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Numero 8 del 2009

Ozio pigrizia tempo libero


Foto: Ozio pigrizia tempo libero
PAGINA 32

Testi pagina 32

luglio/agosto 2009 noidonne32
A cavallo tra gli anni Ottanta e No-
vanta, con la caduta del muro di Berli-
no e il crollo dell'Unione Sovietica, si è
assistito allo spostamento massiccio di
popolazioni dei paesi ex comunisti, le
cui economie erano letteralmente deva-
state. Tale spostamento emerge dall'an-
damento molto differenziato del peso
percentuale dei soggiorni in Italia, con
un aumento notevole in questi ultimi
anni di quelli delle comunità dell'est eu-
ropeo.
Dal 1991 in poi i russi arrivati in Ita-
lia sono andati prevalentemente alla ri-
cerca di un lavoro redditizio e di mi-
gliori condizioni di vita. Al 31/12/2000
risultavano presenti in Italia (Tab.1):
Dalla lettura di questi dati si può su-
bito rilevare la sovra rappresentazione
del genere femminile. Molte donne russe
sono venute in Italia dopo aver contrat-
to un matrimonio con un uomo italia-
no. Altre, prevalentemente fra i 40 e i 50
anni, hanno trovato facilmente un im-
piego nel lavoro di cura. Infine, un cer-
to numero di donne giovani è stato re-
clutato dalla mafia della prostituzione.
Di solito, uomini e donne arrivano in
Italia senza una famiglia costituita e
tendono a creare o ricreare nel nostro
paese il proprio tetto coniugale. Questo
sottolinea la tendenza, che peraltro ca-
ratterizza anche altre etnie, sempre più
marcata in Italia, della progressiva
stanzializzazione degli immigrati. Va
ovviamente precisato che tali dati sono
fortemente sottostimati, essendo l'Italia
un paese a forte attrazione d'immigra-
zione clandestina o irregolare.
A distanza di 6 anni, i dati della ta-
bella sopra riportata - riferiti alla na-
zionalità russa - hanno subito delle so-
stanziali modifiche, dovute soprattutto
al forte incremento di cittadini stranieri
femmine. Dati Istat 1 gennaio 2007
(Tab. 2):
Delle tre comunità esaminate (russa,
moldava e ucraina), quella russa risul-
ta essere la minore, con poche migliaia
d'individui e flussi migratori che sono
determinati prevalentemente da motivi
di studio e di ricongiungimento familia-
re. Le altre due comunità si caratteriz-
zano, invece, per flussi migratori anco-
ra molto consistenti, composti per la
maggior parte da individui che emigra-
no per ragioni di lavoro (Tab. 3):
La distribuzione dei dati secondo il
genere vede una netta prevalenza delle
donne per tutte e
tre le comunità; la
comunità molda-
va è composta per
il 68% da donne,
mentre la russa e l'ucraina addirittura
per l'83% (grafico 1).
La condizione professionale dei mi-
granti dell'Est Europa consiste essenzial-
mente nel lavoro dipendente. Solo la co-
munità russa presenta un gap minore
(anche se ancora molto elevato) fra la-
voratori dipendenti ed autonomi, a di-
mostrazione di una maggiore integra-
zione di tale comunità nel tessuto socio-
economico italiano. La situazione degli
immigrati russi appare significativa-
mente differente da quella degli altri im-
migrati. Di fronte ad una media nazio-
nale dell'82,5% di lavoro straniero di-
pendente, i dati mostrano un valore re-
lativo ai lavoratori dipendenti russi so-
stanzialmente in linea con quella me-
dia, laddove invece i valori di Moldova
e Ucraina, attestandosi rispettivamente
sul 93,5% e sul 96,5%, fotografano una
realtà d'integrazione ancora non perfet-
tamente compiuta. Situazione che emer-
ge anche dal dato sul lavoro autonomo
dove, in relazione ad una media nazio-
nale del 7%, i russi presentano un valo-
re del 15% (superando il dato medio
nazionale), i moldavi del 4,9% e gli
ucraini solo del 2%. I livelli di disoccu-
pazione sono, invece, per tutte e tre le
nazionalità leggermente inferiori al da-
to nazionale (2,6%); il valore russo è
quello più alto, e ciò indica che i russi si
adattano meno a lavori di scarsa spe-
cializzazione e di bassa professionalità
(grafico 2).
Il dato disaggregato secondo il gene-
re conferma lo stesso trend, anche se
analizzando i dati delle donne delle tre
comunità, si può notare che le differen-
ze fra russe da una parte e moldave e
ucraine dall'altra sono meno marcate.
Nonostante, infatti, la percentuale di la-
voratrici russe dipendenti sia inferiore a
quella delle altre due nazionalità e, al
contrario, quella delle lavoratrici auto-
nome russe sia superiore, il distacco non
è poi così forte. Le dipendenti moldave e
ucraine sono rispettivamente il 95,9% e
il 97,3% - dato molto alto rispetto alla
media nazionale (82,5%) - mentre le
russe, pur collocandosi anch'esse sopra
la media nazionale, si attestano
sull'86,8%. La percentuale di lavoratrici
autonome russe è dell'11%, superiore al
dato medio nazionale (7%). Molto bas-
se sono le percentuali delle lavoratrici
autonome moldave e ucraine, rispetti-
vamente 2,6% e 1,4% (grafico 3).
I dati secondo la composizione d'età
delle comunità considerate presentano
questi andamenti: la maggiore presenza
di giovani russi e moldavi indica per
quanto riguarda i primi una condizione
lavorativa ed economica relativamente
stabile ed un alto numero di giovani ve-
nuti in Italia per motivi di studio, men-
tre per i secondi la forte domanda di mi-
granti in età di lavoro per i settori indu-
striale ed edile. Il fatto che per gli ucrai-
ni, la modalità con la maggiore fre-
quenza sia quella relativa a fasce di età
medio-alte, sta a significare, invece, la
Russia
Migranti: parallelo ad est
Cristina Carpinelli
un confronto tra la comunità russa e le altre comunità
dell'est europeo a partire dai dati di genere


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