Numero 3 del 2014
Il mio, il nostro, il loro 8 Marzo
Testi pagina 5
3Marzo 2014
Tanti
8 marzo
TANTI COME
E PERCHÉ
Un appuntamento ormai ultracentenario che ri-chiede una manutenzione. L’8 marzo resta una data che non passa inosservata, ma il cui senso autentico a malapena si scorge dietro una col-
tre piuttosto fitta che si è accumulata nei decenni. Mani-
festazioni, lotte, girotondi, urla, risate, gioia, volantinaggi,
rabbia ma anche mazzetti di mimose vendute ai semafori
o insensatamente offerte da un collega, tavolate di donne
festanti in pizzeria o retoriche celebrazioni. Negli anni la
Giornata Internazionale della Donna si è evoluta, ha fatto
il suo cammino e ora ha bisogno di rigenerarsi per poter
continuare a svolgere il suo ruolo, che è quello di richia-
mare l’attenzione sulle questioni che preoccupano le don-
ne facendole divenire temi di rilevanza sociale e politica.
Annusando un po’ l’aria abbiamo chiesto a donne di varie
età, condizioni e nazionalità del loro 8 marzo per delineare
un affresco dell’oggi. Il panorama che ne esce è variegato,
multiforme, talvolta scoraggiante o sconcertante. È da qui
che dobbiamo ripartire. Perché di ri-partire si tratta, per
ridare smalto e vigore ad una ricorrenza appannata e che
troppe giovani stanno cancellando dal loro orizzonte cul-
turale. Ma si può convincerle che si deve lottare un giorno
all’anno o che l’8 marzo si deve festeggiare? Il numero del-
le giovani (e anche delle adulte) che non ha proprio nul-
la da festeggiare sale vorticosamente. È una moltitudine
smarrita, priva di riferimenti politici e delusa, sempre con-
nessa alla rete eppure drammaticamente sola. La vivacità
dell’associazionismo femminile non catalizza e non si fa
catalizzare sulle grandi questioni di stringente attualità va-
nificando tanto lavoro e disperdendo energie preziose. La
ricchezza e la profondità culturale delle donne non riesce
a farsi progetto organico di rivoluzione sociale lasciando
così inutilizzato un patrimonio aureo. In questo 8 marzo
impossibile non nominare il lavoro, la precarietà, la disillu-
sione, la violenza, la corruzione, la cattiva politica, le mafie
tra le questioni che imprigionano ancora le donne e a cui
le donne non trovano risposte unificanti capaci di incidere
e di conquistare un nuovo ed efficace protagonismo sul
terreno della lotta sociale. È accaduto che le regole sono
cambiate quando le donne lo hanno voluto e ora è il mo-
mento di imprimere altre svolte. Tocca alle donne indicare
strade, avere il coraggio di osare anche, anzi soprattutto,
per non indietreggiare. La crisi è un’opportunità, si conti-
nua a dire, ma non si precisa per chi, per fare cosa, per
andare in quale direzione. Un 8 marzo, questo, che, prima
o dopo la pizzeria o il convegno, è il caso di dedicare ad
una riflessione. Come mai nonostante le tante donne in
Parlamento e nei Consigli di Amministrazione, nelle aule
scolastiche di ogni ordine e grado, nell’apparato dello Sta-
to e nella sanità, non emerge un modo femminile nell’idea
di gestione, nella pratica politica, nel rispetto del cittadino-
utente, nell’etica delle relazioni, nella qualità dell’insegna-
mento? Occorre la massa critica, si diceva, per cambiare
le cose. Quando potremo considerare raggiunto quell’o-
biettivo e incamminarci per il sentiero che mostra al mon-
do, in concreto, il senso della differenza di genere e delle
tante battaglie compiute per affermarla?
Tiziana Bartolini