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Numero 3 del 2009

Una festa nella crisi: lotta marzo


Foto: Una festa nella crisi: lotta marzo
PAGINA 23

Testi pagina 23

noidonne marzo 2009 23
pio, il lavoro nel quartiere Albergheria e
nel quartiere Zen di Palermo. E' bello
pensare che i semi piantati dalla Asso-
ciazione delle donne contro la mafia
siano germogliati in altri luoghi e in al-
tre situazioni.
Oggi si parla meno di mafia, i cla-
mori della cronaca sono più attirati
dalla camorra. Perchè?
Dopo le stragi del '92 e gli arresti, ci
sono stati dei provvedimenti del gover-
no che, anche se successivamente an-
nacquati, hanno ottenuto dei risultati
colpendo l'ala militare della mafia.
Inoltre i mafiosi hanno capito che l'ec-
cesso di clamore provoca un effetto
boomerang, per cui sono tornati al bas-
so profilo, puntando alla capacità di in-
filtrazione.
Oggi una buona parte dei capimafia
è in galera, purtroppo non sono stati
colpiti gli amministratori, i professioni-
sti, i politici collusi, quelli che abbiamo
chiamato "borghesia mafiosa".
Cosa è, oggi, il Centro Siciliano di
Documentazione intitolato a Giusep-
pe Impastato?
Sorto 32 anni fa, nel 1977, il Centro
opera quotidianamente con soci e colla-
boratori impegnati come volontari e gli
obiettivi rimangono ancora attuali: svi-
luppare la conoscenza della mafia e dei
fenomeni analoghi a livello nazionale e
internazionale, diffondere una cultura
della legalità democratica e della parte-
cipazione. L'abbiamo dedicato nell'80 a
Peppino, che è stato ucciso dalla mafia
nel 1978.
Decidemmo di intestarlo a lui per di-
verse ragioni: perchè Peppino è l'unico
esempio di lotta alla mafia partendo
dalla rottura con la propria famiglia,
per la sua capacità di unire l'impegno
politico alla controinformazione e alla
satira attraverso Radio Aut, e anche
perché da subito abbiamo iniziato
un'attività per avere giustizia per la sua
morte. Ci tengo a precisare che le attivi-
tà del Centro sono autofinanziate per-
ché non siamo riusciti a ottenere una le-
gislazione regionale che fissi dei criteri
oggettivi per i finanziamenti pubblici e
non abbiamo voluto accettare contribu-
ti grazie ai favoritismi di questo o quel
politico.
C'è una donna vittima di mafia che
vuole ricordare?
Rita Atria, la giovane che si è suici-
data dopo la morte di Borsellino. Piera
Aiello, moglie del fratello di Rita ucciso
dalla mafia, ha reagito e ha spinto an-
che Rita a testimoniare. La famiglia le
ha isolate, addirittura la madre non ne
ha voluto più sapere di Rita. Furono co-
strette a trasferirsi a Roma. Dopo la
morte di Borsellino Rita si è sentita ab-
bandonata. Piera è presidente di un'as-
sociazione (nata per volontà di Nadia
Furnari) intitolata a Rita e che, tra l'al-
tro, si è attivata per avere giustizia per
Graziella Campagna, ragazzina uccisa
soltanto perchè aveva trovato un'agen-
da nella tasca di una giacca lasciata da
Gerlando Alberti Junior, allora latitan-
te, alla tintoria in cui lavorava.
Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato"
Via Villa Sperlinga, 15 - 90144 Palermo,
Tel 091 6259789
csdgi@tin.it - www.centroimpastato.it
all'Associazione Donne siciliane per la lotta contro la
mafia aderirono da tutta Italia. A oltre trenta anni dalla
fondazione del Centro Siciliano di Documentazione
intitolato a Giuseppe Impastato parliamo di cultura
della legalità. Al femminile
Una donna “comune”
"Come è nata la decisione di impe-
gnarti nella lotta contro la mafia?
All'inizio l'istinto è quello di rinchiu-
dersi nel proprio dolore...poi ho avuto
la sensazione di non essere la prota-
gonista di una tragedia soltanto per-
sonale, ma di una tragedia collettiva,
che il pericolo minacciava un'intera
società, ...quel filo che ci lega gli uni
agli altri in una società civile ...è il filo
della reattività. Altrimenti si rischia di
scivolare nell'indifferenza e nella ras-
segnazione, si rischia di dimenticare.
Certo per me che non avevo alle spal-
le nessuna militanza politica e nessu-
na esperienza di impegni sociali, ma
che avevo semplicemente vissuto la
mia vita di donna comune a fianco di
un uomo di valore, è stato forse più
difficile superare gli istintivi sentimen-
ti di pudore e ritrosia. Ma affrontare
una nuova realtà, volersi calare in pro-
blemi mai affrontati, è stato per me
una elaborazione del lutto, in fin dei
conti una vera risorsa, il giusto impe-
gno da offrire al contributo pagato da
mio marito".
Da "Storie di donne", brano tratto dall'inter-
vista a Giovanna Giaconia Terranova
(vedova del giudice Cesare Terranova)


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