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Numero 12 del 2009

Femminsmo: parliamone


Foto: Femminsmo: parliamone
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Testi pagina 4

dicembre 2009 noidonne4
Il primo decennio del terzo millennio, che con la fine del2009 volge alla conclusione, qualche novità la fa intrave-
dere. Intanto c'è una ripresa di dibattito pubblico che, a par-
tire dalla rappresentazione dell'immagine femminile nei me-
dia fino ad arrivare alle analisi sulla effettiva condizione del-
le donne oggi in Italia, ci riguarda molto da vicino e ci solle-
cita a rinnovare pensieri e sguardi di genere sul nostro tempo.
Poi c'è un po' di stampa e di televisione che hanno aperto re-
dazioni e palinsesti a temati-
che e idee insolite per i loro
'tradizionali' contesti. Beninte-
so, si tratta di avamposti nel
deserto sconfinato del sistema
mediatico, ma consola il fatto
che l'effetto propagazione può
essere illimitato. Sta a noi cer-
care di massimizzare i benefici
che quei messaggi possono in-
nescare, anche approfittando
di episodi casuali. Infatti non
era certo nelle intenzioni di
Berlusconi incendiare una mic-
cia con quel suo 'più bella che
intelligente' rivolto all'Onorevole Rosi Bindi in diretta tv, ma
è successo che la perfetta risposta 'non sono una donna a sua
disposizione' della vice presidente della Camera - oggi anche
presidente del Partito Democratico - abbia fatto da detona-
tore. Le donne si sono riconosciute nella risposta della Bindi
ed è scattata una ribellione unanime contro un potere ma-
schile che ostenta la sua misoginia e che esibisce le donne co-
me trofei dopo la caccia nella Savana. Altro fatto di notevo-
le rilevanza è la prima manifestazione nazionale indetta da
uomini in occasione della Giornata Mondiale contro la Vio-
lenza sulle Donne promossa dalle Nazioni Unite. Riportiamo
in queste pagine il testo integrale della lettera 'Da uomo a uo-
mo', manifesto pubblico con cui Maschileplurale si presenta
e che ha diffuso il 21 novembre a Roma nel corso della ma-
nifestazione. Scriviamo e andiamo in stampa prima dell'ap-
puntamento, quindi non possiamo commentare l'esito dell'i-
niziativa. Ma, al di là dell'impatto numerico, è impossibile
non sottolineare la sua valenza simbolica. Poi, entrando nel
merito delle argomentazioni, notiamo che i firmatari precisa-
no che il loro gesto non è 'un atto di solidarietà con le donne,
ma un'iniziativa di responsa-
bilità individuale e collettiva',
dunque è un atto al quale in-
tendono dare piena valenza
politica. E' una assunzione di
responsabilità in quanto gene-
re maschile, che non si ferma
alla denuncia ma che si spinge
oltre. Arriva a riconoscere che
'occorre creare un'altra civiltà
di relazioni tra persone'. E in
questa prospettiva hanno ini-
ziato a fare la loro parte, in-
contrandosi e confrontandosi
a partire dal 2007 con non po-
che difficoltà, visto che Maschileplurale si compone di grup-
pi attivi in varie città. Non sarà stato facile per loro, proba-
bilmente, trovare delle sintesi e perciò l'approdo del 21 no-
vembre e della lettera aperta è da valorizzare. E da accoglie-
re come segno dei tempi. In questo primo decennio del terzo
millennio capita anche questo, che ci siano uomini con la
'schiena dritta' che dicono ad altri uomini di non essere inte-
ressati a consumare i corpi e le relazioni come al fast food,
che preferiscono la libertà al potere. E' una bella parola, 'li-
bertà', di cui dobbiamo riappropriarci, uomini e donne, epu-
randola dalle distorsioni che la attraversano e che la inqui-
nano con declinazioni di comodo.
Un nuovo anno, in “libertà”
Da uomo a uomo
Tiziana Bartolini
Lettera aperta di Maschileplurale
Sono un uomo e vedo la violenza maschile intorno a me.
Vedo anche, però, il desiderio di cambiamento di molti uo-
mini. Scelgo di guardare in faccia quella violenza e di ascol-
tare quel desiderio di cambiamento. So che quel desiderio è
una risorsa per sradicare quella violenza. Di fronte alle storie
di mariti che chiudono le mogli in casa o le ammazzano di
botte, di fidanzati che uccidono per gelosia le proprie ragaz-
ze, di uomini che aggrediscono o stuprano donne in un parco
o in un garage, non penso "Sono matti, ubriachi o magari i
soliti immigrati !", non mi viene da dire: "Quella se l'è cerca-
ta!". Tutto questo mi riguarda, ci riguarda. Quando sento giu-
dicare gli immigrati come una minaccia alle "nostre donne"
ricordo che la violenza contro le donne non nasce nelle stra-
de buie, ma all'interno delle nostre case, ed è opera di tanti
uomini, italiani e non, che picchiano e uccidono le "proprie"
donne. Quando osservo l'ironia, il disprezzo, la discrimina-
zione che precedono la violenza contro lesbiche e gay non
penso: "Facciano quel che gli pare, ma a casa loro". So che mi
riguarda, ci riguarda: quell'ironia e quel disprezzo li conosco
fin da piccolo, sono una minaccia per chi non si comporta
"da uomo". La libertà di amare chi vogliamo e come voglia-
mo o è di tutti o non è di nessuno. Quando penso alle donne,
spesso straniere costrette a prostituirsi, prive di diritti, alla ri-
cerca di difficili vie di uscita, non penso che "rovinano il de-
coro delle città". Vedo nella loro vita l'effetto di un razzismo
che avanza. La prostituzione, scelta o obbligata, parla in-
nanzitutto dei nove milioni di clienti italiani e della sessuali-
tà maschile ridotta alla miseria dello sfogo e del consumo.


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