Numero 3 del 2014
Il mio, il nostro, il loro 8 Marzo
Testi pagina 34
28 Marzo 2013
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Dopo il referendum la famiglia ‘tradizionale’ entra
nella Costituzione. Il primo dicembre 2013 la maggioran-
za dei croati ha votato a favore di un referendum per vietare
i matrimoni gay. Una grande vittoria per i conservatori soste-
nuti dalla Chiesa cattolica. Il quesito referendario era il se-
guente: “Vuoi definire il matrimonio come un’unione tra un
uomo e una donna?”. Il numero totale dei votanti è stato del
, 8 su ,8 milioni di aventi diritto , di cui il , ha
risposto “sì”. La percentuale di coloro che si sono recati alle
urne è stata piuttosto bassa, non certo plebiscitaria, non
consentendo, dunque, di sapere se la popolazione croata
sia davvero tutta favorevole alla famiglia tradizionale. Pos-
siamo, però, dire che la parte della Croazia più oscurantista
si è data molto da fare nel mobilitare i suoi fedeli. Indubbia-
mente, il risultato appare scontato in un Paese dove la Chie-
sa ha sempre giocato
un ruolo importante e
dove quasi il 90% dei
croati (su una popola-
zione di 4,4 milioni di
persone è cristiano
cattolico. “Il matrimo-
nio è la sola unione che
consente la procrea-
zione, questa è la diffe-
renza fondamentale tra
un matrimonio e altre unioni”, ha affermato il Primate di Cro-
azia Josip Bozani?. Frase riportata in un volantino letto nelle
chiese del Paese alla vigilia del referendum. Il risultato refe-
rendario avrà ora come effetto l’introduzione nella Carta co-
stituzionale della definizione di matrimonio come un’unione
esclusivamente tra un uomo e una donna”, mentre attual-
mente la Costituzione non dice nulla riguardo allo statuto
del matrimonio.
Il referendum è stato indetto dal gruppo conservatore U ime
Obitelji In nome della famiglia , dopo che il governo di
centro-sinistra aveva annunciato
una legge per permettere alle
coppie gay di registrarsi come
“partner a vita” e dopo che nel
2003 erano stati estesi alle cop-
pie gay, che avevano vissuto
insieme per almeno tre anni, gli
stessi diritti riconosciuti alle cop-
pie di fatto eterosessuali. Non
era stato allora riconosciuto il
matrimonio gay, ma il governo
aveva espresso la volontà di consentire prima o poi agli
omosessuali di registrarsi almeno come “conviventi”. La vit-
toria dei “sì” al referendum ha reso impossibile per il gover-
no legalizzare in futuro i matrimoni ga attraverso modifiche
al diritto di famiglia, che non richiedono la maggioranza dei
due terzi in Parlamento.
Il Presidente vo osipovi ha votato “no” al referendum rite-
nendo che la definizione di matrimonio non debba essere un
compito della Costituzione e che un Paese si giudica dal suo
atteggiamento verso le minoranze. Nello stesso modo si è
espresso il Premier oran ilanovi , sostenendo che “que-
sto è un referendum che dà la possibilità alla maggioranza di
spogliare una minoranza dei suoi diritti (…) e che minaccia
il diritto delle persone alla felicità e alla libertà di scelta .
Rappresenta, inoltre, “un’espressione di omofobia, un voto
triste e insensato. Non dovremmo essere coinvolti in deci-
sioni che invadono lo spazio intimo della famiglia”. Zoran
ilanovi è, inoltre, ha espresso preoccupazione che que-
sto voto possa costituire un precedente per legittimare altre
consultazioni potenzialmente lesive dei diritti delle minoran-
ze, prima fra tutte quella serba. Il gruppo dei liberali, schie-
randosi a favore del Premier, ha dichiarato che la questione
del referendum avanzata dai conservatori cattolici violava i
diritti umani fondamentali. Ciononostante, il fronte del “si” ha
avuto il sostegno di oltre dei deputati che siedono
IN BILICO
TRA OSCURANTISMO
E PROGRESSO
No ai matrimoni gay e no all ’educazione sessuale a scuola: un paese diviso
sui diritti civili. La Chiesa aiuta i conservatori e l ’Europa sta a guardare
di Cristina Carpinelli