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Numero 10 del 2008

Futuro (passato) prossimo


Foto: Futuro (passato) prossimo
PAGINA 16

Testi pagina 16

ottobre 2008 noidonne16
Le opinioni di una dirigente scolastica, ex maestra, che
insieme a genitori e docenti ha costituito un coordina-
mento contro il decreto Gelmini e il maestro unico
Simonetta Salacone è dirigente della scuola elementa-
re Iqbal Masih, intitolata al bambino pakistano simbolo
della lotta contro il lavoro infantile. Venduto dal padre ad
un commerciante di tappeti, Iqbal lavorò in condizioni di
schiavitù dall'età di sette anni. Lottò per i diritti dei bambi-
ni e per la liberazione dal lavoro schiavizzato. Intorno al
suo impegno si animò una pressione internazionale che
indusse il governo pakistano a chiudere decine di fabbri-
che di tappeti: furono liberati circa tremila bambini. Iqbal
è stato ucciso nel 1995 all'età di 13 anni.
Simonetta Salacone è anche stata per cinque anni la
Presidente dell'IRSSAE (Istituto Regionale di Ricerca Speri-
mentazione e Aggiornamento Educativi) per il Lazio. È tra
i fondatori della rete delle scuole del 14° e 15° distretto,
Municipi VI e VII di Roma est, che comprende scuole dalle
materne alle superiori. Abbiamo raccolto le sue opinioni
questo grande tema della scuola.
Secondo Lei, che è un'esperta e ha una lunga
esperienza, dove stiamo andando, dove dovremmo
andare?
È un incubo che a ogni cambio di governo si torni indie-
tro. Il sistema educativo avrebbe bisogno di continuità e
di investimenti. Il problema è che ognuno, anche persone
completamente al di fuori della scuola, si sente in diritto
di pontificare sull'argomento, senza ombra di dubbio. Ser-
virebbe, invece, un ampio dibattito nel paese sulle finalità
e i nuovi compiti del sistema formativo nel suo complesso.
Ai tempi della riforma Moratti erano stati convocati a tale
scopo gli 'Stati Generali, la ministra Gelmini invece non ha
consultato nessun esperto di scuola. Afferma che al bam-
bino serve il riferimento unico e in un'intervista sul Corrie-
re ha dichiarato che la nuova scuola deve portare avanti
concetti quali autorità, gerarchia, disciplina. Mi sembra
che ci sia una bella differenza rispetto all'idea di trasferire
l'amore per lo studio. Quanto alla reintroduzione del voto
di condotta, forse si dimentica che in caso si voglia boc-
ciare, ci sono già tutti gli strumenti per farlo. Durante
un'intervista televisiva ho sentito un Preside dichiarare "noi
bocciamo il 37% dei ragazzi", quasi fosse un vanto. Il pun-
to non è "quant'è brava la scuola che boccia", ma "quanto
è brava la scuola che trattiene e che recupera". I ragazzi
vanno presi là dove stanno e fatti progredire fin dove pos-
sono.
Cosa c'è, secondo lei, che non funziona nel-
la scuola?
Manca, nei confronti della scuola, una gros-
sa 'simpatia sociale'. C'è una preponderanza di
messaggi negativi, che puntano l'attenzione
sulla presunta inutilità della scuola, come fon-
te di spesa eccessiva. Si ribadisce che ci sono
professori non all'altezza che licenziano alunni
'somari'. La scuola ha invece bisogno di un for-
te rilancio culturale. È vero che è sempre più
lontana dai ragazzi, nei programmi e nella or-
ganizzazione della didattica, in particolare per
quanto riguarda la scuola secondaria, seg-
mento non riformato. Ma non è possibile fare
un salto indietro di 30 anni sulle elementari,
andando a toccare proprio ciò che funziona
bene. Sarebbe più onesto dire, come ha fatto
Tremonti, "non ce lo possiamo permettere".
Si pensa alla scuola come a una spesa e non
come un investimento per il futuro. I tagli di-
ventano quindi indicativi di quali siano le prio-
rità del nostro paese. Sulla scuola si deve inve-
stire, si può tutt'al più razionalizzare, ma non
tagliare.
Con il governo Prodi ave-
vamo almeno stabilizzato
precari, ora mancherà la
copertura del turnover per
la chiusura delle cattedre e
la riduzione degli orari, in
particolare nelle superiori,
dove l'orario, in alcune ti-
pologie di Istituti, è dilata-
to per la necessità di realiz-
zare attività di laboratorio.
È discutibile anche la ridu-
zione a quattro anni per le
superiori, con il quinto solo
per chi sceglie di andare al-
l'università. O si investe in
un progetto complessivo,
come ad esempio nel pro-
getto Berlinguer (che prevedeva 7 anni per il
primo ciclo + 2 di biennio obbligatorio + 3
anni di indirizzo), sulla quale si poteva discu-
tere ed essere anche in disaccordo, oppure
non c'è significato.
Come state gestendo questa delicata fase
nella scuola elementare Iqbal Masih di Ro-
ma?
Abbiamo costituito un coordinamento di
cittadini, genitori e docenti contro il decreto
Gelmini e il maestro unico. È partito dalla no-
stra scuola e si è diffuso rapidamente, tanto
che hanno già aderito oltre 70 scuole con di-
verse iniziative.
“Quanto
è brava la
scuola che...”


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