Carlo Civardi: al mo-
mento del parto si trova
esiliata in Svizzera, do-
ve fonda, insieme ad
Angelica Balabanoff, il
giornale "Su compa-
gne!". Rientrata in Ita-
lia, dopo 15 mesi, cura
la rubrica "la posta di
Magda" in "La difesa
delle lavoratrici". Nel
1916 la sua "carriera"
politica ha un'incredibi-
le impennata dovuta al
fatto che gli uomini so-
no richiamati alle armi
e le donne li devono so-
stituire in tutte le pro-
fessioni, persino quelle
direttive! Cosi la trovia-
mo a capo della sezione
socialista provinciale e
della Camera del lavo-
ro di Torino, e a dirige-
re, subito prima di
Gramsci, il giornale "Il
Grido del popolo". Il
breve periodo di questa
sua direzione sembra
caratterizzato dal "ritorno alle masse" e
da una decisa opposizione alla guerra.
Ai comizi in piazza invita le donne a
manifestare per la pace e a rifiutarsi di
svolgere lavori di ausilio alla guerra
(trasporti, industrie belliche, etc). Nel
1917 verrà condannata per propagan-
da disfattista a 3 anni di carcere, che di-
venteranno 1 grazie all'amnistia del
1918.
Quello che più colpisce a proposito
di Maria Giudice, donna non carismati-
ca ma caparbia, è la sua capacità di
farsi capire dalle donne e uomini del
proletariato, ai quali Maria sapeva par-
lare, con un linguaggio semplice e rivol-
to ai reali interessi di chi l'ascoltava.
Nella monografia a lei dedicata Vittorio
Poma scrive: "dovunque si rechi la Giu-
dice raccoglie consensi e suscita entu-
siasmi. Colpisce il tono suadente e fa-
migliare dell'argomentare, il linguaggio
semplice ma vibrante, la fermezza e il
vigore nell'affermare i principi. Chi cor-
re ad ascoltarla rimane colpito dalla
tempra di questa donna che, affascina-
ta e rapita, parla del socialismo come di
una religione, gli occhi lucidi di gioia se
di fronte a lei gli operai e le operaie
sfiancati dal lavoro chiedono una paro-
la di aiuto e di speranza. Quando le do-
mandano ingenuamente: 'Cos'è il socia-
lismo?' risponde sorridente: 'È una dot-
trina, una idea; è soprattutto una fede."
Maria Giudice è stata una personali-
tà complessa, ricca di luci ed ombre:
una idealista che per trent'anni si è de-
dicata interamente alla politica attiva;
una pensatrice politica dai toni talvolta
manichei, tesa a "leggere più nel libro
della vita che in quello della teoria"; e
soprattutto una donna persuasa che
fosse possibile che il mondo cambiasse
grazie all'impegno di persone come lei.
Maria non si aspettava che una for-
za miracolosa si levasse e spazzasse tut-
te le ingiustizie bensì lavorava seria-
mente affinché questa forza divenisse
coscienza prima individuale e poi col-
lettiva. Nella rubrica "piccola, breve,
umile, ma libera e consapevole" che te-
neva in "La difesa delle lavoratrici" il 3
marzo 1912 scriveva: "Così s'intesserà
davvero fra di noi, quella ideale catena
che, ora fragile e breve, andrà man ma-
no rafforzandosi e prolungandosi in
una raccolta e modesta ma costante e
cosciente preparazione del futuro nu-
cleo di coloro che - educati seriamente
alla palestra del socialismo - l'avranno
prima fatto trionfare in loro stessi, per
poi imporlo al mondo tutto". E ancora:
"non si fanno le rivoluzioni se non vi so-
no le masse pronte e coscienti".
Nel 1920 si trasferisce in Sicilia in
cui la lotta socialista era fermata a col-
pi di lupara mafiosa che proprio nel
1919 uccidevano il sindacalista Giu-
seppe Rumore e subito dopo il capolega
Nicolò Aloni. Ma a Maria non manca-
vano entusiasmo e temerarietà e così,
investita del compito ufficiale di "sana-
re il profondo divario fra i gruppi diri-
genti del sindacato da una parte e la
classe lavoratrice dall'altra", si trasferi-
sce a Catania, con cinque dei suoi sette
figli, nella casa di Peppino Sapienza, un
avvocato socialista, fondatore di "Unio-
ne" e direttore di "L'idea". Dopo quattro
anni di intensa e non facile attività po-
litica (di cui otto mesi trascorsi in car-
cere in seguito alla rivolta di Lentini del
1922) Maria dà alla luce la futura au-
trice di 'L'arte della gioia'. Nei testi di
Goliarda, Maria Giudice appare sia co-
febbraio 2007 noidonne38
Socialista per “fede”
Maria Giudice
Giovanna Providenti


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