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Numero 10 del 2008

Futuro (passato) prossimo


Foto: Futuro (passato) prossimo
PAGINA 45

Testi pagina 45

noidonne ottobre 2008 45
quando lavoravo come aiuto di un
grande regista del Burkina Faso e dove-
vo organizzare tutto in pochissimo tem-
po: alcuni uomini non potevano credere
che io che facessi quadrare tutto…don-
na e pure bianca…un giorno ho detto
scherzando "ma io non sono bianca, so-
no bulgara" e facevo dell'ironia sul fatto
che gestivo io le cose: se uno ha il senso
del teatro e di come risolvere il conflitto,
riesce ad interpretare tanti ruoli.
Perché hai scelto di girare un docu-
film in Birmania?
Non conoscevo il paese ma la sua
storia e ho avuto un'intuizione, ma non
volevo essere influenzata da nessuno;
avevo già prodotto per RAI3 (C'era una
volta) un documentario sull'infibulazio-
ne, intitolato 'L'iniziazione'. Dopo essere
stata nel 1996 in Birmania, decisi di in-
tervistare Aung San Suu Chi e, per in-
contrarla, ho detto che volevo fare un
film sul buddismo per la TV bulgara.
Poi mi sono "innamorata" di Aung, del-
la gente birmana e volevo parlare di
questo paese, nascosto da un muro di
silenzio, non meno invalicabile del mu-
ro di ferro del paese dove sono cresciu-
ta. La storia del documentario è nata
per caso, mi avevano parlato di una
causa legale, intorno ad un rapporto
chiamato Total Denial ma non c'era il
nome di Ka Hsaw Wa. Gli abitanti di al-
cuni villaggi dalla jungla avevano fatto
causa a una grande multinazionale del
petrolio per abusi ai diritti umani pres-
so le corti statunitensi. Un giorno era in
ballo un incontro di azionisti della Uni-
col/Total a Parigi, che si teneva una vol-
ta all'anno: è stato lì che ho incontrato
una coppia di giovanissimi: lui, un ra-
gazzo Karen, capelli lunghi, e sua mo-
glie avvocato, con una bimba piccola:
due giovani idealisti che facevano fron-
te alla temibile compagnia Unicol/To-
tal. Mi è sembrata una storia bellissima
da raccontare e speravo che qualcuno
comprasse insieme a me i diritti di Total
Denial, anche perchè seguire le udienze
a distanza di mesi e anni è stata du-
ra…il lavoro piaceva a tutti ma nessu-
no mi ha aiutato finanziariamente. Alla
fine, dopo dieci anni di durissime batta-
glie legali, siamo stati premiati da una
sentenza storica: la Total andrà a ri-
spondere di fronte ad una giuria per
abusi ai diritti umani. Il film, appena
uscita la sentenza, è stato presentato a
New York in versione ridotta e la prima
del film è stata al Cinema Village di NY
per 3 settimane, poi a Los Angeles, da-
vanti ad un gruppo di monaci buddisti
e, infine, in tutto il mondo. Così ora sto
girando per realizzare un film sul bud-
dismo in Birmania e Tibet e sul suo mes-
saggio pacifista.
Cosa ti ha affascinato di questa storia?
Era veramente un storia pronta ma
era la vita vera: immaginavo Kate, gio-
vane studentessa di legge, volontaria
per Human rights watch in Birmania,
che sta tornando dalla frontiera con la
Thailandia per raccogliere notizie sugli
abusi avvenuti nelle foreste di confine in
Thailandia, quando incontra Ka Hsaw
Wa. Lui, leader del movimento degli
studenti per la democrazia in Birmania,
aveva già sofferto molto, ha visto i suoi
amici fucilati durante le manifestazioni
pacifiste, all'inizio voleva vendicarsi
ma dopo si è nascosto nella giungla con
altri studenti, dicendo "io non voglio
combattere, basta violenza", e non ha
mai conosciuto Gandhi, era un ragazzo
di buona famiglia di Rangoon che pote-
va diventare un business-man, invece
ha deciso di rischiare la vita per i suoi
ideali. Ha raccolto prove degli abusi
ambientali e delle violazioni ai diritti
umani della compagnia ed oggi è ricer-
cato dalla polizia di entrambi i paesi,
entra ed esce di nascosto dalla Birma-
nia e non si è più avvicinato alla fami-
glia d'origine per non metterla in perico-
lo. In queste zone ci sono scuole di atti-
visti di Human rights che insegnano agli
indigeni come difendersi dagli abusi
spaventosi delle compagnie, specie
quelle petrolifere. Anche lei Kate, rap-
presenta la purezza, il professore che l'-
ha seguita nella tesi le ha detto che non
poteva intentare una causa contro l'U-
nicol/Total, ma lei era ferma nella con-
vinzione che lavorando sodo si possono
cambiare le leggi. Sono orgogliosa di es-
sere stata la prima ad avere capito l'im-
portanza di questa storia e di questa
lotta.
l'autrice del docu-film 'Total Denial' racconta la sua voglia
di libertà, l'urgenza di vedere il mondo e di raccontare
storie di donne e uomini
Perfetto ma non troppo
Scritta da una donna con tante protagoniste donne: è la storia di 'Un giorno per-
fetto', il noto romanzo della scrittrice Melania Mazzucco, da cui è liberamente
tratto l'ultimo film del regista turco Ferzan Ozpetek, è stato presentato alla
65esima Mostra del Cinema di Venezia. Un dramma passionale all'italiana con
personaggi agli antipodi in una Roma sempre in primo piano: ricchi borghesi che
vivono in case lussuose del centro storico, disgraziati che sbarcano il lunario e
fanno le carte alla periferia della città. Il film, inevitabilmente, non ha l'ispirazio-
ne dei cult che hanno reso famoso Ozpetek (Hamam - Il bagno turco, Le fate
ignoranti, La finestra di fronte, Saturno contro), interamente partoriti dalla sua
originale penna di sceneggiatore interculturale, è forse poco intenso, ma ha di
sicuro un gran pregio: quello di valorizzare le attrici italiane, come pochi oggi
sanno fare. Prima fra tutte Isabella Ferrari, nella parte di Emma, protagonista della
storia, immortalata bella ed evanescente come non mai, con liquidi e sfuggenti
primi piani; poi Stefania Sandrelli, la mamma di Emma, personaggio ridefinito dal
regista rispetto al romanzo come "una disgraziata tenera e divertente"; Monica
Guerritore, lontanissima dai fasti del teatro e della gioventù, nei panni di una
matura e sobria professoressa; Angela Finocchiaro, personaggio di contorno, con
alone angelico e volto caritatevole; Nicole Grimaudo, gelida ma non del tutto; la
straordinaria Milena Vukotic (in un delizioso cammeo) e l'immancabile Selma
Yilmaz completano la carrellata di un mondo al femminile, in cui Valerio
Mastandrea, marito e poliziotto violento, inserisce una traccia di disperazione ed
impotenza al cambiamento.
E.C.


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