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Numero 2 del 2008

Politiche scomode


Foto: Politiche scomode
PAGINA 28

Testi pagina 28

28 febbraio 2008 noidonne
Cina / terza ed ultima parte
Con la morte di Mao Zedong si aprìuna nuova fase della storia cinese
contrassegnata da una politica di de-
maoizzazione e di modernizzazione.
Chiuso il breve periodo di transizione
neomaoista (1976-1978), Deng Xiao-
ping riconosciuto legittimo successore
del Grande Timoniere durante il terzo
plenum dell'XI Comitato centrale del
PCC (dicembre 1978) impose un nuovo
corso economico caratterizzato dal con-
temporaneo perseguimento della strate-
gia del riaggiustamento e delle riforme
economiche. Il riaggiustamento doveva
porre rimedio ai difetti di un si-
stema economico che, avendo
fatto riferimento al modello so-
vietico, non corrispondeva pre-
cisamente alle necessità cinesi.
Il sistema di pianificazione fu
reso più elastico da una par-
ziale decentralizzazione e dal-
la reintroduzione, ai margini
del sistema, di un mercato libe-
ro e di un piccolo settore di
economia individuale. Le rifor-
me economiche, partite inizialmente
nelle campagne, portarono tra il 1978 e
il 1984 alla decollettivizzazione pro-
gressiva del settore agricolo e al rilancio
del settore industriale ed urbano, attra-
verso la liberalizzazione dei prezzi e del-
le imprese, e la creazione delle infra-
strutture necessarie per far funzionare
un'economia di mercato, conseguendo
ritmi sbalorditivi di crescita. Il boom in-
dustriale del 1984/85 testimoniò le im-
mense capacità d'impresa e di sviluppo
industriale della società cinese. L'aper-
tura della Cina ai prodotti, alle tecniche
e ai capitali stranieri dimostrò anche il
desiderio di questo paese di coniugare
modernizzazione interna e inserimento
nell'economia mondiale. I dirigenti cine-
si, che rivendicavano una certa conti-
nuità politica e ideologica con i prede-
cessori, ritenevano il paese avviato sul-
la strada dell'attuazione del "socialismo
alla cinese", dove vigeva un'economia
mista, che nelle condizioni oggettive
dell'economia planetaria era considera-
ta l'unica strada realisticamente percor-
ribile, in opposizione all'idealismo del
"grande balzo in avanti" e agli eccessi
della "rivoluzione culturale".
Tuttavia, nel dare avvio all'econo-
mia socialista di mercato, la Cina si era
imbattuta in non pochi problemi deter-
minati dalle liberalizzazioni economi-
che. Ad esempio, nelle campagne, la li-
beralizzazione aveva favorito il ritorno
dell'impresa familiare, che andava a so-
stituire le piccole unità di produzione o
di lavoro (composte soprattutto da don-
ne e anziani) già ben integrate nella vi-
ta economica e sociale dei villaggi. Ciò
aveva comportato il declino del ruolo
delle donne. Afferma Marie-Claire Ber-
gère: "Le mogli, le figlie delle famiglie
contadine lavorano ormai all'interno
del nucleo familiare e sono sottoposte
all'autorità del capofamiglia, che è an-
che il capo dell'impresa. Il padre o il
marito si è sostituito al capo della squa-
dra per la distribuzione dei compiti.
Nessun punto-lavoro viene a mettere in
risalto il contributo individuale delle
donne ai redditi familiari: la retribuzio-
ne è in certi casi indivisa o nulla. La ri-
forma tende a resuscitare un'autorità
patriarcale. (…) Le donne della campa-
gna hanno anche molto da perdere per
il venir meno delle istituzioni mediche e
di aiuto sociale, fino a questo momento
finanziate con i fondi delle unità collet-
tive. (…) Il rinnovamento dell'impresa
familiare valorizza il ruolo del figlio: è il
suo lavoro che permette di mantenere e
sviluppare la produzione. (…) La ma-
dre che partorisce solo figlie è sempre
stata disapprovata dalla so-
cietà tradizionale. Ma nella
Cina di Deng Xiaoping la
combinazione di una riforma
rurale che esalta l'impresa fa-
miliare, e di una pianificazio-
ne demografica, che si sforza
d'imporre la necessità del fi-
glio unico (introdotta nel
1978 - n.d.a.), dà una forza
nuova all'antica maledizio-
ne". La riforma tendeva nuo-
vamente a confinare nell'ambito fami-
liare il lavoro femminile privato di rico-
noscimento sociale e, di conseguenza,
svalutato. Inoltre, nonostante la legge
sul matrimonio proibisse il maltratta-
mento o l'uccisione delle bambine e del-
le loro madri, il nuovo meccanismo eco-
nomico, facendo pagare i costi dei mu-
tamenti in atto soprattutto ai soggetti
più deboli, aveva favorito l'aumento
esponenziale degli infanticidi femminili,
creando nelle zone rurali più povere im-
pressionanti squilibri demografici. Il ri-
torno a credenze e pratiche tradizionali
e la ripresa delle reti informali di solida-
rietà (per lo più confinate a parenti e
amici), come forte contraccolpo all'au-
mento delle disuguaglianze e alla perdi-
Cristina Carpinelli
Il “dopo Mao” e l’economia
socialista di mercato


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