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Numero 2 del 2009

Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...


Foto: Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...
PAGINA 24

Testi pagina 24

febbraio 2009 noidonne24
Liguria
Valeria Maione, consigliera
di parità regionale
"Ritengo che
l'innalzamento
dell'età pensio-
nabile delle
donne sia, ad
oggi, inaccet-
tabile. Credo
che l'età pen-
sionabile anti-
cipata sia da ri-
tenere una sor-
ta di compenso, seppur tardivo; un ri-
conoscimento del valore delle donne,
notoriamente più brave dei maschi
nella formazione, ma con maggiori dif-
ficoltà nel lavoro.
E un riconoscimento del valore della
maternità come 'riproduzione di forza
lavoro' e della cura come 'seconda at-
tività' non retribuita.
Se non rimuoviamo i presupposti del-
le pensioni più basse, ossia i differen-
ziali salariali, se detassiamo straordi-
nari e premi di produzione, notoria-
mente destinati in misura maggiore
alla componente maschile, in quanto
più libera da vincoli temporali e spa-
ziali, non facciamo politiche per le
donne.
Vedo favorevolmente la proposta di
Bini Smaghi su un patto sociale che
preveda un ritardo generalizzato del-
l'età pensionabile per favorire chi per-
de il lavoro. Se riguarda tutti può ave-
re un senso.
Quanto alle donne una soluzione sa-
rebbe riuscire a organizzare il sistema
valoriale che faccia riferimento non al-
la quantità, ma alla qualità della pre-
stazione.
In Italia guardiamo più alla presenza e
al numero di ore trascorse nel luogo di
lavoro, che non agli obiettivi e risulta-
ti raggiunti, dimenticando che le don-
ne sono impegnate su due fronti,
quello del lavoro e quello della cura.
La valorizzazione della cura, che si ri-
volge a più soggetti, i bambini, gli an-
ziani, i malati, i disabili, e vede le
donne protagoniste, è cruciale.
Anche se sono riconducibili a legami
affettivi non si può disconoscere che
quelle attività abbiano un valore per
l'intera collettività e rappresentino
una ricchezza per il Paese."
Piemonte
Alida Vitale, consigliera
di parità regionale
"Estendere l'età
pensionabile è
già possibile per
legge, in alcuni
casi. Penso che
la sentenza del-
la Corte di giu-
stizia Europea
sottolinei il fat-
to che in Italia
esiste una disparità di trattamento,
ma credo che si dovrebbero equiparare
le condizioni di pensionamento solo
se si mette mano alla situazione delle
donne che hanno avuto figli. Ad esem-
pio, si potrebbe calcolare quanti anni
di anzianità riconoscere per ogni figlio.
Il beneficio è collegabile all'usura psi-
cofisica dell'essere madri. Noi consi-
gliere di parità ci battiamo proprio su
questi temi. Da un lato per l'aumento
dei servizi e per la conciliazione dei
tempi, dall'altro per la condivisione
delle responsabilità incentivando i pa-
dri a usufruire dei congedi. Le imprese
vedono ancora la gravidanza come
motivo disincentivante all'assunzione
di donne. Aumentando l'indennità del
congedo per paternità si può fare un
salto in avanti, non solo dal punto di
vista culturale. Un padre che prende
congedi parentali è considerato un
surrogato: sono passati quasi 9 anni
dalla legge Turco e i risultati da questo
punto di vista sono ancora carenti. Lo
spirito della legge è infatti quello di
sottolineare il congedo come un dirit-
to di ciascuno dei due genitori. C'è an-
cora molto da fare per trovare sistemi
che rendano più appetibile il congedo
per i padri dal punto di vista economi-
co, affinché non risulti deteriorato il
reddito familiare. Però servono stru-
menti concreti: in Piemonte il POR
prevede che una parte dei finanzia-
menti europei vengano utilizzati per
voucher ai padri che prendono i con-
gedi parentali."
Sicilia
Claudia Serio, consigliera
di parità regionale
"Sono favorevole alla parità di tratta-
mento pensionistico tra uomini e don-
ne, tema per altro affrontato già dalla
ex Ministra Bonino. Credo che la pari-
tà nel lavoro sia già raggiunta, abbia-
mo delle leggi che la garantiscono. Le
differenze salariali sono legate più che
altro alla possibilità di ottenere bene-
fit o di effettuare straordinari. In que-
sto senso, la parità potrà essere rag-
giunta solo quando le donne saranno
libere di delegare a terzi i servizi di na-
tura domestica o che riguardano la cu-
ra dei figli. La loro indisponibilità a la-
vori più impegnativi è quasi esclusiva-
mente subordinata all'assenza di ser-
vizi. Io non percepisco una discrimina-
zione delle donne, ma penso che le
donne siano sole ad affrontare i pro-
blemi collaterali. Ad esempio, la scar-
sa richiesta di congedi di paternità è
un problema di natura culturale. In
una coppia con figli la scelta di assen-
tarsi dovrebbe essere condivisa. Penso
sia solo una questione di tempo. Oggi
gli uomini investono in lavori di mag-
giore responsabilità e prestigio, quindi
conviene che sia la donna a ripiegare
verso lavori che consentono maggior-
mente di assentarsi. Inoltre, ritengo
che le donne abbiano maggiore inte-
resse verso la cura dei figli piuttosto
che verso la realizzazione professiona-
le, sia per un fatto innato sia per una
questione culturale, in particolar mo-
do percepisco questo nel Sud. Nella
mia esperienza, ho visto che le assen-
ze per malattia delle donne sono dieci
volte maggiore rispetto agli uomini.
Non solo per necessità, ma perché
queste donne, con il proprio partner, si
mettono d'accordo così. In Inghilterra
si pensava di rendere obbligatorio an-
che un periodo di paternità: potrebbe
essere una soluzione per responsabi-
lizzare gli uomini e far capire che la na-
scita di figli riguarda anche loro. Penso
che il discorso sull'età pensionabile
vada affrontato sugli aspetti contribu-
tivi. È un problema giuslavoristico,
non una lotta tra sessi."
Genova
Raffaela Gallini, consiglierà
di parità provinciale
"Penso che sia necessario un insieme
di misure che vadano nella direzione di
quello che definiamo 'welfare di cura'.
Ritengo che sia indispensabile elimi-
nare i differenziali retributivi, tenendo
Età pensionabile: opinioni a confronto
a cura di Elena RibetConsigliere di parità


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