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Numero 4 del 1945

Una settimana fra i garibaldini


Foto: Una settimana fra i garibaldini
PAGINA 4
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Testi pagina 4

llllle "tiri/MQ

Nove anni in, un giorno poco pri
ma di sera, al tempo della falciatu.
r r io e Pctr Scrgèic, che esplicava
lc iunzioni di giudice istruttore, ri
mamme a cavallo alla stazione po-
stale a rii'rare le lettere,

ll tempo era splendido, ma a] ri-
torno udimmo il rumoregqiare del
tuono e vedemmo una nuvola nera
e minaccioso che venivadiriito su noi.
La nube si avvicinava a noi, c noi
a leia

Sul suo fondo biancheggiavano la
nostra casa c una chiesa, e dei piop-
pi alti spiccavano come argento. Si
Ienllva l'odore della pioggia e del
?eno,

ii mio compagno era in vena, Ri-
Llr:\':t t- dicevn ogni sorta di sciocchcz.
citolc. Diceva che non sarebbe sta-
to male se avessimo incontrato un C?'
strllo medievale con le sue torri mer.
Lite. col musco e le civelte per po.
in». ripnrnr dalla pioggia e nl'ia r... dei
lini essere uccisi dal fulmine.

‘rl crt‘o sulla segale e sul campo
rinnrna trascorse in prima onda, sol.
liò violentemente il vento, e nell'aria
cominciò a itirhinare la polvere. Peft
serv'c scoppiò n tldcrt‘ a spmnò il







grrri..r.-.. urina

mu'
Io. Cotilaginla riniii. sin. allegria; c

dal pensero ciic ml sziroi bagnata
lino alle ossa e (orse sani stata nc-
ci>ii tltii tiit lulmiue. mi iiiisi a ridi-re
nziclr .o.

ii Inibitir- e in rapiti. .onn, quali.
do il venlu ii ”Horn e ti senti co-
||\P un ricc In, ti ngllniio p sol! licn'
iiu nel iir‘lltl, Qiirrnrln rnimninio iii-l







lDll‘ll



nostro cortile, il vento era cessato e
grossi scrosci di pioggia ballevano
sull'erbe e sui tetti. Presso la scu-
deria non c'era anima viva.

Petr Sergèic stesso dissellò i caval.
li e li condusse alla mangiatoia, A-
spettando che egli ?nisse, rimasi sul.
la soglia guardando fisso i ?li obliqui
della pioggia; il dolciastroi eccitante
odore del ?eno, si sentiva qui più a-
cuto che nei campi a causa della
pioggia e delle nubi‘ c'era un buio
crepuscolare.

, . Che colpo! .- disse Petr Ser-
gèic, avvicinandosi dopo un rombo di
tuono fortissimo c rotolante, mentre
il ciclo pareva sparcntsi in due.
Che ne dite?

Stava vicino a mc sulla soglia e
respirando torre per ia rapida corsa,
mi .giiardavn. Notai che mi ammi-
rava.

——- Naiàl'ja Vladimirovna . . disse‘
— darei lulto al mondo per restare
più a lungo cosi a guardarvir Oggi
siete incantevole.

l suoi occhi mi ?ssnvnno entusiasti
supplichevoli, il viso era pallido. aul.
la barba r sui baffi brillavano gocce
di pioggia che parcvono anch'esse
guardarmi con amore.

— lo \-i amo a disser Vi Amo
c sono felice percl vi vedo. So rhe
non potrete essere mia moglic‘ ma io
non voglio nulla, non ho bisgn di
nullaì solo Sapplale che vi amo. Fa
tete. non tispotidclt'_ non [ate casi.
ma ppialr Solo clic nn sere rnru‘
e permettetemi di guardami.







ll suo triplmetitu si comunicò a
nre. (illrilLlin'i) il sito volto ispirnloc
Mitra... in i... rin- (riiiht‘evii

ILA SllQlNl

NOVELLA DI

llQl





col rumore (lt'llîl pioggia, e mm"
intantata. non pnlrvo miinv imi. A:
vrei voluto senza litio guardare gli
occhi ltlt‘t‘nlt c ascoltare.
Voi l?lt'lc e va hcn' stinol

amo ppi, 50”19“; ('nniinnziio n
tacere

Î\li sentivo lelitc Comimiai a rìtlc
rc per la conteniczza c corsi in ca—
so, sotto la pioggia scrosciantc, t- an-
che lui rise: e a Saltelloni mi segui-
Îaceiirlo izran rtimore,comc bambt
ni. iradici. senza fiato, battendo i
piedi sulla scale. irrompemmo nelle
stanze. Mio padre e mio fratello, non
avvezzi a vedermi ridente e allegra,
mi guardarono meravigliaii e si mi-
scro a ridere anch‘cs

Andando a coricarmi. accesi una
candela e spalancai la finestra, e un
sentimento inde?nibile si impadroni
della mia anima. Mi ticmdai di CS-
scie libera, sana, ricca, di avere un
Cognome noto, di essere amata, ma
specialmente di essere di casata illu.
slre e ricca, Che fortuna, mio Dio!
Poi rannicchinndosi nel letto per il
lroddo leggero che era salito vciso
di me dal giardino con la rugiada,
ccrcai di capire se amavo Petr S-
èic o non. non avendo concluso
niente mi nddormentai. E quando al
mattino scorsi sul letto i raggi tic»
muli del sole e le ombre da rami
dei tigli. nella mia mente risuscitò
vivamente la scena della sera prim'i.
La vita mi pan-e ricca, variata, pic-
n di fascino. Canticchiando mi'vesiii
in fretta e scesi nel giardino,
E poi che cose accadde} e poi nulla.

In inverno mentre eravamo in cita
t‘a Peir Serg‘eic veniva di quando in
quando ai trovarcia l conoscenti della
campagna sono affascinanti soltanto
in campagna e d’estte; in città e in
inverno perdono la metà del loro inr
canto. Quando in città offri loro dtl
tetti pare che portino degli abiti al-
trui e che non la ?niscano mai cli
rimescolare col cucchiaino del tè. An-
che in città Petr Sergèic parlava d'a-
more, ma l'impressione non era più
quella della campagna, ln città sentg.
vamo più fottmente la muraglia che
ci separava: io ero ricca e di casata
illustre. e lui era povero, non era
neanche nobile, ?glio di un diaconor
e sostituto giudice istruttore, e nien-
t'altro; tutti e due, io per la mio
giovinezza. lui Dio solo sa perché.
ritenevamo questa muraglia troppo
alta e grossa e lui, venendo da noi
in città. sorrideva forzatamente e cri.
ticava il bel mondo, e taceva tetro
quando c'era qualcuno nel salotto,
Non c‘è muto che non si possa foro-
re, ma gli eroi dei romanzi moderni
pcr quanto io li conosco, sono troppo
timidi, indolentì, pigri c diffidenti e
troppo spesso s rassegnano all'idea
che non hanno fortuna che la vttii
personale li ha ingallnati‘ invece di
combattere criticano e chiamano i
mondo triviale. dimenticando che la
loro stessa criti‘ca [l ce per
una tri ialità.



















('sFerc

Ero amata, ln felicità cm vitina,
pareva essere al mo ?anco: vivevo
spellslclala‘ senza cercare di capirmi
senza sapere che cosa aspettassi e co-
sa desiderasscduna vita e il leinp')
pasava: passava" Mi passai-uno ac—
canto gli uomini col loro amore, lug-
aiio i chiari giorni, le ltrpitle niti





in non Ni:

illNl/Àii l N.
Ai CEKOF

ti_ i.inliivitn0 “Il lhlgllol. il ?l’lltt o.
durava; t- tutto riò clic e rum r pin-
digloso ncl rit‘orclt), p"! in», come pî‘r
tutti passata rapitlo‘ senza lascia:
lrnft'ln: imn apprezzato, t- spn .vzt io.
me nebbia... Doi‘è ora tutto CIÒ!



N







\l llll





ll babbo mori, io im-ecchiai; tutto

ciò tira mi piaceva. nii lusiitgava, mi
dava una speranza — il rumor della
pioggia‘ i rombi del tuono‘ i pensieri
di felicità, i discorsi d'amore: i. tutto
ciò è diventato un puro ricordo ed
io vcdo avantia mc un lontano u-
guale deserto; nel piano non c'è ani.
rna viva e la sull'orizzonlc è sfttrn;
spavcntoso.
Un colpo di campanello“. E' Per
sera—eia. Quando nell'inverno vedo {ili
alheri c ricordo come verdeggiavano
per ine nr-li'esizite. mormom; Oh miei
cari!

Già da molto tempo, per la pro.
lezione di mio padre, Peri Serge"; è
stato trasferito in cittàr E‘ un po“ in.
vecchiato, un p0“ malandato. Da un
pezzo ha smesso di parlarmi d'amo-
re. non dice più sciocchezz non è
contento del suo servizio è sempre
un po' malato, deluso di qualcosa di.
ce addio aiia vita. e vive senza voglia
di vii-etc. Ecco, si è seduto davanti
ai camino o guarda il fuoco in silen—
zio... lo. non sapendo ciic dire‘ ho
domandato:



——- Che c’è, dunque}

— Niente -—- ha risposlo lui

Mi sono ricordata del passato e .-i
un tratto le mie spalle hanno sussul-
tato, la testa si è abbassata, e ho
pianto amaramente. Sentivo una in-
tollerabile pictà di me e di quel-
l’uomo che avrei voluto appassionata.
mente cò che è passato e che ora la
vita ci rifiuta. ora non pensavo più
che sono di nobile casata e ricca.

Singhiozzai forte. premendomi le
tempie, e balbettai

—— Mio Dio! mio Dinlr la vita è
perduta

Ed egli sedeva, iaceva e non mi
diceva: a Non piangere", Egli capi-
va che bisognava piangere e che era
venuto il tempo delle lacrime, Ve
devo dai suoi occhi che aveva pietà
d ime e anch'io avevo pietà di lui
e insieme irritazione per quel timido
vinto che non aveva saputo creare nè
la mia vita, nè la sua.

Quando l'ho accompagnato, ncl-
l‘anticamcra. mi è parso che a bella
posta abbia indossato lentamente la
pelliccia, Due volte in silenzio mi lia
baciata la mano: mi ha guardata nel
viso inondato di lacliine_ Penso Ciìr
in quell‘istaiite si ricordasse del lem—
porale. delle striscie oblique della
pioggia, delle noslre risa, del mio vol
io di allorar Avrebbe voluto dire
qualche cosa. sarebbe slaloielit‘e di
dirmelai ma non ha detto nulla e so.
lo lia scosso il capo e mi ha strt-ito
(mie la mano. Clic Dio Sia con lui.

Dopo avt‘rlo accompagnato, sono
trnaia nell studio, mi sono Sedulrt di
nuovo sul tappeto davanti al camino.
la brace ardente si copriva di cenere.
si spegnere a poco a poco. Il gelo
ancur più irritato ha cominciato a bat-
tere alla irnestra e il trnlo a cantare
(|\ llie i-oszi nel tubo del camino.
r-niriita la cameriera e‘ creden-
dorni atldùtinemnln, mi lin chiamata
nrl i|ll.\ vai-e...


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