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Numero 12 del 2009

Femminsmo: parliamone


Foto: Femminsmo: parliamone
PAGINA 32

Testi pagina 32

dicembre 2009 noidonne32
La terribile e devastante aggressionemilitare condotta da Israele dal 27
dicembre 2008 al 18 gennaio, ha provo-
cato la morte di 1414 palestinesi di cui
l'83% civili. Qualsiasi situazione di post
-conflitto è traumatica e dolorosa, in
quanto donne, uomini e bambini si ri-
trovano a dover ricostruire la propria
vita e elaborare la perdita, dei loro fa-
miliari, delle loro abitazioni, dei loro
averi, della loro dignità e quotidianità.
Ma elaborare la perdita a Gaza è
quasi impossibile, dal momento che il
ritorno alla normalità è negato. Negato
da un assedio che continua inesorabil-
mente. Ancora oggi e da oltre due anni,
il governo Israeliano non consente o li-
mita enormemente l'entrata attraverso i
valichi di beni di prima necessità; mate-
riali quali il legno per le porte, il cemen-
to, elettrodomestici come frigoriferi o la-
vatrici, ma anche materiale scolastico,
sanitario o semplicemente alcuni tipi di
generi alimentari. Il PCHR (Palestinian
Center for Human Rights), una ONG pa-
lestinese con sede a Gaza che promuove
studi e ricerche relative al diritto inter-
nazionale e alle sue applicazioni, ha re-
centemente elaborato un interessante
rapporto che, oltre a analizzare le nu-
merose violazioni del diritto internazio-
nale e umanitario commesse da Israele
a Gaza, evidenzia l'impatto specifico e
le conseguenze dell'Operazione Piombo
Fuso sulle donne.
Normalmente le donne - oltre ad af-
frontare le proprie
personali ferite - si
ritrovano a farsi
carico delle ferite
emotive e fisiche
dei nuclei familiari
o delle comunità
nelle quali vivono.
In una società di natura patriarcale, co-
me quella palestinese, sono gli auomini
a contribuire al sostentamento economi-
co delle famiglie. Il che significa che un
conflitto armato e la perdita del marito
o dei figli di sesso maschile comporta
necessariamente ulteriori marginalizza-
zione e discriminazione sociale. Le ve-
dove non possono vivere da sole e si ri-
trovano costrette a rientrare nelle loro
famiglie di origine. Inoltre secondo il si-
stema legale applicato a Gaza, una ve-
dova puo' tenere la custodia dei suoi
bambini solo fino a quando non si ri-
sposa una seconda volta; in quel caso
la custodia dei figli passa automatica-
mente alla famiglia del marito. Dal
punto di vista giuridico il diritto inter-
nazionale tutela le donne, la loro esi-
stenza, e la loro integrità fisica e mora-
le, secondo quanto stabilito dala Con-
venzione per l'eliminazione di ogni dis-
criminazione contro le Donne, l'Accor-
do Internazionale sui Diritti Civili e Po-
litici e la Convenzione Internazionale
sui Diritti Economici, Sociali e Cultura-
li. Accordi che anche lo Stato di Israele
ha ratificato. Le donne dovrebbero esse-
re maggiormente protette - secondo la
Quarta Convenzione di Ginevra del
1949 - in quanto soggetti che non par-
tecipano direttamente alle ostilità e in
quanto particolarmente vulnerabili.
Questo è quanto scritto sulla carta.
In realtà, dall'inizio della seconda Inti-
fada (settembre 2000) 281 donne pale-
stinesi sono state uccise da attacchi
Israeliani nella West Bank e a Gaza. Al-
l'inizio della seconda Intifada, la mag-
gior parte delle donne è stata uccisa in
West Bank, tendenza invertita a partire
dal 2003. Solo l'Operazione Piombo Fu-
so ha ucciso 118 donne e ne ha ferite
più di 825, so-
prattutto nella zo-
na a Nord della
Striscia e a Gaza
City. Il report rea-
lizzato dal PHRC
presenta e analiz-
za attraverso 12
storie, le vite spez-
zate di donne che
sono state vittime
degli attacchi
israeliani a Gaza.
Storie che ovvia-
mente non racchiudono tutta la casisti-
ca delle violazioni commesse, ma che ri-
flettono la realtà delle donne e le diffi-
coltà affrontate nella fase post-conflit-
to. Come la storia di Wafa Al Raeda. In-
cinta al nono mese, 37 anni, di Beit La-
hiya, Wafa è stata ferita gravemente il
10 gennaio insieme a sua sorella Gha-
da, in seguito al lancio di razzi da un
drone telecomandato. Date le capacità
tecnologiche del drone, è presumibile
che l'opeartore fosse in grado di identifi-
care Wafa e Ghada in quanto civili di
sesso femminile. Era stato temporanea-
mente dichiarato il cessate il fuoco e
Wafa voleva recarsi dal medico. In se-
guito al lancio del razzo ha perso la
gamba, ma in coma ha dato miracolo-
samente alla luce suo figlio, con un par-
to cesareo. E' stata - ancora in coma -
trasferita in Egitto dove ha subito 7 ope-
razioni. "Ancora adesso sento male alla
gamba, non riesco a camminare" dice
Wafa. Ha potuto vedere suo figlio solo
dopo 5 mesi. E' riuscita a parlare di
quello che le è accaduto solo dopo 7
mesi.
Il marito di Ghalya, 52 anni è grave-
Gaza
Ferite nei corpi e nell'anima
Barbara Antonelli
Foto Palestine Monitor
Foto Palestinian Center for Human Rights


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