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Numero 9 del 2008

Stampa: libertà vigilata


Foto: Stampa: libertà vigilata
PAGINA 18

Testi pagina 18

Non so a voi, ma ha me ha commos-so la fotografia del ministro spa-
gnolo Carmen Chacon che saluta le
truppe a Herat. Mi ha commosso molto,
di primo acchito. Poi ci ho ripensato e ci
penso ancora: è un successo oppure una
sconfitta? Poi, e credo di aver trovato la
soluzione, mi rispondo: è un successo se
è quello a cui Carmen Chacon puntava.
Forse è importante sdoganare il termine
carriera e riattraversarlo con serenità.
Infatti, certamente la carriera nella sua
accezione legata al potere e alla preva-
ricazione non mi pare qualcosa a cui
tendere, uomini o donne che si sia.
Vorrei però che ogni donna potesse li-
beramente e serenamente, se desidera,
darsi da fare per infrangere il soffitto di
vetro di consuetudini (consce e incon-
sce, palesi e nascoste) e di regole che le
impediscono di arrivare ai vertici nella
vita lavorativa e nella politica.
Non vorrei che ancora una volta i
pregiudizi su cosa è giusto fare/non fare
si insinuino e lavorino dentro ogni don-
na (e fuori, nella società) impedendole
di scegliere. Per un confronto sul termi-
ne carriera ho chiesto a tre donne, che
posso definire di successo, il loro parere.
Roberta Pellegatta, giornalista e
conduttrice di "Job24", programma
quotidiano dedicato ai temi del la-
voro di Radio 24.
"A mio avviso il termine carriera as-
sume un'accezione negativa solo quan-
do implica un "a tutti i costi" come ca-
pita ancora a troppi uomini che sentono
il dovere di spendersi e a volte sgomita-
re per ottenere promozioni non fosse al-
tro per riuscire ad acquisire stima e cre-
dibilità nel contesto sociale.
Immagino quanti di loro abbiano sa-
crificato le vere passioni, le reali incli-
nazioni in nome di un lavoro solido e
promettente, in grado di garantire pote-
re, reputazione, agio. Uno dei nostri po-
chi vantaggi rispetto ai nostri colleghi
credo sia proprio il non dover per forza
affermarci nel lavoro per ottenere consi-
derazione nella società. Possiamo deci-
dere di crescere professionalmente sol-
tanto se lo desideriamo, se quello che
facciamo davvero ci appassiona, ci rea-
lizza. In questo senso quando avanzia-
mo nella nostra attività, sempre che non
lo facciamo per pura competizione con
il maschio, per emularlo anche nei lati
peggiori, siamo più autentiche, più ap-
passionate. Allora ben venga il deside-
rio femminile di carriera, di raggiungere
ruoli di responsabilità e le conseguenti
soddisfazioni personali ed economiche".
Cristina Bombelli, Fondatrice del
Laboratorio Armonia della Sda
Bocconi e docente dell'Università
Bicocca di Milano.
"Il termine carriera visto dal punto di
vista organizzativo, significa acquisire
posizioni a più ampia decisione sulle ri-
sorse. Chi fa carriera quindi, aumenta
la possibilità di incidere sul risultato or-
ganizzativo, allocando in modo appro-
priato le risorse e motivando le persone
settembre 2008 noidonne18
Voglio tutto, anche il potere. Se mi va!
Il pane e le rose
* Luisa Adani
Il 5° Osservatorio sulla imprenditoria Femminile Artigiana, presentato nell'ambito della annuale Conven-
tion di Donne Impresa (Roma 9-10 luglio 2008), che quest'anno si è declinata sul macrotema "Donne, Svi-
luppo, Democrazia", ha proposto, fra l'altro, alcune interessanti riflessioni sull'impatto della globalizzazio-
ne verso le imprese condotte da donne.
In termini complessivi, il 37% delle imprenditrici intervistate si è detta convinta che la globalizzazione
apre il mercato del lavoro non solo in termini di rinnovate opportunità di fare impresa ma anche nella ri-
cerca di professionalità nuove nonché in un maggiore accesso alla innovazione tecnologica, soprattutto per quanto concerne le aziende di pro-
duzione e di servizi alle persone. In particolare gli aspetti maggiormente positivi sono stati indicati nella maggiore concorrenza tra fornitori di
beni/servizi (25,2%), più mercati di sbocco per le imprese (23,2%), più opportunità lavorative (17,1%). Gli aspetti negativi sono stati invece in-
dividuati nella concorrenza sleale (33,4%) e con i Paesi emergenti (19%), nell'aumento delle materie prime (13,8%), nel lavoro precario (12,9%).
In generale, la consapevolezza è che, per tornare a competere, le aziende debbono guardare verso la internazionalizzazione: infatti le imprese
che hanno un mercato di riferimento più ampio mostrano andamenti in totale controtendenza rispetto a chi sta subendo le contrazioni del mer-
cato nazionale. Un trend positivo si rileva a livello di crescita: tra il 2000 ed il 2007 il numero delle imprese al femminile è aumentato del 7,2%
con punte nel Mezzogiorno del 9,6%, portando il numero delle imprenditrici e delle lavoratrici autonome a 1.591.300 , il più alto nell'ambito
dei Paesi UE. Per contro l'Italia continua a mantenere il primato negativo della occupazione femminile: il 46,6% contro il 54,7% della Spagna ed
il 60% della Francia, sottovalutando che più lavoro femminile significa più reddito, maggiori consumi, servizi di sostituzione al lavoro domesti-
co ed alla organizzazione familiare e in ricaduta creazione di nuovi posti di lavoro.
Un percorso di pari opportunità verso cui il nostro Paese sembra ancora procedere con incertezza, una incertezza percepita fortemente dalle
imprenditrici: oltre la metà delle intervistate afferma che in Italia "democrazia" non è sinonimo di "pari opportunità".
Rita Casula
Ma democrazia non è = a pari opportunità


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