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Numero 3 del 2006

INSERTO SPECIALE BASILICATA


Foto: INSERTO SPECIALE BASILICATA
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Testi pagina 2

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Il rapporto biennale elaborato dall’ufficio della consigliera re-gionale di parità ha il merito di
richiamare l’attenzione su un aspet-
to spesso sottovalutato dalle indagini
che misurano lo stato di salute del
nostro mercato del lavoro.
Eppure la realtà quotidiana è lì a
dimostrare che le donne, nonostante
un contesto giuridico e culturale de-
cisamente sfavorevole, sono sempre
più protagoniste della vita lavorativa,
sia nelle imprese che nella pubblica
amministrazione, e con ruoli e re-
sponsabilità crescenti. Basti, a pro-
posito, citare quanto riportato nel
primo rapporto nazionale sulle im-
prese femminili elaborato da Union-
camere. 1,2 milioni di imprese italia-
ne – dice il rapporto - sono guidate
da donne, imprenditrici o manager,
ed il maggiore numero di imprese
rosa è concentrato nel Mezzogior-
no. Come dire che, se le porte del
mercato del lavoro continuano a
rimanere sbarrate, con buon pace
degli obiettivi tracciati a Lisbona, le
donne hanno la creatività, l’energia e
le competenze per fare da sé.
Il protagonismo di una minoranza
non può, però, esimerci dall’affron-
tare una realtà che, per la stragrande
maggioranza delle donne, è costellata
di delusioni, di barriere insormonta-
bili, di diffidenza, di scoraggiamento,
quando non di violazione palese dei
diritti fondamentali. Specie nelle re-
gioni meridionali. La riforma del mer-
cato del lavoro, che nella volontà del
legislatore avrebbe dovuto produrre
una maggiore partecipazione femmi-
nile, ha, al contrario, incrementato
la soglia della precarietà per effetto
di una flessibilità a senso unico. Ad
una crescente domanda di flessibilità
dei rapporti di lavoro da parte delle
UN MONDO A DIMENSIONE DI DONNA
di Nino Falotico Segretario Generale Cisl Basilicata
SPECIALE BASILICATA Consigliera di parità
LE PARI OPPORTUNITÀ NEGATE
di Michele Delicio Segretario Generale UIL Basilicata
Inquadrare il problema delle “pari opportunità” nel contesto del mercato del lavoro significa toccare un nervo scoperto di una condizione
di subalternità che caratterizza la condizione femmi-
nile e delle minoranze più in generale, soprattutto
nel Mezzogiorno e in Basilicata.
Nel 2004, infatti, il numero dei disoccupati lu-
cani è pari al 12,8% della forza lavoro regionale,
a fronte dell’ 8% della media nazionale, mentre
quello relativo all’occupazione femminile sale al
18,6%. Mentre in Europa il tasso di occupazione
femminile ha ormai superato il 45%, in Italia siamo
ancora al 38,1%, con un tasso di disoccupazione
tra le donne al 16,4%.
C’è da aggiungere, per la verità, che in Basi-
licata (come nel resto del Paese) tra il 2000 e il
2004, si è verificata una crescita dell’occupazione
femminile, salita del 5,5%, rispetto ad un 1,4%
di quella maschile , ma si tratta di un fenomeno
ancora marginale, peraltro concentrato nel com-
parto agricolo.
Se guardiamo alla grande industria, infatti, c’è
da notare un impiego di forza lavoro femminile
largamente inferiore al 10%.
Ma queste cifre, purtroppo, non riflettono per
intero la situazione di difficoltà che la donna incontra
nel mercato del lavoro.
A ciò, infatti, bisogna aggiungere che gli strumen-
ti di flessibilità, introdotti anche di recente con la L.
30/2003, là dove l’economia è fragile e la domanda
di lavoro è scarsa, stanno precarizzando il lavoro,
per cui la crescita che si è verificata è data da lavori
non stabili o a termine.
Il quadro appena descritto, dunque, ci dà suffi-
cienti elementi per dire che le pari opportunità sono
ancora un obiettivo tutto da costruire, soprattutto
se questo discorso lo allarghiamo alle altre fasce
sociali svantaggiate come i diversamente abili.
Il sindacato e la UIL in particolare seguono con
attenzione ed apprensione questo fenomeno e, più
volte, hanno sottolineato come il tema dell’occupa-
zione nella nostra regione è quello centrale, unito
ad un riequilibrio significativo di accesso al lavoro
tra uomo e donna.
Per questo occorre intervenire su due fronti:
quello economico – programmatico e quello etico
– sociale.
Il primo riguarda la riprogrammazione dello svi-
luppo sul nostro territorio poiché, quello legato alla
programmazione negoziata tradizionale, è ormai
superato dalla concorrenza internazionale sul costo
del lavoro.
Poi occorre un intervento per creare un nuovo
Welfare che risponda alle esigenze della società
moderna.
Dal punto di vista etico sociale, invece, occor-
re superare gli stereotipi maschili e femminili che
creano divisioni e che non sono più attuali, stante
ormai l’esigenza che una famiglia, per vivere de-
corosamente, ha bisogno dei redditi di entrambi
i coniugi. Occorre incoraggiare le donne a essere
più attive sul mercato del lavoro, mettendo insieme
misure che favoriscano l’accesso delle donne al
mondo del lavoro e interventi che assicurino parità
di trattamento.
Rendere concreto l’esercizio del diritto al lavoro
delle donne non è solo un principio sacrosanto
di equità sociale, ma anche una scelta economica
lungimirante.


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