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Numero 4 del 2008

UDI: 50E50, donne e rappresentanze


Foto: UDI: 50E50,  donne e rappresentanze
PAGINA 42

Testi pagina 42

aprile 2008 noidonne42
Tra le etichette dei prodotti alimenta-ri quella delle uova è la più comple-
ta. Dal 1° gennaio 2004 la normativa
comunitaria (Regolamento CE 2295 del
2003) prevede che sulle confezioni, ma
anche sul guscio, vengano riportate
molte utili informazioni che, insieme,
rappresentano uno strumento fonda-
mentale per la tutela della sicurezza ali-
mentare.
L'insieme di dati riportati sulla con-
fezione e sul guscio sostengono le scelte
sempre più consapevoli del consumato-
re e contribuiscono a valorizzare la
qualità delle produzioni italiane. Si trat-
ta, infatti, di un sistema di tracciabilità
e di informazioni al consumo che per-
mette di risalire, in maniera inequivoca-
bile e chiara, al tipo di allevamento, al-
lo Stato di provenienza, al Comune in
cui è ubicato l'allevamento e al singolo
produttore.
Il consumatore ha, finalmente, la
possibilità di ricostruire il percorso del-
l'uovo dall'allevamento al confeziona-
mento: una vera e propria tracciabilità
del prodotto!
Il codice impresso sul guscio raccon-
ta la storia dell'uovo: il luogo di prove-
nienza e il tipo di allevamento divenen-
do così un autentico "documento d'iden-
tità" attraverso il quale i consumatori
possono venire a conoscenza di tutte le
informazioni sul prodotto.
E' possibile per il consumatore atti-
vare il sistema di rintracciabilità indivi-
duando tutte le tappe della filiera pro-
duttiva: la nazione in cui l'uovo è stato
deposto, il sistema di allevamento e per-
fino l'azienda nella quale è stato pro-
dotto.
Cosa troviamo sul guscio dell'uovo?
All'inizio del codice, c'è un numero
che indica il sistema di allevamento del-
le galline ovaiole:
"0" per l'allevamento biologico,
"1" per l'allevamento all'aperto,
"2" per quello a terra,
"3" riguarda l'allevamento in
gabbia (o batteria).
La sigla che specifica il Paese di
produzione delle uova (IT per l'Italia, FR
per la Francia, ES per la Spagna).
Il comune di appartenenza è indi-
cato con un altro numero, per la pro-
vincia d'allevamento viene indicata la
sigla (Bo per Bologna,Pg per Perugia
ecc.).
Le ultime tre cifre si riferiscono al-
l'allevamento di produzione delle uova:
un dato molto importante perché indica
il codice assegnato dalle autorità sani-
tarie locali e ne attesta l'avvenuto con-
trollo.
Il consumatore potrà distinguere le
produzioni di importazione provenienti
dai Paesi al di fuori dell'Unione europea
dalla dicitura "sistema di allevamento
indeterminato".
I consuma-
tori trovano sulla
confezione delle
uova anche: la
data di consumo
preferibile, la ca-
tegoria di qualità
e di peso, il nume-
ro di uova confe-
zionate, il nome e
la ragione sociale
o il marchio com-
merciale del cen-
tro di imballag-
gio, le modalità
di conservazione.
Le aziende
possono inserire,
sempre sulle con-
fezioni, anche alcune informazioni fa-
coltative: dalla data di deposizione a
quella di imballaggio, dal tipo di alle-
vamento all'alimentazione fornita alle
galline.
Che cosa indicano le
definizioni "allevamento al-
l'aperto", "a terra", "biologi-
co" e "in gabbia"?
Allevamento all'aperto: le galline per
alcune ore del giorno sono libere in un
ambiente esterno.
Allevamento a terra: le galline
ovaiole si muovono liberamente, ma in
un ambiente chiuso, di solito un capan-
none.
Allevamento in gabbia (o batteria):
le galline si trovano in ambienti confi-
nati, dove depositano le uova su un na-
stro trasportatore che le porta diretta-
mente al confezionamento.
Allevamento biologico: rispetta le re-
gole stabilite per tale tipologia di pro-
duzione e gli animali sono liberi all'a-
perto per alcune ore al giorno.
Guida alla scelta!
Da pochi mesi sono state introdotte
alcune novità da un decreto del mini-
stero delle Politiche Agricole: anche
l'imballaggio che contiene le uova per la
vendita deve essere corredato di tutte le
informazioni previste dalla legge. Sono
esenti da quest'obbligo gli allevatori che
hanno meno di 50 galline e che vendo-
no direttamente le
uova nelle loro fatto-
rie, nei mercati loca-
li o tramite vendite
porta a porta. Le uo-
va fresche (da bere)
se immerse in un bic-
chiere di acqua sala-
ta (con almeno 25 gr
di sale da cucina) si
adagiano sul fondo;
se l'uovo ha dai 2 ai
20 giorni si posizio-
na a diverse altezze
nel bicchiere; un uo-
vo vecchio (da but-
tare) galleggia in su-
perficie, sporgendo
dall'acqua. Le uova
scadono 28 giorni dopo la deposizione e
sulla confezione troviamo solo la data
di scadenza, si può risalire alla deposi-
zione sottraendo un numero di giorni
pari a circa un mese. Le uova restano
"Extra fresche" fino a nove giorni dalla
deposizione e sette dalla data di imbal-
laggio; dopo tale periodo la scritta "ex-
tra" viene eliminata, ma le uova si pos-
sono ancora definire "fresche", ossia di
categoria A. Alla categoria "B" appar-
tengono le uova di seconda qualità, o le
uova A che non possono più essere im-
piegate per usi alimentari se non previa
pastorizzazione; di categoria "C" sono
le uova declassate, che non entrano ne-
gli scaffali dei supermercati e che sono
destinate esclusivamente alle lavorazio-
ni industriali.
Renata Frammartino
Rintracciare l’uovo in
etichetta: finalmente si può!
mangiar bene


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