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Numero 4 del 2014

Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria


Foto: Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
PAGINA 35

Testi pagina 35

29Aprile 2014
HA
IT
I
nella baia di ha long
L’ISOLA
BELLA E
SFORTUNATA
disoccupazione, redditi bassissimi e un carovita spropositato. Il
sistema scolastico e sanitario sono precari e insufficienti. La situa-
zione ambientale è disastrosa. La maggior parte della popolazio-
ne vive sotto la soglia di povertà. La ricostruzione dopo il terremo-
to avrebbe potuto essere un “momento zero” da cui ripartire per
rifare un Paese, non solo in senso fisico. Questo non è successo.
Che cosa è Haititalia e come agisce nel paese?
È un’associazione nata da alcune famiglie di origine haitiana che
intende far conoscere Haiti dal punto di vista del suo popolo, evi-
tando le distorsioni, le interpretazioni e le mediazioni talvolta errate
che una visione e una conoscenza non autoctona possono dare
e per far conoscere la sua cultura, le sue bellezze, i suoi problemi
dal punto di vista di chi ci è nato e vissuto. Non potendo svilup-
pare autonomamente interventi e progetti, ricerchiamo la collabo-
razione di altre associazioni, enti e ong haitiane o presenti in Haiti
e che condividano l’impegno a combattere il sottosviluppo che
condiziona il Paese, a rimuovere le cause delle povertà e delle in-
giustizie che lo opprimono attraverso interventi che garantiscano
uno sviluppo sostenibile e non dipendente.
Quali sono i progetti portati avanti ad Haiti?
Qualche mese dopo la nostra fondazione, è successa la cata-
strofe del terremoto, per cui ci siamo subito attivati per favorire
la ricerca dei dispersi tra i nostri parenti e conoscenti. Grazie alla
solidarietà di molti italiani abbiamo anche ricevuto dei contributi
che abbiamo indirizzato all’ospedale dei Camilliani Foyer St. Ca-
mille, di Port-au-Prince. Abbiamo contribuito all’acquisto di una
clinica mobile, un’ambulanza attrezzata; abbiamo contribuito a
fornire l’attrezzatura tecnologica al Groupe Medialternatif, impor-
tante agenzia di stampa e centro di formazione informatica per i
giovani. In questo periodo stiamo sostenendo l’attività di un centro
professionale per ragazze madri, per permettere loro di imparare
un lavoro per guadagnarsi da vivere e per mantenere i figli. Infine
appoggiamo le attività che l’ong torinese CISV sta svolgendo in
Haiti in difesa delle donne vittime di violenza, insieme alla storica
associazione haitiana Kay Fanm (Casa della donna).
Quale è la situazione delle donne haitiane?
La donna haitiana è discriminata fin dall’infanzia. Sono le bambi-
ne a svolgere la maggioranza dei lavori domestici, soprattutto in
ambiente rurale, che è quello predominante. E non si tratta solo
di farsi il letto, mettere a posto la cameretta e apparecchiare la
tavola, come accade qui. Ma caricarsi l’acqua e percorrere sva-
riati chilometri, cercare il carbone per la cottura del cibo, anda-
re al mercato, accudire i fratelli più piccoli. Questo contribuisce
all’abbandono scolastico e alle gravidanze precoci. È chiaro che
si determina subito uno svantaggio e una differenza di genere che
si ripercuote anche a livello culturale, alimentando la mentalità
machista e rallentando un processo di emancipazione che pure
esiste. La rinuncia allo studio, accudire i figli e sbrigare le faccen-
de domestiche limitano fortemente la libertà e le prospettive di noi
donne. La violenza sulle donne è un gravissimo problema, ma se
ci pensiamo anche qui in Italia e in quello che viene considerato
l’occidente evoluto è un problema attualissimo.
Come sono gestiti gli aiuti internazionali?
Haiti riceve da sempre “aiuti internazionali” e sono veramente po-
che le volte in cui si è potuto notare un evidente cambiamento.
Il caso del terremoto è emblematico. Quale ricostruzione è stata
fatta? Sono migliorate alcune strade, qualche ospedale, qualche
scuola ma restano le carenze di sempre, soprattutto a livello di
infrastrutture. L’unico settore che ha avuto un impulso straordi-
nario è stato quello del turismo. Resort esclusivi sono sorti come
funghi, accompagnati da campagne promozionali volte a pre-
sentare Haiti come un nuovo paradiso terrestre. E Haiti potrebbe
davvero esserlo. Ma questi alberghi chi se li può permettere, al di
fuori di qualche ricco statunitense o giapponese?
C’è una ripresa o il Paese non riesce a risollevarsi?
Qualcosa si sta muovendo, ma sarebbe il minimo visto gli aiuti
ricevuti. L’attuale governo sta terminando anche vecchi proget-
ti risalenti a prima del terremoto e accresce la sua immagine di
“qualcuno che finalmente fa qualcosa”. Restano i dubbi sulla reale
volontà di cambiamento da parte dei “potenti”. Tenere un paese in
emergenza interessa a molti. Il rilancio dell’agricoltura dovrebbe
essere ovvio in un Paese all’80% a vocazione agricola, ma non è
così. Crescono i parchi industriali, dove è vero che si dà lavoro, ma
è lavoro malpagato da multinazionali estere che sfruttano la mano
d’opera. E il governo non si preoccupa di risolvere la questione
del salario minimo. I pochi cambiamenti che Haiti nel corso della
sua storia è riuscita a produrre (ma purtroppo a non mantenere)
sono sempre partiti dal popolo. Però noto che nei miei connazio-
nali cresce sempre più la consapevolezza di quello che sia giusto
o sbagliato per il proprio Paese, e questo è un motivo di speranza.
Foto gentilmente concesse dall’archivio CISV.
Info: www.haititalia.altervista.org - www.cisvto.org
foto: alessandro demarchi / archivio cIsv foto: serena ricci / archivio cIsv


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