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Numero 9 del 2008

Stampa: libertà vigilata


Foto: Stampa: libertà vigilata
PAGINA 16

Testi pagina 16

Il Polo scientifico e didatticodi Rimini, sede riminese del-
l'Università di Bologna, ha vo-
luto affrontare il futuro dell'u-
niverso femminile nel terzo mil-
lennio avvalendosi di scienzia-
ti per discutere con il pubblico,
le categorie e le associazioni
socialmente utili, donne nello
sport, donne e arte, nella moda
e nel rapporto con il corpo, e
poi donne e salute, portando
alla luce inediti elementi critici
della nostra società. Significati-
vo è il punto sulla qualità del-
la vita al femminile fatto dalla
Società Italiana di Farmacolo-
gia (Sif), la Società Italiana di
Tossicologia (Sitox), in collabo-
razione con le università italia-
ne, e ripreso anche da quoti-
diani e riviste di settore. E'
emerso che le donne sono sotto-
rappresentate nei trials clinici cioè le fa-
si che portano alla progettazione dei
nuovi farmaci. L'uomo, infatti, è un mo-
dello sperimentale più affidabile perché
privo di variabili come i cicli ormonali e
altri fattori confondenti. Anche la gra-
vidanza è un elemento che esclude le
donne dalla sperimentazione; non sem-
plicemente per le alterazioni fisiologiche
incompatibili, ma soprattutto per gli
ovvi e notevoli rischi a carico del feto.
Di fatto, come spiega Patrizia Hrelia, or-
dinario di tossicologia all'Università di
Bologna, "Se un farmaco non è studiato
a sufficienza sulle donne non c'è modo
di sapere se è sicuro e efficace proprio
sulle donne". C'è quindi urgenza di ela-
borare test alternativi, perché "il farma-
co di oggi è classicamente progettato
per l'uomo bianco, tra i venti e quaran-
t'anni, dal peso medio di settanta chili".
Un profilo che lascia da parte certa-
mente le donne, ma anche bambini e
anziani. "Invece, purtroppo, sono pro-
prio le donne - nel resoconto di Flavia
Franconi dell'Università di Sassari - a es-
sere le maggiori consumatrici di farma-
ci, soprattutto per le esigenze di genere
come la contraccezione e le terapie in
menopausa". La relazione presentata al
Polo scientifico e didattico di Rimini, è
stata parte del 'Rapporto sullo stato di
salute delle donne', a cura della 'Com-
missione Salute delle donne' presieduta
da ministri e parlamentari della scorsa
legislatura. "La ricerca denuncia anche i
principali pericoli per la nostra vita -
commenta Maria Grazia Modena, del-
l'Università di Modena -. Le malattie
cardiovascolari oggi sono responsabili
del 46,8% dei decessi femminili totali,
mentre, al secondo posto, il cancro con-
tribuisce per il 23,8%". Il dato sulle ma-
lattie cardiovascolari disconferma la
proverbiale longevità del cuore delle
donne rispetto a quello degli uomini,
colpiti mortalmente da ictus e infarti so-
lo nel 38,7% dei casi. Donne dal cuore
debole quindi, eppure con grandi re-
sponsabilità: secondo Silvana Hrelia,
professoressa di biochimica della nutri-
zione all'Università di Bologna, "la don-
na è l'attore principale nella dispensa-
zione del cibo, dalla raccolta alla pre-
parazione alla somministrazione, in tut-
te le società". Le donne producono più
del 50% di tutti gli alimenti presenti sul-
la Terra. Nella zona subsahariana e ca-
raibica dal 60% all'80% della produzio-
settembre 2008 noidonne16
Salute, nome comune femminile
Rimini / scienze
Donatella Orioli
Vi siete mai chieste quanto tempo dedicate a voi stesse e all'ascolto dei bisogni più profondi che si annidano qua
e là nel vostro cuore? Perdonate la domanda diretta e per certi versi provocatoria ma l'estate impone una pausa
di riflessione e di immobile silenzio per metterci in ascolto di noi stesse. Non vi sto certo invitando a una sedu-
ta di meditazione o una forzata sospensione delle piacevoli attività o di doverose routine che assiepano le gior-
nate di ognuna di noi: vi induco semplicemente a starvene per una decina di minuti in compagnia di voi stesse.
Vi accorgerete che non è vita non dedicarsi mai il tempo di sentire il senso degli incontri, la polpa delle parole
degli amici, l'effetto dei riti che diventano legami, la forza delle esperienze che si accumulano come stalattiti nel nostro cervello ma che non ab-
biamo mai la costanza di scaldare con l'energia del nostro cuore. Ma è vita questa? Mi viene in mente quella straordinaria vignetta di Quino, idea-
tore di Mafalda, quella bimba tutta arruffata che chiede alla sua mamma indaffarata tra lavoro e faccende domestiche: 'Mamma cosa ti piacerebbe
fare se potessi vivere la tua vita?' Mi sembra una domanda cruciale e a dir poco intelligente. Mi chiedo se sia vita tutto quel crogiolo di ore passa-
te ad affastellare impegni ed inviti, a dire sì anche quando si rifiuterebbe, a prestare il fianco, a soccombere sempre e comunque alle esigenze al-
trui. E noi, che fine facciamo? e se ci organizzassimo per riservarci di prima mattina, prima di buttarci nella grande borraccia delle richieste e dei
doveri una mezz'oretta tutta per noi in cui intrecciare fantasie e desideri? Sto parlando non del tempo libero che è fatto di ritagli, direbbe Marina
Piazza, utile per lenire le ferite o alleviare le stanchezze, ma di un tempo per cosi dire "liberato" in cui ci si regala uno spazio della casa, un mo-
mento propizio, una magia straordinaria in cui provare a metter insieme tutti i pezzi della nostra disorientante esistenza.
Ma siamo sicure di vivere?


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