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Numero 4 del 2008

UDI: 50E50, donne e rappresentanze


Foto: UDI: 50E50,  donne e rappresentanze
PAGINA 11

Testi pagina 11

noidonne aprile 2008 11
mento del Comitato nazionale di bioeti-
ca, ente di nomina politica, ricordiamo-
lo!). Ma la stessa 194, che è nata "con-
tro" l'aborto clandestino e "a favore" del-
la maternità, prevede la rianimazione
dei feti vitali. E lodevolmente, in previ-
sione dell'evoluzione delle tecniche, non
indica un preciso limite di tempo: le cu-
re invasive cui vengono sottoposti i
grandi immaturi sono ad alto rischio in
corpi di pochi etti (es. la lacerazione
tracheale dopo l'intubazione); e il man-
cato sviluppo delle funzioni vitali (qua-
le quella polmonare o del sistema ner-
voso centrale) li condanna a ripetute
operazioni, a vivere in ospedale; e se
sopravvivono, cosa assai rara, riman-
gono handicappati.
E infatti la Carta di Firenze racco-
mandava di offrire solo cure compassio-
nevoli ai feti la cui immaturità è ritenu-
ta internazionalmente incompatibile
con la sopravvivenza (in genere sotto le
24 settimane) perché la rianimazione
sarebbe accanimento terapeutico, a
parte casi eccezionali dove comunque si
procede con l'approvazione dei genitori.
Ma la Lombardia si è già dotata di un
protocollo che vieta l'aborto terapeutico
dopo le 22 settimane procedendo nel-
l'offensiva di togliere parola alla donna,
ridotta a puro contenitore. E con tali
precedenti ci si chiede come verrà con-
cretizzata la mozione Finocchiaro- Bi-
netti là dove dice che si deve dare piena
attuazione alla 194.
Cosa significano queste parole per
chi, in disaccordo sulla prevenzione,
guardava con simpatia alla smobilita-
zione dei consultori e alla diffusione
dell'obiezione di coscienza? (e se qual-
cuno vede un segno di apertura nel fat-
to che la mozione prevede la contracce-
zione, forse non sa che nel 1966 la
commissione istituita da Papa Roncalli
l'aveva ammessa, e che fu Montini a
tornare nel solco della tradizione). Non
stupisce infine che chi accetta il cilicio
si pronunci solo sugli aspetti etici e per-
fino tecnologici delle cure, indifferente
come sempre al dolore fisico, spesso cro-
nico. Sulla 194 soffia ormai un vento
violento: il documento dei ginecologi ro-
mani, la direttiva di Formigoni, il pare-
re del Consiglio di bioetica, la lista Pro
life benedetta dal Papa.
Il quale apprezza la scienza solo
quando, ancella della fede, "rispetta la
vita", come nel caso Welby o della bim-
ba nata senza bulbi oculari. Conclu-
dendo: se non sapremo difenderci a li-
vello nazionale richiamando in primo
luogo la Costituzione, il potere politico
assegnato di recente alle regioni farà
della Lombardia un modello esportabi-
le. Ce la faremo?
Il nuovo Codice delle
Pari Opportunità
Alla fine di febbraio il Consiglio dei Ministri
ha varato lo schema di decreto legislativo per
il recepimento della direttiva 2006/54/CE
riguardante l'attuazione del principio delle
Pari Opportunità e della parità di trattamen-
to fra uomini e donne in materia di occupa-
zione e d'impiego. (www.pariopportunita.
gov.it). Lo aspettavamo da tempo, ce n'era
bisogno. Il testo in discussione è ricco di
buone ed interessanti novità. L'introduzione di
un nuovo concetto, più ampio, di "discrimina-
zione" sia diretta che indiretta, che ricompren-
de ad esempio le discriminazioni legate allo
stato di gravidanza, maternità o paternità, le
molestie nei luoghi di lavoro, comprese quelle
sessuali, anche legate al cambiamento di
sesso, può offrire nuovi e più precisi strumen-
ti per l'opera antidiscriminatoria di cui sono
competenti le Consigliere di parità, ed offre
nuovi strumenti per la contrattazione e l'ini-
ziativa sindacale. Si elevano finalmente le
sanzioni in caso di discriminazione, e si modi-
fica la norma sull'onere della prova rafforzan-
do la posizione di chi vuol fare valere una dis-
criminazione. Viene introdotto il principio
generale del "mainstreaming di genere" che
obbliga a tener conto dell'obiettivo della pari-
tà, in maniera più cogente rispetto al passato,
nella formulazione delle leggi, dei regolamen-
ti, degli atti amministrativi nelle politiche e
attività varie. Basterebbe l'attuazione di questo punto per cam-
biare il panorama italiano in un'ottica di genere!
Nello schema di decreto sono poi contenute anche le misure che
vietano trattamenti economici differenziati tra uomini e donne:
trattamenti che ancora oggi, a parità di lavoro, grazie ai mecca-
nismi delle incentivazioni, del ricorso agli straordinari, o altro
fanno sì che le donne guadagnino circa il 20% in meno dei loro
colleghi.
Anche il Testo Unico sulla Maternita viene modificato introducen-
do in particolare due concetti nuovi: si può usufruire del congedo
parentale anche su base oraria e si ha diritto a beneficiare di even-
tuali miglioramenti delle condizioni di lavoro che sarebbero spet-
tati alla lavoratrice o al lavoratore durante l'assenza. L'articolo 9
della legge 53/2000 sulla conciliazione destinato agli incentivi
finanziari per aziende e lavoratori viene modificato aumentando
le possibili azioni finanziabili e la platea dei possibili destinatari.
Insomma un buon lavoro, che ha visto e vedrà nei prossimi giorni
incontri con gli organismi di parità, oltre quelli già realizzati, con
le forze sociali, in primo luogo sindacati e datori lavori i veri pro-
tagonisti per far vivere questa nuova, buona normativa, di cui,
occorre dirlo, siamo ancora una volta, per nostra fortuna, tribu-
tari delle raccomandazioni europee.
Si potrebbe dire che però in Italia si mette mano a riforme così
importanti sempre in chiusura della legislatura, fu così alla fine
dell'ultima, nella quale si approvo il "Codice delle pari opportuni-
tà" tuttora in vigore, voluto dalla ex ministra Prestigiacomo, ma
allora si trattò di un lavoro tutto "sommerso" sul quale non si
tenne conto né di modifiche necessarie, né delle direttive europee
già emanate. Questa volta il metodo è diverso, i contenuti come si
è accennato sono rispondenti alle novità nel frattempo intervenu-
te, è un buon testo e non frettoloso. Ma c'è un problema…entrerà
in vigore a giugno prossimo, dopo l'analisi delle commissioni com-
petenti. Ce la faremo? Alida Castelli
sull'aborto soffia un vento violento, alimentato
dalla politica e sostenuto dalla Chiesa


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