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Numero 12 del 2009

Femminsmo: parliamone


Foto: Femminsmo: parliamone
PAGINA 36

Testi pagina 36

dicembre 2009 noidonne36
Turchia
Parlamentare curda condannata
a 18 mesi carcere
La parlamentare turca Aysel Tugluk, esponente del Partito
della Società Democratica (Dtp), filo-curdo, è stata con-
dannata a 18 mesi di carcere per propaganda terroristica.
I giudici hanno ritenuto Tugluk responsabile di aver "diffu-
so propaganda per un'organizzazione terroristica" e, più
precisamente, per il Partito dei Lavoratori del Kurdistan
(Pkk), fuori legge in Turchia, nell'Ue e negli Usa.
Uno degli avvocati della parlamentare ha fatto sapere che
la sua assistita intende impugnare la sentenza di fronte al-
la Corte d'Appello. Il processo ha preso il via in seguito a
un discorso pronunciato dalla Tugluk a Diyarbakir nel
2006, prima di essere eletta al Parlamento. In quell'occa-
sione la donna espresse il proprio appoggio ad un docu-
mento sottoscritto da alcune migliaia di curdi, che defini-
va Abdullah Ocalan, leader del Pkk, in prigione in regime di
isolamento, come proprio leader. In quella stessa occasio-
ne Tugluk affermò che le richieste del Pkk avrebbero dovu-
to essere prese in considerazione dal governo per giungere
a una soluzione della questione curda.
Il tribunale di Diyarbakir ha inviato la sua sentenza al Par-
lamento, che dovrà decidere se sospendere o meno l'im-
munità parlamentare per Tugluk, permettendo quindi che
sconti la sua pena. Lo stesso Dtp, partito a cui Tugluk ap-
partiene, è sotto processo da mesi di fronte alla Corte Co-
stituzionale con l'accusa di sostenere il Pkk e rischia lo
scioglimento
Bosnia
Rilasciata in Svezia Biljana Plavsic
Biljana Plavsic, ex presidente dei serbi di Bosnia Erzego-
vina, condannata nel 2003 a 11 anni di reclusione per cri-
mini contro l'umanità in relazione a fatti avvenuti durante
la guerra in Bosnia Erzegovina, è stata rilasciata in Svezia,
dove scontava la pena cui l'aveva condannata, prima ed
unica donna, il Tribunale penale internazionale per i crimi-
ni di guerra nella ex Jugoslavia. Il governo di Stoccolma ha
approvato il rilascio di Plavsic in linea con quanto previsto
dalla legge svedese che con-
sente la liberazione dopo che
l'imputato ha scontato due
terzi della condanna.
Da Stoccolma Plavsic - che
ha anche la cittadinanza ser-
ba - si è recata a Belgrado ed
è stata stata accolta all'aero-
porto dal premier della Re-
pubblica Srpska (RS), Milorad
Dodik. Non c'era invece alcun
rappresentante del governo di
Belgrado. Un gruppo di detenuti del carcere di Zenica, in
Bosnia, per protesta si è fatto cucire le bocche, chiedendo
lo stesso sconto di pena, mentre le vittime della guerra e la
stampa di Sarajevo hanno commentato il rilascio con
espressioni di sfiducia nella giustizia internazionale.
Plavsic durante la guerra in Bosnia era vice del presi-
dente serbo-bosniaco Radovan Karadzic, attualmente sot-
to processo all'Aja, ed era un'accanita fautrice dell'epura-
zione etnica. È nota anche per aver giustificato la morte sul
campo di battaglia della metà dei 12 milioni di serbi affin-
ché "i sei milioni di sopravvissuti possano godere i frutti
della vittoria".
Dopo l'accordo di pace di Dayton e l'estromissione dal-
la scena politica di Karadzic, inseguito da un mandato di
cattura del Tpi, nel 1996 Plavsic prese in mano le redini
della Rs, distanziandosi dal gruppo degli irriducibili; scelse
allora la collaborazione con la comunità internazionale,
anche per ottenerne gli aiuti economici, guadagnandosi
l'appellativo di 'moderata'. Battuta alle elezioni del 1998,
scomparve a poco a poco dalla scena politica e si consegnò
al Tpi nel gennaio del 2001. In aula ammise le sue respon-
sabilità per la 'pulizia etnica' contro "migliaia di innocenti
musulmani e croati", ottenendo così il ritiro da parte della
procura dell'accusa di genocidio e una condanna più mite.
Indonesia
Blocco delle lavoratrici domestiche
in partenza per il Kuwait
Ha provocato una dura reazione da parte delle autorità
del Kuwait la decisione del governo di Giakarta di bloccare
le partenze delle sue cittadine dirette nel paese arabo per
svolgere l'attività di collaboratrice domestica. La decisione
è stata presa dopo numerose denunce di maltrattamenti ai
danni delle lavoratrici immigrate.
Le autorità del Kuwait hanno replicato attraverso i me-
dia locali, che la mossa è una grave offesa; il paesi infatti si
considera uno dei luoghi che accoglie più domestiche stra-
niere, riservando loro un ottimo trattamento.
L'ambasciatore indonesiano in Kuwait, Aris Trianu, ha
fatto sapere di non essere a conoscenza delle cause che
hanno portato il governo del suo paese a prendere il prov-
vedimento e ha assicurato che sarà presto discusso un
nuovo accordo per regolare l'impiego di domestiche indo-
nesiane in Kuwait. Su un totale di 70.000 indonesiani re-


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