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Numero 6 del 2008

1948-2008: 60 anni di Sana e robusto Costituzione. Perchè cambiarla?


Foto: 1948-2008: 60 anni di Sana e robusto Costituzione. Perchè cambiarla?
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egoistico, di cui la società si sente irre-
sponsabile. Le politiche di competenza
non sono solo questione di assistenza
pubblica di comuni ormai privi di risor-
se finanziarie: presidente, la crisi econo-
mica avanza, ma tocca anche agli in-
dustriali.
Volontari per le donne?
La violenza sessuale e l'aborto e per-
fino la pillola del giorno dopo hanno
avuto un'insolita "tribuna elettorale" da
parte di una destra che, quando si chia-
mava "Movimento sociale italiano", vo-
leva mantenere lo stupro tra i "delitti
contro la morale pubblica e il buon co-
stume". Si chiedeva Adele Cambria
(Unità, 29 aprile): "in altri momenti
non-elettorali, ci sarebbe stato tanto vo-
lontariato 'spontaneo' in difesa delle
donne?". Secondo Clara Sereni, però,
non è più giusto defatigarsi ancora in
cortei e slogan: "come molte donne, non
ho più voglia di andare a manifestazio-
ni contro la violenza: penso che la vio-
lenza e il femminicidio siano una que-
stione dei maschi". Care elette in Parla-
mento, vedete voi come e se proporre
nuove leggi, ma tenete conto che saran-
no destinate a pesare più come messag-
gio per il paese che per le pur necessarie
mediazioni parlamentari. Quelle mate-
rie, infatti, torneranno ad interessare la
politica, ma non dalla nostra parte. Le
donne, in materia di violenza, aborto,
pillole, hanno già detto tutto più di una
volta: lo sapete bene perché eravate con
noi. Ora tocca difendere con i fatti, an-
che dall'opposizione, la dignità dell'ele-
zione di genere.
"L'ho comprata in Marocca"
La mia dentista racconta che, una
domenica in cui lei era di turno per la
pronta assistenza, si è presentato un ta-
le, bolognese di periferia, molto rozzo
che trattava villanamente la moglie che
era con lui. Redarguito, si difendeva:
"beh, cosa c'è di strano! L'ho comprata
in Marocca per ottomila euro". La Ma-
rocca sarebbe il nostro Meridione e ag-
giungeva che altri del suo paese si era-
no procurati "dal sensale" una moglie
allo stesso modo. Da non credere che
nel 2008 a Bologna siamo ancora a
questo punto. Estendiamo simbolica-
mente per tutte le questioni sul tappeto
l'espressione usata da una ragazza in
un blog: il problema non è la pillola del
giorno dopo; è il giorno dopo. In un pae-
se come il nostro in cui la condizione
femminile, in pieghe segrete è tragica. Le
elette ci pensino in Parlamento; noi,"dal
basso", riprendiamo a discutere su tutte
le violenze, sollecitiamo il genere ma-
schile a ragionare su di sé, modifichia-
mo (è importantissimo) gli statuti delle
associazioni per diventare parte civile
in tribunale. E ri-chiediamo alle donne
di evitare gli amori tristi: anche le più
disposte al perdono portino dal medico,
dall'analista o in tribunale mariti e
compagni disposti solo a reiterare penti-
menti. Nessuna subisca, neppure "a fin
di bene", per i figli, la famiglia, l'amore.
Chi ha visto il film 'Racconti da Stoc-
colma' ha avuto la conferma che la de-
solazione del patriarcato violento so-
pravvive nella mitica Svezia progressi-
sta. Diciamo: non per sempre, non per le
nostre figlie.
Le “belle” pari opportunità
Nel libro di Loredana Lipparini "Ancora dalla
parte delle bambine" (Ed. Feltrinelli), ad un
certo punto viene citata Pink, la popstar del
video "Stupid girl" che denunciava "tempi cupi
per il femminismo" in quanto era difficile
accettare che le ragazze degli anni settanta,
che volevano diventare presidenti degli Stati
Uniti "avessero partorito figlie che sognano di
sculettare seminude al fianco di un rapper".
Per dirla all'italiana, noi ragazze degli anni
settanta abbiamo partorito bambine che
sognano in gran numero di diventare veline,
subrette, presentatrici televisive o giù di lì.
E' vero che in questo periodo una ex ragazza
degli anni settanta sta provando a diventare
presidente degli Stati Uniti, ma è anche vero
che molto spesso piuttosto che contestarle la
sua linea politica per le elezioni le si contesta
il fatto che è sciatta e che, magari dopo aver
macinato chilometri da uno Stato all'altro, in
qualche foto non è proprio bellissima. Questo
è infatti quanto più frequentemente ci fanno
capire i giornalisti della sua campagna eletto-
rale.
Insomma il problema è sempre questo: le
donne vengono apprezzate più per il loro
aspetto che per quello che fanno o dicono. Come non ricordare gli
sberleffi dei giornalisti sull'aspetto di Golda Meir, che affrontò da
Primo Ministro di Israele in momenti difficilissimi per il suo Paese
o i continui "apprezzamenti", a distanza di mezzo secolo dal suo
insediamento, dell'abbigliamento della regina Elisabetta
d'Inghilterra, tanto per fare solo due esempi. Anche in casa nostra
non succede di meglio. I commenti sulle poche donne politiche pre-
senti si concentrano sempre sull'abbigliamento o sull'aspetto fisico,
più che su quello che dicono e fanno. Aiutati in questo anche da
uomini politici che non disdegnano di commentare, magari acida-
mente, l'aspetto di colleghe a loro dire poco attraenti, (come se in
Parlamento avessimo degli Adoni!).
Allora, forse la nomina di Mara Carfagna, a Ministra (e, per favo-
re usiamo il femminile almeno per questo ruolo!) delle Pari
Opportunità può rappresentare una svolta per le nostre figlie,con
modelli non solo di veline e presentatrici, ma anche di Ministre.
L'immaginario delle nostre ragazzine può trovare un modello di
riferimento di tutto rispetto, in un ruolo tra l'altro strategico per
loro. Si spera, però, che passata la prima "ubricatura" i giornalisti
ci dicano qualcosa di più che sul suo abbigliamento e che, grazie
all'attenzione che la Ministra richiama, ci informino di più sullo
stato delle Pari Opportunità.
E lei, Ministra Carfagna, ci dica però sulle Pari Opportunità qual-
cosa che sia intelligente al pari della sua bellezza, così da stupire
i giornalisti, e noi tutte, più del suo aspetto fisico.
E' dura, forse, farcela da sola… ma donne valide anche se brutti-
ne e più stagionate di lei ce ne sono tante nel nostro Paese!
Alida Castelli
il clima post-elettorale suggerisce tante riflessioni.
Forse troppe. Alcune note critiche tanto per iniziare...


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