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Numero 4 del 2014

Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria


Foto: Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
PAGINA 36

Testi pagina 36

30 Aprile 2014
SE
NE
GA
L
IL LANDGRABBING
MADE IN ITALY
di Barbara Antonelli
“Una mattina ti svegli e scopri che i terreni sui quali hai
da sempre fatto pascolare il tuo bestiame, sono stati dati
all’azienda x o all’azienda y”. È così che Elhadji Samba
Sow, rappresentante di un collettivo di 37 villaggi senega-
lesi, racconta alla stampa italiana quello che accade nella
riserva dello Ndiael. È a nord del Senegal infatti che si gio-
ca la nuova partita della corsa alla terra, cioè il landgrab-
bing, una corsa in cui anche le aziende italiane stanno fa-
cendo la loro parte. Tra queste, c’è la Tampieri Financial
Group, una grande holding familiare con sede a Ravenna
che produce olio alimentare ed energia rinnovabile da bio-
masse. Attraverso la sua controllata, Senhuile SA, a partire
dal 2011, sta investendo nel nord del Senegal per realizza-
re coltivazioni agroalimentari, tra cui semi di girasole.
IL PROGETTO. La Senhuile SA, (controllata per il 51 per
cento dall’italiana Tampieri Financial Group SpA e al 49
per cento dalla società senegalese a capitale misto Sené-
thanol) ha infatti affi ttato ben 20mila ettari della riserva di
Ndiael: un’area declassifi cata dall’allora Presidente Ab-
doualaye Wade, che con un decreto ad hoc ha rimosso
i vincoli ambientali su 26.550 ettari della riserva, dandone
in concessione (con un altro decreto ad hoc) 20mila alla
Senhuile-Senéthanol per 50 anni. L’area però è la residen-
za di oltre 9000 persone appartenenti a 37 villaggi che da
anni avevano diritto d’accesso e uso di quella terra, per il
pascolo e per la raccolta di prodotti naturali e spontanei
e di legname, importanti fonti di sostentamento per le po-
polazioni locali. A causa dell’investimento della Senhuile-
Senéthanol, gli allevatori si trovano privati dell’accesso ai
pascoli, e come ha confermato un abitante del villaggio di
Ndialanabé, “la conseguenza è che adesso il nostro be-
stiame lo si vende per pochi soldi a causa della terra occu-
pata da questi uomini potenti con la complicità dello Stato.”
LA VOCE DELLE COMUNITÀ LOCALI. Per far pressioni
sul gruppo Tampieri, una delegazione senegalese compo-
sta da rappresentanti dei villaggi e da Ong ha visitato a
inizio marzo diversi paesi europei, chiedendo la cancella-
zione immediata del progetto. Tra loro Mariam Sow dell’or-
ganizzazione ENDA-Pronat. “Non è vero che in Senegal ci
sono terreni da distribuire. Il Governo senegalese dovreb-
be consultare agricoltori e contadini sulla destinazione dei
terreni. L’Africa ha passato periodi bui, dallo schiavismo
alla colonizzazione, poi abbiamo avuto l’Indipendenza. Nel
2010 abbiamo fatto un bilancio ed è catastrofi co. Invito il
mio Presidente ad analizzare attentamente questa situazio-
ne. È vero che sta riuscendo a mobilitare risorse ma biso-
gna scegliere sistemi che mettano in sicurezza il mondo
rurale, in particolare le comunità di donne. Il nostro Presi-
LE COMUNITÀ
LOCALI
NEL NORD
DEL PAESE
DENUNCIANO
UN’AZIENDA
ITALIANA
CHE HA DATO
IL VIA AD UNA
NUOVA FORMA
DI COLONIALISMO:
LA CORSA
ALLA TERRA


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