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Numero 5 del 2009

La nuova Europa


Foto: La nuova Europa
PAGINA 33

Testi pagina 33

noidonne maggio 2009 33
pravvivenza delle famiglie, compreso il
reperimento delle scadenti grappe con
cui si avvelenano i mariti disoccupati.
La vecchia Europa ha la sua parte di
colpe nel peggioramento del tenore di
vita dei nuovi cittadini europei.
Afferma l'italiano Umberto Musume-
ci responsabile del coordinamento dirit-
ti economici e sociali per Amnesty: "L'I-
talia? Beh, è un po' indietro in questo
campo. O meglio le grandi aziende stan-
no lentamente acquistando la consape-
volezza del 'rischio diritti umani'.
Stiamo, ad esempio, collaborando
con l'Eni per riscrivere il codice azienda-
le di comportamento. Dove continuia-
mo a trovare un muro è invece nelle pic-
cole e medie aziende, quelle che nume-
rose investono nell'Europa orientale. Es-
se non ne vogliono sapere". Musumeci
da anni visita aziende per certificarne il
rispetto degli standard internazionali in
fatto di condizioni di lavoro. E il bilan-
cio che traccia è sconfortante: "Soprat-
tutto nell'Est Europa, che è il Sud est
asiatico degli imprenditori italiani, noto
situazioni spaventose. (…)
Nelle fabbriche italiane in Bulgaria
ho visto bagni impraticabili, orari di la-
voro che sarebbe una presa in giro chia-
mare flessibili, donne in gravidanza li-
cenziate con una scusa. Tutto questo
prima o poi si paga".
Centinaia di migliaia di donne del-
l'Est europeo continuano a sparire ogni
anno per essere avviate alla prostituzio-
ne forzata nei prosperi paesi occidenta-
li. Ed è questa la ragione per cui il Con-
siglio d'Europa ha riunito d'urgenza
esperti della polizia, dei governi e dei
gruppi femministi per studiare una stra-
tegia con lo scopo di arginare questo ti-
po di traffico. La psicoterapista bulgara
Nadia Kozhouharova afferma che molte
donne rapite o vendute soffrono di seri
disordini mentali post-traumatici. E
paragona la situazione di queste donne
a quella dei superstiti dei campi di con-
centramento: ogni giorno una lotta per
la sopravvivenza. Bulgaria, Romania,
Moldavia, Ucraina e Albania sono le
principali fonti della tratta delle donne
costrette alla prostituzione. Alcune ven-
gono rapite nei bar e nelle discoteche.
La maggior parte è allettata con false
promesse di lavori normali: ballerine,
modelle o hostess. Ragazze ingenue ap-
pena uscite da scuola vengono adesca-
te con offerte di improbabili guadagni e
promesse di una vita piena di viaggi e di
bei vestiti. Ma gli esperti del Consiglio
d'Europa affermano che perfino le donne
che sanno di andare a lavorare nell'in-
dustria del sesso non hanno idea della
vita di vera e propria schiavitù che le
aspetta. L'Italia, insieme con la Germa-
nia, può vantare il titolo di meta
principale del traffico di
schiave. Si calcola che,
solo a Roma, sette prosti-
tute su dieci provengano
dai paesi dell'Est europeo. E
mentre la crisi economica in-
calza anche nel nostro paese, togliendo
prospettive e sicurezza, il corpo femmi-
nile viene sempre più investito di simbo-
li che ne fanno luogo di contesa e di
controllo. Sparisce la cittadina, con la
sua soggettività e l'inviolabilità dei suoi
diritti, compare la preda: stranieri ab-
bruttiti dallo sfruttamento e inferociti si
avventano sulle donne italiane in spazi
pubblici, mentre italiani, per lo più gio-
vani e in branco, bruciano vivi corpi
d'immigrati e imbrattano muri con scrit-
te gigantesche: "albanesi puttane"; "ru-
mene puttane".
La crisi materiale offusca le coscien-
ze e il cuore delle persone, ed è agghiac-
ciante constatare come donne dell'Est,
ex-vittime del traffico sessuale, diventi-
no a loro volta carnefici. Nell'Europa
orientale la percentuale di donne con-
dannate per traffico di esseri umani è
superiore al 60%. "Abbiamo bisogno di
comprendere le ragioni psicologiche, fi-
nanziarie e culturali per le quali alcune
donne costringono altre donne alla
schiavitù", ha detto Antonio Maria Co-
sta, direttore esecutivo dell'Unodc.
Il Consiglio Europeo ha pure eviden-
ziato una seconda forma di sfruttamen-
to di esseri umani, che sta prendendo
sempre più forma all'Est: il lavoro forza-
to, anche se la percentuale di donne co-
involte è molto più bassa. Il lavoro for-
zato è denunciato meno di frequente ri-
spetto allo sfruttamento sessuale, per-
ché nascosto in laboratori sotterranei.
"Vediamo solo la coda di un mostro", ha
denunciato Costa. Centinaia di
migliaia di vittime sono schia-
vizzate in squallidi negozi,
campi, miniere, fabbriche, o
semplicemente intrappolate
tra le mura di una casa. Il lo-
ro numero sta aumentando con l'acuir-
si della crisi economica, che ha come
conseguenza una maggiore domanda di
beni e servizi a prezzi molto bassi.
Ma come se ne esce, a breve termine,
da questo disastro? Per l'eurodeputata
ungherese Zita Gurmai, presidente della
Sezione delle donne nel PSE, bisogna da
subito assumere misure anticrisi, che as-
sicurino alle donne il lavoro.
Allo stesso tempo, occorre allargare
la loro protezione sociale con sussidi di
disoccupazione e programmi assicurati-
vi, partendo dal riconoscimento della
loro posizione più debole sul mercato
del lavoro. Si deve, infine, inserire mag-
giormente la componente femminile nei
processi decisionali.
tra discriminazioni e crisi finanziaria le donne sono
le vittime predestinate della recessione


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